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La diga sul torrente Lordo quando era ancora in funzione

Ancora ritardi per il ripristino della Diga sul torrente Lordo

di ARISTIDE BAVA – Diga sul torrente Lordo, lo spartito rimane lo stesso anche se cambiano i musicanti. La musica resta uguale e si ferma alle promesse che, da oltre 10 anni, si alternano costantemente ma rimangono sempre tali. E, intanto, quella che doveva essere una grande attrattiva per tutto il territorio della Locride rimane un arido deserto. Il problema del ripristino della Diga, ubicata alle spalle di Siderno era stato sollevato per lennesima volta, nellaprile scorso nel corso di un convegno organizzato dal Corsecom in collaborazione con l’amministrazione comunale.

Si era fatto il punto della situazione e confermato che il Ministero dellAmbiente nello stanziare 32,4 milioni di euro per cinque interventi in Calabria finalizzati al contrasto della siccità aveva destinato 22,2 milioni di quella somma per la diga sul torrente Lordo di Siderno, gestita dal Consorzio di bonifica Alto Ionio Reggino. Peraltro, si era anche parlato di un possibile incremento della somma per garantire la spesa  di circa 25 milioni necessaria a coprire un primo progetto iniziale poi rimodulato ed approvato dalla Direzione generale Dighe proprio per questo importo. È inutile dire che il progetto di ripristino della Diga, a parte i risvolti turistici e ambientali, mirava a migliorare anche la sicurezza e la gestione delle risorse idriche, sostenere lagricoltura e proteggere le risorse naturali, aspetti di notevole importanza per la Locride. Aspetti che, durante il convegno, erano stati evidenziati anche dal Commissario Giovinazzo che aveva evidenziato limportanza di contrastare la siccità precisando che lacqua della Diga era anche destinata al sistema dellagricoltura, priorità definita indiscutibile che, anche per questo motivo, doveva far considerare la Diga un importante patrimonio di tutta la Locride e non solo di Siderno. Superato questo primo step, adesso, si va avanti con lauspicio che vengano rispettati i tempi previsti dallo stesso Commissario Giovinazzo ovvero completamento dei lavori al massimo entro tre anni. Logico domandarsi, dunque, perché dopo un ritardo di più di dodici anni, con un finanziamento già accertato, sono passati anche questi ultimi mesi senza che ci sia stato nessun passo avanti. Vale la pena ricordare anche che l’invaso è stato, a suo tempo, svuotato per quello che sembrava un semplice problema ad una paratoia che inizialmente – così era stato detto – si sarebbe dovuto risolvere in tempi molto brevi. Poi con il passare del tempo e i vari accertamenti effettuati la situazione ha assunto proporzioni notevoli facendo riscontrare un notevole aumento di spesa rispetto a quanto inizialmente era stato preventivato. Adesso, finalmente, pari che la delicata problematica si avvii alla conclusione. Legittimo il timore, dunque, che, continuando a rimanere il problema in una situazione di stasi, la spesa non continui ad aumentare e la burocrazia non continui a frapporsi con la necessità di ridare alla comunità della Locride una struttura di indubbio interesse di cui si è iniziato a parlare ben 40 anni addietro quando lallora Cassa per il Mezzogiorno stanziò 70 miliardi per la sua costruzione. Linvaso venne, poi, realizzato nel 1983 e consentì laccumulo di circa 9 milioni di metri cubi dacqua. È rimasta operativa per molti anni, con benefici di varia natura per la comunità sino a quando, purtroppo, nel 2013 gli ingegneri del Consorzio bonifica si accorsero di alcune crepe nella struttura in cemento armato, probabilmente frutto di alcuni movimenti franosi. Quindi limmediato svuotamento e la sua chiusura. E siamo ad oggi, ad attendere ancora il suo ripristino. (ab)