Prestigioso riconoscimento per Mario Calabresi, giornalista e già direttore de La Stampa e La Repubblica, Mario Calabresi, che ha ricevuto il Premio La Matita Rossa e Blu della Fondazione Falcomatà, giunto all’11esima edizione.
La cerimonia, svoltasi nel circolo del Bridge di Reggio, è una delle tante iniziative che la Fondazione Italo Falcomatà ha ha inteso organizzare nel corso di quest’anno per commemorare la figura del compianto sindaco, artefice della Primavera di Reggio.
Il premio giornalistico nazionale della Fondazione “Falcomatà”, dunque, è stato consegnato una delle figure più autorevoli del mondo dell’informazione nazionale e già direttore della “Stampa” e di “Repubblica”, Mario Calabresi che, nel corso della serata, ha presentato il suo libro Quello che non ti dicono, in cui il giornalista ripercorre attraverso un lavoro di inchiesta e approfondimento, una vicenda dimenticata degli anni Settanta quale il rapimento e la morte di Carlo Saronio.
Presenti, all’evento, il sindaco di Reggio Calabria, Giuseppe Falcomatà, la professoressa Rosa Neto Falcomatà, il giornalista e già vicedirettore di Repubblica, Giuseppe Smorto e la giornalista di Gazzetta del Sud, Anna Mallamo.
«Mario Calabresi – ha detto il sindaco Falcomatà a margine dell’evento – ha raccontato una storia straordinaria, ma soprattutto ci ha fatto capire quanto la memoria non debba e non possa essere un’attività fine a se stessa ma, semmai, il modo per guardare al passato con spirito costruttivo e la mente rivolta al futuro, provando sempre a coinvolgere e rendere protagoniste le giovani generazioni. Viviamo un momento particolarmente delicato, non siamo ancora usciti fuori da una pandemia che ha cambiato radicalmente le nostre abitudini. La stessa fondazione “Falcomatà”, viene da anno particolare in cui sono ancora fresche le ferite dei danni causati dagli atti vandalici subiti dalla nostra sede».
«Ma abbiamo deciso, ugualmente – ha aggiunto – di rialzarci e ripartire grazie anche alla spinta e al sostegno dei soci e dei tanti amici e nelle prossime settimane non solo presenteremo la nuova sede, ma anche un calendario di attività e iniziative. Nella piena consapevolezza che tra le figure e gli esempi da seguire ci sia anche Italo Falcomatà. E in questo solco, raccogliendo la sua eredità e i suoi insegnamenti, rilanceremo la nostra azione sul terreno dell’impegno sociale e culturale».
Di serata emozionante, ha parlato la professoressa Neto Falcomatà: «dopo un lungo periodo di inattività causato dal Covid e dalle tristi vicende che hanno riguardato la sede della nostra Fondazione. E voglio dire grazie, a nome mio e della Fondazione, a tutti i presenti, a quanti sono al nostro fianco, alle istituzioni che ci sostengono. È stato importante ricominciare con una presenza così prestigiosa come quella di Mario Calabresi che ha scritto un libro molto importante e significativo sul valore della memoria. Calabresi ci invita a non dimenticare mai il passato ma anche non a guardarlo con malinconia e rassegnazione. Da qui il nostro impegno ad andare sempre avanti con orgoglio e nel segno di chi non c’è più, come Italo Falcomatà, valorizzando e tramandando alle future generazioni il suo patrimonio di valori e ideali».
Sulla centralità di coltivare la memoria collettiva e rileggere con attenzione le storie del passato, si è poi soffermato Calabresi, «ma non per rimanere fermi o per puro esercizio di stile, quanto semmai per trovare nuove energie e passioni utili ad affrontare il futuro. Gli anni del terrorismo devono essere studiati a fondo, in particolare dai giovani ai quali bisogna insegnare che la violenza non è mai motore di cambiamento, ma solo distruzione e morte e soprattutto non può produrre il miglioramento sociale. Questo premio mi riempie di orgoglio e mi consente di ricordare la figura di Italo Falcomatà a cui questa città è legatissima e quanto una buona amministrazione possa incidere positivamente nel processo di cambiamento di una comunità».
«Quello prodotto da Mario Calabresi – ha infine evidenziato Smorto – è un lavoro giornalistico di grande spessore, tutto basato su documenti e testimonianze. Un lavoro che apre uno squarcio su un pezzo di storia d’Italia che per paura abbiamo rimosso. I giovani ne sanno pochissimo e la scuola non affronta quelle vicende, dunque è importante fissare tutto ciò in un libro che consente sempre un’analisi dei fatti ragionata e lucida, in un’epoca in cui i le informazioni vengono scambiate in modo rapido e superficiale».
«Sono trascorsi già vent’anni dalla morte di Italo – ha concluso – un grande sindaco che guardò allo sviluppo della città in modo strategico e con una prospettiva di lungo respiro. E se c’è un momento in cui è necessario recuperare il suo insegnamento è proprio questo momento storico in cui la sfida della ripartenza attende il Paese e i singoli territori». (rrc)