di FILIPPO VELTRI – Alle ore 15 delle nostre latitudini, il Tir con 709 scatole di indumenti invernali usati ma in buone condizioni e sanificati, di cui 316 provenienti dalla Calabria è arrivato a Sarajevo. Oggi cominceranno la distribuzione a tutti coloro che si trovano in marcia sulla rotta dei Balcani, privi di scarpe, cappotti, indumenti adatti alle rigide temperature di quei luoghi ma anche a chiunque, anche abitante del luogo, che ne faccia richiesta per necessità.
«Tutto è cominciato – dice Isa Badolato, che ha lavorato in Calabria alla raccolta – quando ho raccolto l’appello di Giorgio Gonnella, volontario indipendente del VII Municipio di Roma, su Facebook, che chiedeva chi era disposto ad attivarsi in tutta Italia. Questo era un progetto imponente e difficile da realizzare; due eurodeputati si sono visti rifiutare l’ingresso in un campo profughi e i volontari locali a cui facevamo riferimento, rischiavano tutti i giorni la prigione, con l’accusa di favorire l’immigrazione clandestina.
«Ho deciso di coinvolgere pertanto nel gruppo organizzativo Enzo Infantino, volontario dei ragazzi della Piana, con alle spalle progetti di volontariato a San Ferdinando, Palestina e Grecia e Mario Casale presidente del circolo affiliato Arci Arcobaleno della Garbatella. A loro si sono aggiunte decine, centinaia di persone in tutta la Calabria e sarebbe davvero impossibile nominarle tutte. Ne cito solo alcuni: Cuori in Ballo onlus di Colleferro nella persona di Albertina ed Emanuela che hanno convinto il sindaco di Colleferro dottor Sanna ad ospitare i pacchi nonostante due giorni dopo sia stata dichiarata zona rossa; il circolo Arci I gabbiani con presidente Gianni Aversa e le signore Caterina, Carmela e Concetta de Il baratto; Ivo de Sanctis della onlus BuildOn italia che ha messo a disposizione il cc e PayPal; il sindaco di Santa Caterina dottor Severino; Commodari e Nisticò di Sant’Andrea e Badolato. Prevedevamo di raccogliere al massimo un 300 scatole in tutta Italia ed invece la risposta calabrese è stata incredibile. Abbiamo ricevuto donazioni da tutte le parti. Un momento molto intenso e’ stato quello in cui sono stata dalle suore del piccole Eremo delle Querce a Caulonia superiore, che oltre a donare indumenti hanno sostenuto con le loro preghiere, tutto questo percorso».
– Quale e’ stato l’esito finale?
«Noi abbiamo raccolto 316 scatole, Colleferro 300, il restante è stato raccolto tra Aosta, Carpi, Sala Consilina, Roma e altre donazioni sparse. Una regione di 1milione800mila abitanti ha fatto meglio di una metropoli di 3 milioni e passa. Io credo che la filoxenia calabrese si sia rivelata qui, dal momento che le popolazioni balcaniche sono i nostri cugini, visto che abbiamo vissuto per secoli sotto lo stesso impero, quello bizantino, dopo la caduta dell’Impero romano di Occidente. Questa è stata veramente una esperienza dal basso di coesione sociale, in un momento in cui il distanziamento sociale detta l’agenda della comunità civile. Abbiamo avuto ogni genere di intoppi, due autisti risultati positivi al Covid, persone che ci dovevano aiutare che si sono dileguate, problemi nella compilazione di questi documenti per la dogana e a questo proposito non posso non ringraziare l’associazione Porto Recanati Solidale che ci ha aiutato nelle ultime delicatissime fasi, a risolvere un impasse molto critico. Con le donazioni ricevute, per le quali verrà fatta ad ognuno ricevuta deducibile fiscalmente, siamo riusciti a coprire le spese e il rimanente sarà destinato in sede all’acquisto di cibo e medicine; così facendo si aiuterà anche l’economia locale e questo ci permetterà, speriamo di ricevere la benevolenza delle autorità locali. Adesso lo so, adesso ne ho la certezza.Un altro mondo è possibile». (fv)