Domani pomeriggio, a Roma, alle 17, nella Sala Mostre & Convegni dello Spazio Gangemi, sarà presentato il libro La cattedrale di Gerace – L’impronta ottoniana tra Bizantini e Normanni nell’Italia Meridionale di Attilio M. Spanò, edito da Gangemi Editore.
Presentano Francesco Macrì, presidente Gal Terre Locridee, e Guido Mignolli, direttore Gal Terre Locridee. Intervengono Corrado Bozzoni, prof. emerito di Storia dell’Archittettura alla Sapianza Università di Roma, Margherita Tabanelli, ricercatrice Storia dell?Architettura alla Humboldt Universität zu Berlin Institut für Kunst-und Bildgeschichte, Antonio Rodinò di Miglione, presidente Fondazione Camillo Caetani. Sarà presente l’autore.
La cattedrale di Gerace è uno dei monumenti più conosciuti e meno studiati della Calabria. Al di là della sua evidenza materiale, la grande basilica è sempre stata considerata normanna e testimone di quella campagna costruttiva volta alla sostituzione dell’elemento bizantino con quello occidentale. Questo studio interviene, invece, direttamente sull’edificio, ne analizza la sua consistenza fisica, leggendola tra le pieghe delle stratificazioni storiche e architettoniche, esulando dalla precarietà delle fonti, prendendo le distanze da una storiografia spesso superficiale, per individuare la sua personalità e, necessariamente, la sua cultura di appartenenza. La monumentale cattedrale, così come si pone in antitesi all’architettura bizantina, allo stesso modo non ripete forme francesizzanti di origine normanna.
Inoltre non si prefigge lo scopo di annientare e distruggere la realtà locresebizantina, che già dall’VIII secolo, permette lo sviluppo del castrum di Gerace, ma piuttosto la rispetta e la esalta, come testimone di una fede antica e di una profonda classicità. Da quanto emerge dal questa ricerca, la cattedrale è da considerarsi come frutto della volontà politica e artistica degli Imperatori del Sacro Romano Impero, in particolare di Ottone II di Sassonia e dei suoi discendenti. La basilica, ripete le forme proprie della tipologia imperiale di Merseburg, configurandosi come la più meridionale delle grandi basiliche ottoniane di X secolo.
La sua presenza a Gerace prima dell’arrivo dei Normanni, la identifica come un imprescindibile punto di riferimento per tutta l’architettura di Ruggero Gran Conte. Essa diventa, infatti, il modello dell’architettura normanna calabrese e siciliana della seconda metà dell’XI secolo, che muta le forme francesizzanti imposte da Roberto il Guiscardo, per una spinta classicheggiante di origine paleocristiana e di chiaro stampo imperiale; scelta che finirà con l’essere rigettata da Ruggero II, all’indomani della nascita del Regnum, quando diventerà importante rivolgersi veramente alla Normandia, ma con un mutato spirito siciliano. (rrm)