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Al MArRC si presenta il documentario sulla Vara della Madonna della Consolazione

Al MArRC si presenta il documentario sulla Vara della Madonna della Consolazione

Si intitola La Vara, il restauro aperto, il documentario sul restauro della Vara della Madonna della Consolazione di Reggio Calabria che sarà presentato domani, giovedì 8 settembre, alle 19.30, promosso dal Segretariato Regionale del Ministero della Cultura per la Calabria.

Con il restauro aperto al pubblico realizzato dal Segretariato Regionale, il Ministero della Cultura ha dato la possibilità di vedere in modo diverso un’opera d’arte che ha un significato profondo ed antico nella cultura del territorio. Si è offerta l’anticipazione del futuro di un’opera che a mano a mano è stata restituita alla sua origine. L’ingresso in cantiere infatti ha permesso al pubblico di vedere i restauratori al lavoro e di partecipare alle scelte metodologiche. Le attività di restauro sono state seguite non solo in presenza ma anche attraverso videoclip riassuntivi in un insieme di proposte, come la mostra pannellare sulla storia della Vara, filmati divulgativi e visite guidate. 

In vista della processione il documentario racconta questa operazione storica e condivisa con la città, segue le diverse tappe del restauro dall’inizio dei lavori alla riconsegna alla comunità, è stato realizzato dalla casa di produzione “Living Camera” di Reggio Calabria.

I lavori di restauro della Vara sono cominciati presso la sala “Federica Monteleone” del Consiglio Regionale a Reggio Calabria dopo la fase di aggiudicazione della procedura per il loro l’affidamento e sono stati finanziati tramite una Convenzione tra la Regione Calabria e il Segretariato Regionale del MiC per la Calabria, nell’ambito del “Progetto per la tutela e la valorizzazione dei grandi attrattori religiosi e degli edifici di pregio” per un importo di 120.000 euro, Fondi per lo Sviluppo e la Coesione 2014-2020 – Patto per lo sviluppo della Regione Calabria.

Durante il corso della conferenza stampa del 2 gennaio 2020 gli architetti del Segretariato responsabili del procedimento e degli allestimenti hanno illustrato le varie le fasi del “Restauro aperto” al pubblico: la procedura prevista dalla normativa per l’affidamento dei lavori di restauro, le Convenzioni alla base del progetto, i criteri dell’offerta economicamente più vantaggiosa, cosa avrebbe previsto il restauro conservativo e le manifestazioni culturali che si sarebbero svolte “Intorno alla Vara” durante i mesi di apertura del cantiere.

La monumentale Vara è una macchina processionale composta da una struttura metallica, disposta per il trasporto a spalla per mezzo di barre di legno, su cui poggia una cornice d’argento, che accoglie il cinquecentesco dipinto di Nicolò Andrea Capriolo ed è decorata da altorilievi ed ex voto risalenti al XVIII secolo. È composta da una struttura portante metallica e da sontuose lavorazioni artistiche, costituite da cornici e modanature rivestite da lamine in argento sbalzate, bulinate, cesellate. La base è arricchita da due candelieri a sette bracci digradanti e da quattro agli angoli, mentre la sommità accoglie lo stemma di San Giorgio ed una corona in argento.

Dal punto di vista conservativo la Vara, pregevole opera di argenteria messinese, presentava lacune delle lamine metalliche ed era in un pessimo stato di conservazione, dovuto principalmente alla natura dei materiali che lo costituiscono, particolarmente sensibili alle condizioni microclimatiche, aggravate dall’azione di agenti aggressivi e da manutenzioni che hanno contribuito, attraverso puliture con prodotti non idonei, a innescare processi di corrosione. Inoltre, tutte le superfici in argento e rame dorato ed in ottone erano coperte da polveri grasse, depositi superficiali, nonché gocce di cera di candele, sostanze in parte inglobate e rese compatte da protettivi superficiali applicati durante precedenti interventi manutentivi. La lucentezza delle lamine in argento era offuscata da un pesante strato di solfuro d’argento. Non erano pertanto più apprezzabili le lavorazioni superficiali realizzate dagli argentieri, con il sapiente uso di martellinature e cesellature, che trattarono le superfici, lucide e brillanti, satinate e vibranti, leggermente opache, accanto a zone in ombra lasciate quasi grezze. L’apparato decorativo inoltre, a causa delle vibrazioni e sollecitazioni causate dalle cadenzate processioni alla quale la Vara è sottoposta, presentava numerose lesioni delle lamine. 

