di PINO NANO – Ancora una eccellenza calabrese agli onori della ribalta, e ancora una volta tutto questo accade lontano dalla Calabria, a migliaia di chilometri di distanza. È il caso del questore Antonio Pignataro, originario di Acri, e che ieri l’altro a Treviso ha ricevuto il Premio Internazionale della Bontà 2024 per i “servizi resi al Paese e in difesa dello Stato”.
La motivazione ufficiale parla di lui come di un “Uomo di Stato” a cui la Repubblica deve moltissimo per tutto quello che lui ha realizzato in anni di durissimo lavoro contro il traffico internazionale della droga e la lotta al crimine organizzato. Una icona della sicurezza nazionale, che per tutta la vita ha vissuto in maniera riservata e quasi di nascosto, come se si vergognasse della grande responsabilità politica che il Governo gli ha riconosciuto.
Ufficialmente lui oggi è Questore dirigente Generale della Polizia di Stato e consulente del dipartimento Politiche antidroga della presidenza del Consiglio dei ministri. Nel ricevere il Premio Internazionale Bontà 2024 Antonio Pignataro lo ha dedicato pubblicamente alla premier Giorgia Meloni per la fiducia che il Capo del Governo gli ha sempre manifestato e riservato.
Vorrei poter dedicare questo Premio – dice l’alto dirigente della Polizia di Stato nella Basilica di San Nicolò di Treviso – a Giorgia Meloni «che mi ha permesso di continuare, dopo un’interruzione dell’attività operativa di due anni, a salvare la vita e a tutelare la salute dei ragazzi, non di rado bambini, dalla droga e, in modo particolare, dalla cannabis della quale, per ignoranza, non si conoscono gli effetti dannosi che essa produce al pari di tutte le altre droghe, come cocaina eroina e droghe sintetiche».
Un Premio di grande prestigio, dunque, che ogni anno viene assegnato dalla comunità di Treviso “agli italiani che hanno rappresentato meglio di tanti altri il Paese e la Repubblica”, e che ha visto quest’anno presente a Treviso insieme ad Antonio Pignataro anche un altro calabrese eccellente, il Procuratore della Repubblica di Reggio Calabria Giovanni Bombardieri, pronto per trasferirsi ormai ai vertici della Procura della Repubblica di Torino.
Anche nel suo caso il Premio parla di uno straordinario «Servitore del Paese a cui ognuno di noi deve un grazie molto speciale per il coraggio delle sue inchieste contro la più importante organizzazione criminale di tutti i tempi, e che è la ndrangheta». Ma dire queste cose di un uomo come Giovanni Bombardieri è dire molto poco rispetto al carisma e all’intelligenza rigorosa con cui da sempre lui fa il magistrato sui fronti più caldi del crimine organizzato. Anche lui un uomo e un protagonista che ha sempre vissuto sotto traccia, e che ha fatto del riserbo la sua religione di vita. Un magistrato di cui andare fieri. (pn)