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La signora di Ellis Island

LA SIGNORA DI ELLIS ISLAND di Mimmo Gangemi (2011)

Sono tante le storie di emigrazione di inizio novecento, ma questa raccontata da Mimmo Gangemi ha un sapore diverso, riesce a coinvolgere chiunque, non soltanto i meridionali protagonisti – spesso controvoglia – di un esodo in cerca di fortuna.
È una saga familiare lunga un secolo che ha sullo sfondo un miracolo, presunto o reale – dipende se si è credenti o meno – della Signora del titolo. È la Vergine col bambino o un’allucinazione del protagonista Giuseppe? Poco importa che si ripeta due volte quest’incontro, ma il sogno “mericano” di tanti calabresi sicuramente ha visto tanti “miracoli” come questo a Ellis Island e forse in tanti altri oscuri posti dove la vita di un calabrese, di un meridionale, valeva meno di zero ed era fatta solo di lavoro duro, di stenti e di miseria, vissuta solo per mandare qualche soldo a casa,
La storia del contadino ventenne che lascia l’Aspromonte per cercare fortuna è molto simile a quella di tante migliaia di calabresi: Giuseppe parte, ritorna e si ferma al paese, già dominato dalla ‘ndrangheta, per scoprire sulla propria pelle ingiustizie e illegalità, passando attraverso un secolo dilaniato da due guerre, per finire agli anni del boom, quando la morte si avvicina ed è tempo di ritornare indietro con la memoria e il ricordo.
Difficile non innamorarsi di questo libro che, minuziosamente, scava nelle fonderie d’America, nelle miniere dove si muore, dove la fortuna non è far fortuna ma riuscire a sopravvivere. Il racconto è appassionato, vivido, avvolgente: le figure dei migranti, i poveri migranti calabresi di cui oggi quasi qualcuno si vergogna, sono delineate con una mano sicura e un tratteggio di grande scrittura. Il racconto della povera esistenza nella “Merica” è palpitante, ma non perde di ritmo quando il contadino ex-emigrato costruisce la sua “fortuna” nel paese che l’ha visto nascere. E qui la saga familiare assume i contorni di una storia avvincente, con i tormenti del protagonista e dei suoi comprimari, non figuranti, ma protagonisti essi stessi dell’avventura della vita che può cambiare, della speranza di crescita sociale che era l’aspirazione più grande dei poveri contadini sfruttati e consumati dal rancore verso una non-vita. È il racconto di un grande scrittore calabrese, dell’orgoglio calabrese. (s)

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LA SCHEDA

La signora di Ellis Island
di Mimmo Gangemi
626 pagg. 19,50 euro
Einaudi (2011)
ISBN 9788806200077
www.einaudi.it

L’ AUTORE
Mimmo Gangemi
Ingegnere di Santa Cristina d’Aspromonte (1950), ha esordito come scrittore nel 1995  con “Un anno d’Aspromonte” (Rubbettino) e ha pubblicato, diversi libri tra cui “Il giudice meschino” (2009, da cui è stato tratto uno sceneggiato tv) e “Il patto del Giudice” e “La verità del giudice meschino”. Collabora con il quotidiano La Stampa.

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Le prime venti righe

Una lunga scala protetta da ringhiere conduceva ai due piani alti signorili, di prima e seconda classe. Per loro di terza c’era già, allungata a mezz’aria, una passerella in legno ancora staccata dal bordo della banchina. Attraverso il portello aperto l’occhio penetrava il ventre del piroscafo, l’antro scuro che li avrebbe inghiottiti. La nave impressionava per la grandezza. Era dipinta di nero fino a poco più su del pelo dell’acqua, e di bianco da lì in poi. In alto, all’estremità della fiancata, il nome, a caratteri cubitali. Pasquale Palamara provò a leggerlo. Sillabava incerto.

– Rio Amazonas, lo aiutò Giuseppe.

– Rio Amazonas, Rio Amazonas. Le maiuscole le so anch’io. Nino Strangio, che era bianco di scuola, annuì, per compiacere Pasquale. Aveva “scelto lui come punto d’appoggio: gli scodinzolava dietro da quand’erano montati sul carretto di Melo trainato dai due muli, in paese, la notte precedente, direzione Gioia Tauro, e da lì il treno per Napoli. Antonio increspò un sorriso. Si tenne dentro le parole. Tutt’e quattro avevano una valigia di cartone con l’abito buono fatto cucire da mastro Ginetto per l’incontro con la Merica e un sacco di canapa da cui esalavano gli odori degli insaccati, delle pezze di formaggio, del pane nero.

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