I lavori di restauro sono cominciati a gennaio del 2020 e sono stati completati nel luglio dello stesso anno. Attraverso la collaborazione tra il Ministero della Cultura, l’Università Mediterranea di Reggio Calabria e l’Università della Calabria di Cosenza è stato possibile analizzare e conoscere meglio i materiali che compongono il prezioso manufatto e le tecniche esecutive con cui è stata realizzata l’opera. Il restauro di un’opera d’arte recupera il tempo passato, ripercorre l’azione dei secoli che si impadroniscono della materia. Esprime l’idea del tempo che fa parte dell’opera stessa, perché essa non è solo testimonianza di una creazione avvenuta in un certo tempo, ma vive nel tempo. E, vedendola da vicino, la Vara era in realtà più danneggiata di come si potesse immaginare, nonostante fosse protetta dalla tradizione, dalla devozione di molti. E forse la cosa più difficile è stato avere a che fare con un’opera emotivamente così impegnativa. Grande. Ricca di sontuose lavorazioni artistiche. Realizzata con lamine in argento, elementi in bronzo a cera persa, rame dorato e leghe metalliche come l’ottone, montate con chiodini in argento. Con il restauro sono apparse le lavorazioni superficiali realizzate dagli argentieri. 

L’intervento, il cui ultimo precedente risaliva al 1960, ha nuovamente reso visibili alcuni aspetti, quali la policromia dei materiali impiegati o i particolari decorativi della cornice, che l’ossidazione delle superfici aveva coperto. Inoltre, sono stati riposizionati in maniera stabile due coppie di candelabri in argento e la medaglia del pittore Vincenzo Cannizzaro. Infine, sono stati apportati significativi miglioramenti al sistema di illuminazione e di diffusione dell’audio e alla componente meccanica. Ai portatori della Vara è stato consegnato un libretto di manutenzione e una lista di controlli da attivare in occasione delle processioni. 

Nell’ambito delle indagini preliminari, è stato realizzato un rilievo fotogrammetrico, basato su tecniche di modellazione analitica, che ha restituito un modello tridimensionale che rappresenta uno straordinario documento dello stato della Vara nella sua fase antecedente al restauro. Le analisi metallografiche hanno permesso di caratterizzare i metalli – argento, rame e ottone – e di determinarne la microstruttura, al fine di individuare e mappare la presenza di trattamenti superficiali, la direzione di eventuali linee di deformazione plastica, la misura degli spessori e la presenza di fenomeni corrosivi e di altre patologie di tipo metallurgico.

Dopo aver eseguito i test secondo una metodologia consolidata dall’Opificio delle Pietre Dure e dall’Istituto Centrale per il Restauro, si è proceduto con la pulitura delle superfici, anche nelle parti in cui la lamina di argento è sbalzata, cesellata e bulinata. Particolare attenzione è stata posta nella rimozione dei processi di solfurazione presenti nei sottosquadri, al fine di far riemergere gli effetti chiaroscurali creati dai maestri argentieri con i diversi strumenti di lavorazione. 

Il 14 maggio 2020, dopo due mesi di sospensione dovuti al lockdown, è ripartito il restauro della Vara. Questo tempo interrotto ha lasciato inalterati i pezzi già restaurati. E, per la riapertura del cantiere, è stato preparato un apposito piano di sicurezza su indicazioni del protocollo condiviso tra il Governo e le parti sociali. Questo piano di sicurezza, ad integrazione di quello per i rischi generici, ha riguardato la riorganizzazione del layout di cantiere, l’aggiornamento e la rimodulazione del cronoprogramma dei lavori e l’aggiornamento dei costi della sicurezza direttamente connessi al contenimento dell’epidemia. Il Consiglio Regionale ha collaborato con il Segretariato Regionale per consentire che i lavori si potessero svolgere in massima sicurezza per tutti.

La festa legata al culto della Madonna della Consolazione fa parte ormai di un patrimonio culturale. La Vara ed il suo quadro sono quindi un bene culturale da tutelare, in quanto sono testimonianza dell’identità e della storia delle istituzioni collettive e religiose del territorio. La prima celebrazione documentata della festività reggina risale al 1592. Secondo i parametri indicati dalla Convenzione di Faro del Consiglio d’Europa ratificata proprio nel 2020 dall’Italia, la Vara è patrimonio della comunità proprio per il significato e il contenuto che questa gli attribuisce. Il culto della Madonna della Consolazione di Reggio Calabria costituisce infatti una delle tradizioni popolari più sentite e antiche della Calabria ed è indissolubilmente legato alla storia artistica e religiosa del quadro e della sua Vara.

Il documentario racconta l’impegno mai interrotto del Ministero della Cultura, con i suoi gruppi di lavoro composti dal personale del Segretariato Regionale del MiC per la Calabria e della Soprintendenza ABAP per la città di Reggio Calabria e Vibo Valentia, per il recupero della Vara come bene etnoantropologico da conservare. Da conservare e custodire, perché contribuisce a testimoniare un’umanità e insieme l’identità e la storia di una comunità e del suo territorio. (rrc)