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A Firenze la mostra "Nero a metà" con gli scatti di Gianni Mottola e Antonio Pezzano e l'omaggio a "Nanà"

A Firenze la mostra “Nero a metà” con gli scatti di Gianni Mottola e Antonio Pezzano e l’omaggio a “Nanà”

Venerdì 19 aprile, a Firenze, a Palazzo San Giovannino, sarà inaugurata la mostra Nero a metàm con gli scatti di Gianni Mottola e Antonio Pezzano, promossa da EnergieCondivise-Movimento Creativo e The Artists’ Palace.

L’esposizione, visitabile fino al 10 maggio, è composta da 20 immagini che delineano il percorso di Gianni Mottola e diciotto, a carattere monografico, dedicate a Fortunato Musolino, per tutti solo “Nanà”, a firma di Antonio Pezzano.

EnergieCondivise, impegnata anche nel progetto filmico L’Agorà perduta con la regia di Antonio Ciano e la produzione esecutiva della Scuola Cinematografica della Calabria, ha in programma di esporre la parte dedicata a “Nanà” anche a Locri, dove è nato e ha vissuto, come omaggio a un uomo colto, disponibile, amato da tutti.

«“Fotografare è mettere sulla stessa linea di mira la testa, l’occhio e il cuore” dice Henri Cartier-Bresson, ed è un po’ il mio motto. Da tempo, avevo desiderio di digitalizzare quasi tutti i miei vecchi negativi bianco/nero; era arrivato il momento di farlo. La digitalizzazione mi ha fatto riscoprire immagini dimenticate e mai rovinate. Il corpo, lo sguardo, i pensieri, le emozioni, la vita, sono il mio racconto in queste foto», ha detto Gianni Mottola presentando il suo lavoro.

«Nanà, maestro di disarmante autoironia e cintura nera dell’arte di non prendere sul serio né se stesso né le cose della vita – ha detto Pezzano – appare qui in queste immagini scattate nell’arco di oltre 10 anni, tanto diverse ma tenute insieme da quegli agosto passati insieme a parlare di cinema, musica, e letture».

«Di tutto e di niente – soprattutto di un bel niente – come solo con gli amici si può fare. Ma la parola amici – ha detto – è forse ancora troppo poco, quando ci sono 50 anni e più di cammino condiviso, che è come se fossero persino 100, perché raddoppiato da tutte le fotografie scattate passo dopo passo. Era insomma un fratello, o più semplicemente era più di qualsiasi parola si possa decidere di scegliere».