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A Rosarno presentato il libro "Pentcho" del giudice Antonio Salvati

A Rosarno presentato il libro “Pentcho” del giudice Antonio Salvati

di CATERINA RESTUCCIA – «Io credo all’uno più uno più uno, che sembra più facile, invece è più faticoso e complicato, ma senz’altro più efficace», è questo uno dei pensieri con cui conclude l’evento, presso l’Auditorium del IIS Piria di Rosarno, il Giudice Salvati, ma è senz’altro uno dei più significativi. Auspica così, dopo la riflessione, la collaborazione, la sinergia, l’armonia dell’umano e verso l’umano.

Quando raccontare significa educare, allora si realizzano gli incontri dialoganti più belli.

Si apre un teatro nel teatro con una bella conversazione, fuori dal tempo e dalle strutture rigide e convenzionali.

La presentazione di un libro diventa così occasione di un confronto aperto tra le parti, da un lato l’autore, il Giudice Antonio Salvati, dall’altro il giovane uditorio, gli studenti del triennio Liceo Scientifico Piria di Rosarno. 

Il libro, il già noto romanzo Pentcho, si sgomitola negli stessi interventi dei giovani, interessati, appassionati, maturi al punto da conversare con l’autore, che fa riflettere, fa soffermare i lettori su una diacronicità mai interrotta degli eventi storici. I ragazzi comprendono che la linea diretta tra i protagonisti di Pentcho e i protagonisti dei tanti sbarchi, naufragi e, non ultimo quello di Cutro, è inscindibile.

A ringraziare il Giudice – autore energicamente, come solo lei sa fare, è la dirigente Mariarosaria Russo, lungimirante in ogni incrocio didattico – culturale come questo. 

Protagoniste insieme agli studenti sono le due insegnanti, che hanno animato l’evento: la prof.ssa Grace D’Agata, docente di Storia e Filosofia e la prof.ssa Maria Costa, docente di Lettere, ambo figure storiche e portanti dell’Istituto d’Istruzione Piria di Rosarno.

Ad aprire il convegno è l’intervento propedeutico dell’ideatrice di questo momento di crescita la Prof.ssa D’Agata. Proprio con accorate parole, vive, intense nell’introdurre la presentazione così si rivolge ella stessa ai ragazzi «È un racconto di momenti alla deriva, di cui nessuno si occupava e si occupa. Racconto di disperazione. Si racconta di uomini non liberi, del rapporto con l’altro. E da qui bisogna addivenire a noi, a noi  di oggi, a noi di ieri, nelle nostre iniziative: teatro, incontro con autori, presentazioni di libri, partecipazione a concorsi, festival della letteratura, giornate della memoria, ma soprattutto “Scuola”. Io dico “Scuola”, perché la scuola è questo e voi siete fortunati e privilegiati a poterla frequentare e non parlo solo di questa scuola. Cosa facciamo in giornate come queste, vi aiutiamo, sproniamo  a non stare troppo schiacciati sul presente, perché è qui ed ora che dovete pensare a progettare il vostro futuro».

Il discorso è un invito a non fermarsi a leggere in superficie le vicende, tanto quelle remote quanto quelle contemporanee. Convergendo su questo invito didattico e umano, si aggancia e si apre la relazione tecnica della collega Prof.ssa Costa «Pentcho non è un libro che lascia indifferenti sia per la storia che racconta, la fuga rocambolesca di 400 ebrei da Bratislava con l’intento di raggiungere la Palestina per scampare alle incipienti persecuzioni naziste, sia per l’impianto narrativo, di stampo teatrale».

La relatrice ha calamitato l’attenzione dei giovani studenti, stimolandoli alla riflessione su questa continuità di sofferenza del genere umano, si tratti di Ebrei in fuga dall’orrore nazista si tratti di africani giunti da paesi in guerra sulle nostre coste o ancora di profughi dell’est, i ritratti sono identici e le proiezioni sono le medesime. 

Durante l’incontro sono stati numerosi gli spazi che si sono articolati per la presentazione del testo, soprattutto mettendo in rilievo i dettagli. L’obiettivo umano, infatti, che emerge dalle stesse risposte del Giudice è che i diritti d’autore del libro saranno devoluti ad un progetto che si chiama Memoramica, organizzata dal Forum Lampedusa Solidale, che ha lo scopo di realizzare lapidi per i nostri fratelli che muoiono nel Mediterraneo, in queste fughe e non viaggi, poiché sono vere e proprie fughe della disperazione, per dare una durata nel tempo e, quindi, una  memoria di essi che è andata persa nel mare.

A chiusura dell’evento Salvati ha voluto elogiare gli studenti con una gentile e sentita dichiarazione: «Il Piria ha una lunga tradizione di approfondimento culturale attraverso la letteratura, è stato il primo a partecipare al Festival del Diritto e della Letteratura, che compie quest’anno ben dieci anni. Il Festival segue questa traccia, la traccia dell’approfondimento, di andare oltre gli schemi. Anche un libro, quindi, un romanzo come il Pentcho è servito a fare delle riflessioni importanti con i ragazzi e, soprattutto, che provengono dai ragazzi. Il Pentcho è un libro che parla della memoria essenzialmente, dell’importanza della memoria e i ragazzi del Piria hanno dimostrato che hanno un grande rispetto della memoria, un rispetto vigile e critico».

Parole belle che emozionano chi li guida e che danno tanta speranza in un mondo in cui si veicolano troppi episodi di decadenza sociale. (cr)