Successo per il webinar sul tema dei partiti digitali organizzato dall’Associazione politico-culturale Controcorrente.
L’incontro, coordinato da Maria Cristina Guido, è stata l’occasione per parlare del libro I partiti digitali di Paolo Gerbaudo (Il Mulino).
Antonio Tursi, presidente dell’Associazione e autori di diversi libri sul rapporto tra nuove tecnologie e politica, ha sottolineato la necessità di tener conto del ruolo strutturale dei media nella trasformazione dei partiti politici: non solo come strumenti di comunicazione ma anche come vettori di una profonda riorganizzazione interna e come ambienti nei quali riconoscere le nuove soggettività politiche.
«La partecipazione promessa dai partiti digitali – ha detto – rischia di essere una vuota retorica che ricopre le decisioni prese dai vertici. Questo però non significa non riconoscere la voglia diffusa di partecipare e il valore politico anche di un semplice like».
Fausto Raciti, deputato del Pd e già segretario nazionale dei Giovani democratici, ha riconosciuto che «la sinistra ha sistematicamente perso la battaglia per l’innovazione” e che proprio questo diventi “un campo di battaglia su cui si può misurare una nuova generazione di dirigenti che voglia dare un’identità al PD», mettendo in discussione le tradizionali gerarchie di potere ma senza la deriva del modello estremistico del M5S che appalta, almeno apparentemente, ogni discussione e decisione alla sua piattaforma Rousseau.
Presente all’iniziativa anche il candidato alla presidenza della regione Calabria, Nicola Irto, già presidente del Consiglio regionale, che ha sottolineato la necessità di un giusto compromesso tra la politica sui social e la politica nel territorio per un partito come il PD che ha saputo offrire negli anni scorsi le primarie come modalità innovativa di partecipazione.
Paolo Gerbaudo, del King’s College di Londra, ha concluso l’incontro, rispondendo alle sollecitazioni scaturire dagli interventi e rimarcando la necessità oggi per i partiti di non poter prescindere dall’identità.
«La politica in Italia – ha detto Gerbaudo – attraversa una forte crisi di identità sin dagli anni novanta» ed i partiti non sono altro che espressione della società: quindi primo tema improcrastinabile è che non si risolve il problema dell’organizzazione senza aver una forte connotazione identitaria. Rispetto al plebiscitarismo, invece, l’autore del volume ha sottolineato che anche le primarie del PD vanno in questa direzione in quanto i partiti tradizionali si sono trovati di fronte alla difficoltà di essere inclusivi ed hanno delegato anche ai non tesserati la facoltà di poter eleggere il proprio segretario.
La riflessione si è soffermata proprio sul Partito Democratico e sulla fitta rete di circoli disseminati in tutta Italia che, tuttavia, non corrisponde ad una partecipazione dal basso particolarmente vivace. Le motivazioni sono diverse: alcuni circoli sono poco attrattivi, specie per i giovani, altri poco “aperti” alla società.
«Oggi c’è bisogno – ha concluso Gerbaudo – di spazi d’ascolto e di una militanza che coinvolga gli iscritti anche attraverso l’attivismo sociale oltre che politico. Anche la partecipazione da remoto potrebbe favorire questa apertura». (rcs)