APPASSIONATO INTERVENTO DEL DEPUTATO COSENTINO, VICECAPOGRUPPO DI FORZA ITALIA, A DIFESA DEL SUD;
Roberto Occhiuto

CAMERA, ROBERTO OCCHIUTO ATTACCA:
«CONTE HA DIMENTICATO LA CALABRIA»

di SANTO STRATI – Comunque vada oggi in Senato (ma il Governo si salva, tranquilli) il premier Giuseppe Conte già da domani non potrà non tenere conto che il suo è un Governo raccogliticcio che se soddisfa, almeno in parte, le esigenze dei parlamentari che temono la fine anticipata della legislatura, dall’altra parte non tiene minimamente conto delle istanze dei cittadini: imprenditori, esercenti, professionisti, etc. Un Governo cui manca la stabilità e che si salva solo grazie alla “disponibilità” (da ricompensare a tempo dovuto) dei cosiddetti responsabili “costruttori”  che un tempo sarebbero stati impietosamente appellati con dil marchio infamante di voltagabbana. E che non può dipendere dalla “collaborazione” di pochi (in)volontari salvatori della legislatura.

La politica d’improvvisazione avviata sin dall’inizio della pandemia, purtroppo, continua a mostrare tutti i suoi limiti anche e soprattutto con il Recovery Plan. Hanno cominciato a lavorarci il 7 dicembre e i vari scervellamenti hanno partorito un mostro di incongruenze che, probabilmente, l’Europa rigetterà per assenza di progetti e di programmazione. Un Recovery Plan che si è dimenticato del Mezzogiorno e più assai della Calabria. Ha un bel dichiarare il presidente Conte che «se guardiamo al Recovery Plan, stiamo concentrando investimenti al Sud, secondo alcune stime, per circa il 50%. In qualche intervento – ha detto nella replica – si citava lo scarso interesse per la Calabria, ma ci sono 2,3 miliardi solo per le infrastrutture in Calabria».

Ci permettiamo di dissentire, perché nella bozza fatta circolare del PNRR (Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza) ci sono tre citazioni di una riga ciascuna che riguardano l’adeguamento della ferrovia Salerno-Reggio, dove appunto sono le uniche volte in cui appare la parola Calabria (perché legata a Reggio). Quindi, nonostante le rassicurazioni della sottosegretaria pentastellata Anna Laura Orrico e la manifesta contentezza (ma di che?) della deputata dem Enza Bruno Bossio, non troviamo traccia di questi fantomatici 2,3 miliardi, che, in ogni caso, sarebbero comunque una miseria.

Nel teatrino della politica del Governo e la patetica autodifesa di Conte (forte del fatto che non si può andare alle urne, causa covid e che il governo non può, per questo stesso motivo, cadere), per fortuna emerge un deputato calabrese che gliele canta, senza giri di parole e senza eufemismi. Il cosentino Roberto Occhiuto, vicecapogruppo di Forza Italia, si prende carico della difesa di tutto il Sud, vilipeso e dimenticato, e attacca a fronte alta, con convinzione e serietà. Si può non condividere la sua appartenenza partitica, ma per onestà intellettuale gli va riconosciuto che il suo è un discorso coraggioso, che prende davvero le ragioni della Calabria, del Mezzogiorno, per accusare l’inezia e l’ignavia di questo Esecutivo.

«Presidente Conte – ha aperto il suo intervento l’on. Occhiuto –, lei si è presentato qui, oggi, e ha chiesto ai parlamentari, evidentemente ai parlamentari che non sostengono il suo Governo, di aiutarla. Noi di Forza Italia le diciamo subito che noi aiuteremo il Paese, ma non il suo Governo! E lo ha detto con un certo imbarazzo, con l’imbarazzo di chi, come lei, siccome non le difetta l’intelligenza, non le difetta la capacità di comprendere quello che gli italiani pensano, avverte che c’è un distacco abissale tra quelle che sono le attività nelle quali è impegnato in questi giorni il suo Governo e quelli che sono i bisogni degli italiani; un imbarazzo che è lo stesso imbarazzo che abbiamo noi, lo abbiamo verificato nel corso dei mesi. In questi mesi, noi, in quest’Aula, abbiamo avuto sempre un contegno improntato alla leale collaborazione, pur nella differenza di posizioni, ce lo ha insegnato il presidente Berlusconi: vengono prima gli interessi del Paese e, poi, gli interessi della propria parte politica. Ma, oggi, il tempo del dialogo, purtroppo, è finito, signor Presidente. E questo imbarazzo era palpabile da quello che lei ci diceva, anche quando evocava la necessità di far riferimento alla nobiltà e alla dignità della politica. Presidente Conte, c’è un corollario che discende dal principio che lei ha evocato ed è questo, glielo ricordo io: quando un Presidente del Consiglio, che non si senta più importante del Paese, che non anteponga i propri interessi agli interessi del Paese, verifica di non avere una maggioranza adeguata, allora si dimette! Perché, se non lo fa, costringe il Paese ad avere un Governo incapace di affrontare la crisi in un momento così buio per la nostra Repubblica, oppure lo costringe ad avere un Governo costruito con voltagabbana o con parlamentari preoccupati soltanto della fine anticipata della legislatura».

