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Ponte Morandi Catanzaro

È stato sequestrato il Ponte Morandi di Catanzaro, Occhiuto: Non si scherza con la sicurezza dei cittadini

La dd di Catanzaro, nell’ambito dell’inchiesta Brooklyn, ha disposto il sequestro del Ponte Morandi di Catanzaro, su cui sono stati eseguiti lavori di manutenzione straordinaria in modo irregolare e con materiali scadenti.

La Procura, inoltre, ha disposto il sequestro, con facoltà d’uso, del viadotto “Bisantis” e della galleria Sansinato, allo scopo di svolgere accertamenti di natura tecnica.

Sulla questione, è intervenuto il presidente della Regione, Roberto Occhiuto, ringraziando la magistratura «per il suo prezioso lavoro» e sottolineando come «sarà indispensabile approfondire al più presto questa delicata vicenda».

«Se ci sono stati illeciti è giusto che i responsabili ne rispondano davanti alla giustizia. Non si scherza con la sicurezza dei cittadini» ha concluso il presidente.

«L’indagine che ha coinvolto imprenditori e funzionari riguardo ai lavori di manutenzione straordinaria del Ponte Morandi e di parte della SS280, come ogni procedimento giudiziario, non potrà che contribuire a spazzare via ogni possibile dubbio sugli interventi che riguardano la storica e principale infrastruttura di accesso alla città» ha dichiarato il sindaco di Catanzaro, Sergio Abramo.

«Per quanto mi riguarda – ha aggiunto – voglio ricordare che per il nostro ponte, negli scorsi anni, ho sollecitato, e ottenuto in tempi abbastanza rapidi, una risposta concreta da parte dell’Anas per la progettazione e il finanziamento dei lavori di rifacimento delle parti esterne, quando iniziavano ad intravedersi primi segni di ammaloramento».

«Anche grazie alle foto inviatemi da una cittadina – ha proseguito – mi attivai subito affinché venissero fatti tutti i controlli e inoltrate le richieste necessarie per l’avvio dei lavori di riqualificazione, dopo accurati approfondimenti tecnici. Le autorità giudiziarie ora dovranno chiarire i passaggi che hanno riguardato l’affidamento e lo svolgimento dei lavori, a tutela dell’interesse e della sicurezza pubblica e a salvaguardia di quello che è un simbolo storico della città».

«Il ponte non è stato interdetto all’utilizzo – ha spiegato ancora – perché secondo gli inquirenti non vi sono segnali di pericolo, ma l’auspicio è che, fatti tutti i doverosi accertamenti del caso, non si registrino ritardi rispetto all’ultimazione dei lavori e, quindi, alla totale riapertura della circolazione sul viadotto».

«Penso che ogni Catanzarese onesto e perbene, che ami realmente questa città, perché la sceglie ogni giorno, perché la serve e non se ne serve, sia arrivato al culmine della sopportazione, all’apice dello sconforto» ha scritto su Facebook Nunzio Belcaro, consigliere comunale di opposizione a Catanzaro.

