PER UN VERO E PROPRO SVILUPPO ANDREBBERO CREATE LE AREE PRODUTTIVE ECOLOGICAMENTE ATTREZZATE;
Aree ecologiche produttive

ASSIEME ALLA ZES UNICA VANNO ISTITUITE
LE AREE ECOLOGICHE DELL’ARCO JONICO

di DOMENICO MAZZA – Nei giorni scorsi il Governo ha deliberato sulla istituzione della Zeu (Zona economica unica) per il Mezzogiorno. Non più 8 Zes (Zone economiche speciali) a carattere regionale ed interregionale, ma una sola Zeu con cabina di regia nella Capitale.

Del resto, ad oggi, almeno nella nostra Regione, i buoni propositi messi in campo in atto istituzione della Zes Calabria, non hanno portato i frutti sperati. Sull’area jonica, poi, — considerati gli oltre 800 ettari distribuiti tra le aree portuali, retroportuali, aeroportuali ed industriali di Crotone e Corigliano-Rossano — ancora meno.

È risaputo, infatti, che una delle prerogative principali delle aree ZES risieda nella ottimale connettività (materiale ed immateriale) del territorio d’allocazione. E, oltre ogni ragionevole dubbio, non si può sostenere che l’Arco Jonico calabrese sia un ambito “connesso”. Certamente, non connesso secondo i dettami richiesti e raccomandati dall’Europa.

Le cabine di regia che si sono succedute sin all’istituzione della Zes Calabria, invero, sono sembrate poco attente alla non trascurabile problematica illustrata. Probabilmente perché le linee d’indirizzo adottate nel tempo, fedeli a dinamiche di tipo centralista, si sono concentrate sul circoscritto contesto della portualità  taurense. Versante tirrenico, quindi, dove Gioia Tauro insieme a Lamezia, Vibo e Reggio copre i rimanenti 2/3 dell’intera superficie Zes Calabria. Sicché, l’area jonica è apparsa quasi estranea ad un appeal derivante dall’inclusione di porzioni territoriali nel perimetro Zes.

Adesso, però, la rinnovata geografia della zona economica speciale, dovrebbe condurre i territori e soprattutto i Comuni a ragionare per vocazioni d’ambito. Bisognerebbe investire, quindi, nella creazione di sinergie istituzionali utili a concretizzare i progetti, capitalizzando gli auspicabili risultati che potrebbero derivarne.

Inquadramento degli ambiti per interessi comuni

Il territorio che si estende da Taranto a Crotone, da questo punto di vista, offre spazi di manovra molto interessanti. Tuttavia, i richiamati spazi, andrebbero inseriti in una strategia più complessa coinvolgendo i principali Players che insistono ancora su questo territorio (Eni, Enel, A2A, ArcelorMittal) nonché i settori macroeconomici che potrebbero rappresentare concretamente il decollo di un auspicato rilancio industriale: agricoltura, turismo, approvvigionamento energetico e rigenerazione industriale green.

Mettendo da parte inutili personalismi civici ed ininfluenti prese di posizione singole, andrebbe concertata l’azione di 4 ambiti urbani dislocati lungo l’Arco Jonico. Contesti demografici che già dispongono nei propri perimetri municipali di tutti quegli asset su menzionati.

La condizione delle aree industriali, agricole, turistiche e produttive che da Crotone, passando per Corigliano-Rossano e Pisticci raggiungono Taranto, sono investite da perimetrazioni Zes. Le richiamate Comunità, dispongono altresì di aree industriali da rigenerare e di siti Sin da bonificare. Si verificano quindi, complice la centralità della rinnovata cabina unica di regia Zes, tutti i presupposti per iniziare una politica corale e comune. Una nuova linea d’indirizzo ecosistemico, pertanto, basata su principi di sussidiarietà e finalizzata al rilancio di tutto l’ambiente jonico.

A tal riguardo, basterebbe dare un’occhiata a quanto già fatto in Emilia per comprendere la necessaria messa in campo ed attuazione degli ambiti Apea – Aree Produttive Ecologicamente Attrezzate, utili al rilancio ed alla rigenerazione di quei siti produttivi ancora in attività, dismessi o parzialmente tali.

Le Apea sono aree d’attuazione e rendimento di tipo industriale, artigianale, commerciale, direzionale, turistico ed agricole, caratterizzate da una concentrazione di aziende. Nel loro compimento prevedono la gestione unitaria e integrata delle infrastrutture e dei servizi idonei a garantire gli obiettivi di sostenibilità dello sviluppo a livello locale. Al contempo, contribuiscono ad aumentare il livello di competitività delle imprese in esse insediate.

Chiaramente, processi di siffatta natura dovrebbero prevedere il diretto ed unanime coinvolgimento  dei Sindaci delle richiamate Comunità. In tal senso, un lavoro di squadra tra Amministratori potrebbe accrescere il potere politico territoriale. Si trasformerebbe, quindi, il flebile richiamo di una sola voce in un dirompente urlo corale.

È palese che un procedimento di tale impatto, oggi avvalorato dalla nuova cabina di regia unica per le aree Zes, dovrebbe partire dall’elevazione del corridoio Ten-T Comprehensive (secondario) a Ten-T Core (primario), su tutti i 250 km che distanziano Crotone da Taranto. Tale operazione, consentirebbe di cantierare le opere ferro-stradali ed aero-portuali entro il 2030. Vieppiù, la rinnovata categorizzazione Ten permetterebbe all’Europa di poter intevenire direttamente, surclassando lo Stato membro, qualora quest’ultimo non velocizzasse il processo di modernizzazione delle opere di connettività entro la data su richiamata.

Sapere già oggi di avere a disposizione su quella fascia di territorio ben 3 scali portuali, 2 aeroporti, un’aviosuperficie e 3 nodi ferroviari, pone l’area in una condizione propizia per avviare un ragionamento basato su comuni interessi. Ancor più, un procedimento di siffatta rilevanza  aumenterebbe notevolmente l’appeal delle aree produttive che ricadono nei perimetri di quei Comuni adagiati lungo la linea di costa. L’illustrato, invero, riconoscerebbe un esponenziale incremento di attività produttive legate ai macrocontesti economici citati nel secondo capoverso, concretizzando un aumento dell’offerta di lavoro che andrebbe incontro all’elevata domanda, oggi inevasa.

Inoltre — richiamando le raccomandazioni dell’Europa circa la coesione territoriale — la rimodulazione dei fondi Pnrr (al varo del Governo) potrebbe garantire investimenti importanti e mirati alla crescita, alla produttività ed alla sostenibilità di tutto il comparto macroeconomico dell’Arco Jonico.

Gli effetti dell’adozione della Zona Economica Speciale unica per il Sud Italia potrebbero rappresentare un processo sfidante se accompagnati da una profonda riforma sistemica dei macrocontesti produttivi territoriali. In questo caso, formalizzare ed istituire  le Apea potrebbe significare un’occasione importante per la rigenerazione economica e vitale di quegli ambiti perimetrati nella Zes.

In caso contrario, assisteremo ad un ulteriore centralismo che finirà per rendere ancora più aride aree dalle innate potenzialità, ma spesso dimenticate. E l’Arco Jonico è decisamente una di queste.

Se non ora, quando? (dm)

[Domenico Mazza è del Comitato Magna Graecia]