Il deputato azzurro ha rimarcato che «C’è una distanza abissale tra il Paese e il suo Governo; certo, Presidente Conte, lei non è l’unico responsabile, per carità. Oggi ha fatto un intervento quasi autoassolutorio: qualche responsabilità ce l’ha, ha grandi responsabilità, perché lei ha guidato un Governo che in questi mesi si è limitato a inseguire la crisi, a inseguire il virus, e non ad anticiparlo attraverso provvedimenti appropriati; ha guidato un Governo che ha dimostrato i suoi ritardi nel tracciare i contagi e nel contenerli, nel piano delle vaccinazioni, nei risarcimenti alle imprese e alle partite IVA, nella cassa integrazione, nella scuola, nei trasporti, negli ospedali. Poi oggi ci dice “abbiamo, abbiamo fatto, abbiamo fatto, abbiamo fatto”: lo sappia, Presidente del Consiglio, gli italiani non si sono resi conto di tutte queste belle cose che il suo Governo ha fatto».

Non va tenero Occhiuto a proposito delle inadempienze sul Mezzogiorno: «Presidente, non una parola sul Sud nel suo intervento».  E lusinga Renzi, con l’ironia che alla fine flagella: «Secondo me, dice spesso cose giuste, ma fa sempre cose sbagliate.  Renzi dice cose giuste quando dice facciamo il ponte: il ponte va fatto perché costa più non farlo a causa delle penali, però poi liquida il ponte con un semplice tweet».

Poi Occhiuto incalza sulle responsabilità che sono di tutti e dei partner di Governo. «La crisi è in questo Palazzo, è nella maggioranza, è nel Governo, ma c’è una crisi ben più profonda, più grave, fuori da questo Palazzo. È la crisi che vivono le nostre imprese, gli italiani!. E allora io non voglio parlare di Conte, di Renzi, del Pd, dei Cinque Stelle. Voglio dire con grande chiarezza che non non le daremo la fiducia, però saremo disponibili a votare lo scostamento, il “decreto Ristori”, ogni provvedimento che il suo o qualsiasi altro Governo dovesse portare in quest’Aula e che andasse nella direzione di occuparsi della salute degli italiani e della loro sopravvivenza economica».

Occhiuto conclude parlando dell’argomento che tiene banco in questi giorni: Ci occuperemo anche di migliorare il Recovery Plan, perché non c’è nulla, per esempio, proprio sul Sud, non c’è nulla sulla Calabria, non c’è nulla sul porto di Gioia Tauro, non c’è nulla sulla 106, non c’è nulla sull’alta velocità. Noi faremo il nostro lavoro in parlamento, faremo il nostro dovere. Lei, Presidente Conte, faccia il suo dovere, si dimetta».

Non lo farà. Conte metterà in moto un rimpasto che tenga conto delle dovute ricompense e cambierà poco o niente nel Recovery Plan. Non c’è il tempo necessario per fare l’unica cosa giusta da fare: riscriverlo completamente. E intanto, gli italiani si guardano le tasche sempre più vuote (qualcuno ha visto qualche riduzione fiscale, nonostante la spaventosa crisi in cui siamo precipitati?), gli imprenditori osservano sconsolati le serrande abbassate e i negozi vuoti quando le alzano, gli esercenti sono alla fame. Giusti i provvedimenti per limitare il contagio, ma non si può imporre per legge di finire in povertà perché i “ristori” non bastano nemmeno – per fare un esempio – a pagare qualche mese di affitto a baristi e ristoratori. E tutta la filiera enogastronomica, un’eccellenza dell’Italia, la si sta lasciando fallire senza interventi rigorosi ed efficaci. Ha di che pensare già da stasera il presidente Conte, a capo di un Governo instabile che non promette nulla di buono. (s)