«La truffa sul ponte Morandi – ha concluso – richiama gli scandali più terribili, una città sotto scacco di predatori, opportunisti di ogni genere, di personaggi mediocri che non vengono messi da parte per un intollerabile amicismo amorale».
La sottosegretaria per il Sud, Dalila Nesci, ha evidenziato come «l’operazione che ha portato alla luce il giro di corruzione e associazione a delinquere con finalità mafiose negli appalti a Catanzaro, coordinata dal Procuratore Nicola Gratteri, è un risultato importante nella lotta alle attività illecite sul territorio».
«Ringraziamo – ha aggiunto – la Guardia di Finanza e la Direzione Distrettuale Antimafia per il loro encomiabile lavoro, che consentirà anche di svolgere accertamenti tecnici sulle opere coinvolte. Siamo al fianco di chi difende la giustizia e la legalità, tutte le istituzioni devono fare la propria parte per portare avanti quel processo di riscatto che la Calabria merita».
«Quanto accertato da magistratura e forze dell’ordine – ha proseguito – circa l’impiego di materiali scadenti e più economici per la realizzazione delle opere, che ha portato al sequestro del ponte Morandi di Catanzaro e di un tratto della statale 280 ‘Due Mari’, è frutto di un’attività criminale gravissima e spregiudicata. Le intercettazioni a carico degli imprenditori, che agivano con la complicità di un finanziere e un ingegnere Anas, sono inquietanti e svelano una speculazione scellerata».
«Ci congratuliamo per l’esito dell’inchiesta ‘Brooklyn’ – ha concluso – che ha evitato gravi conseguenze ai danni della popolazione. La necessità di attuare controlli ferrei e introdurre norme severe, che abbiamo sempre difeso, si dimostra la strada giusta da percorrere. Ora auspichiamo che si prosegua senza esitare in questa direzione, lo dobbiamo a tutti i cittadini onesti che rappresentano il nostro territorio».
Il deputato del Movimento 5 StelleGiuseppe d’Ippolito, ha sottolineato come «le misure  scattate con l’inchiesta Brooklyn, diretta dalla Dda di Catanzaro, tra cui il sequestro del ponte catanzarese Morandi con facoltà d’uso, indicano che anche nel settore dei lavori pubblici, come in quello dell’ambiente, si possono compiere agilmente magheggi societari per commettere reati e accumulare ricchezze a danno dei cittadini».
«Nello specifico – ha spiegato – la Distrettuale antimafia di Catanzaro e la Guardia di Finanza hanno appurato fatti inquietanti, che devono indurre il Parlamento a legiferare in fretta per inasprire le pene e migliorare il sistema di vigilanza. Secondo gli inquirenti, in questo ultimo caso di cronaca ci sarebbe un collegamento degli imprenditori indagati con la cosca Iannazzo di Lamezia Terme».
«È un campanello d’allarme – ha proseguito – perché con le norme vigenti, ancora inadeguate, temo che la ’ndrangheta abbia gioco facile nell’accaparrarsi, pure indirettamente, lavori finanziati con le risorse del Pnrr, di cui la Calabria ha bisogno come il pane».
«Credo – ha concluso D’Ippolito – che vada aperta una profonda riflessione politica circa i controlli a monte sull’utilizzo delle risorse, in Calabria, del Piano nazionale di ripresa e resilienza, senza pregiudizi e nel solo interesse di garantire lo sviluppo della regione, molto più svantaggiata delle altre, intanto per le infrastrutture viarie e i servizi essenziali, dalla sanità ai rifiuti, all’acqua».
Stefano Ciafani, presidente nazionale di LegambienteAnna Parretta, presidente Legambiente Calabria, hanno evidenziato come l’inchiesta della Dda di Catanzaro «suona come un forte campanello d’allarme sui rischi legati alla corruzione e all’infiltrazione delle mafie nell’utilizzo dei fondi previsti per le infrastrutture dal Piano nazionale di ripresa e resilienza».
«Ad essere pregiudicata, infatti – hanno spiegato – rischia di essere la stessa qualità e la sicurezza delle opere da realizzare, un aspetto su cui, per quanto riguarda il Ponte Morandi di Catanzaro, si resta in attesa dei risultati delle perizie disposte dalla magistratura. È uno degli “effetti collaterali” di quel ciclo illegale del cemento che Legambiente denuncia ogni anno con il suo Rapporto Ecomafia».
«La Calabria ha un disperato bisogno di vedere migliorate tutte le sue infrastrutture – hanno proseguito – nel segno della mobilità sostenibile e nel pieno rispetto della legalità. Un compito che non può essere affidato solo alla magistratura ma che deve vedere rafforzato e reso più efficace l’intero sistema dei controlli pubblici e del monitoraggio civico, attraverso la partecipazione attiva dei cittadini, prima, durante e dopo la realizzazione degli interventi». (rcz)