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Minima Fragmenta CZ

CATANZARO – Al Museo Marca la mostra di Antonio Tropiano

Fino al 17 aprile, al Museo Marca di Catanzaro è possibile visitare la mostra Minima Fragmenta dello scultore Antonoo Tropiano.

 Le opere di Antonio Tropiano sono frutto di un personale processo creativo, alimentato equamente da una profonda cultura e da un’eccelsa perizia tecnica che il curatore, Alessandro Romanini, definisce “meravigliosa”, anche perché attuata senza ausilio di alcuna macchina.

Promossa dalla Fondazione Rocco Guglielmo e dall’Amministrazione Provinciale di Catanzaro, l’esposizione propone venti opere in legno, alcune di grande formato, selezionate tra le più significative della produzione dell’artista calabrese. “Minima Fragmenta” rientra nel più ampio progetto della Fondazione Guglielmo denominato GLOCAL IV – Sezione “Attraversare il Territorio”, progetto che nasce per promuovere gli artisti di origini calabresi che hanno mantenuto un profondo legame con il loro territorio d’origine.

L’inaugurazione della mostra è stata preceduta da una conferenza stampa alla quale hanno partecipato, assieme all’artista e al curatore, il direttore artistico del MARCA, Rocco Guglielmo; il presidente del consiglio comunale di Catanzaro – anche in rappresentanza dell’Amministrazione provinciale – Marco Polimeni; l’artista e curatore, Giorgio De Finis; lo storico dell’arte, Alberto Dambruoso.

Ad introdurre la conferenza stampa proprio il direttore artistico del Museo: «sono riconoscente al mio destino che mi ha messo davanti Rocco Guglielmo, il mio demone ha affermato Tropiano che racconta di aver conosciuto l’artista di Santa Caterina sullo Jonio qualche anno fa, rimanendo affascinato dall’abilità tecnica nello scolpire e modellare qualsiasi tipo di legno. Guglielmo lo definisce un “intellettuale prestato alla scultura»: «La sua è una formazione prettamente letteraria e filosofica, questo gli consente di relazionarsi alle sue sculture partendo sempre, da un concetto, un passo letterario, una poesia. La cifra identitaria della sua ricerca artistica è costituita dall’assenza di una cifra identitaria. La sua – conclude – è una ricerca artistica che non scende mai a compromessi di mercato e questo rispecchia la sua stessa vita fatta di scelte coerenti e coraggiose che ne fanno uno tra gli ultimi romantici».

Secondo Alessandro Romanini, la ricerca estetica di Tropiano diventa «dimensione etica nella struttura e nell’attitudine creativa. Forse è più corretto parlare di predisposizione alla scoperta, allo stupore: un’attitudine che vede l’artista nel ruolo di catalizzatore di suggestioni, input e formazioni che lascia sedimentare e torna in seguito ad elaborare. Una poetica del frammento, la sua, che porta a focalizzarsi su elementi minimi, le sculture vengono concepite come dispositivi per stimolare chi guarda, offrire un ampio paradigma di possibilità interpretative».

Nel catalogo bilingue (italiano /inglese) – edito da Silvana Editoriale per la collana “Quaderni del Marca” – Giorgio de Finis, in maniera suggestiva, parla del “corpo a corpo” di Tropiano con la materia lignea. «L’opera non è mai un simulacro, qualcosa che per la qualità della sua fattura può essere confusa con ciò che rappresenta. E pur tuttavia è viva».

Il catalogo contiene un’interessante conversazione con Tropiano che si svela incalzato dalle domande di De Finis, al quale dice, tra le altre cose: «Quel che mi è dato di capire alla fine della giornata quando spengo le luci dello studio, è che le mie braccia sanno che fino al penultimo colpo di mazzuolo io sono uno scultore».

«Quando ho visto per la prima volta le sculture di Antonio Tropiano – afferma Alberto Dambruoso – ho pensato innanzitutto che fosse una sorta di sopravvissuto a quel modo di intendere l’arte così come ci è stata tramandata da secoli. L’ho trovato certamente non di moda e a, conti fatti, io credo che sia un punto a suo favore. Tropiano scolpisce il presente con la stessa passione ardimentosa che nutrivano i giganti nel forgiare il ferro nella fucina di Vulcano». (rcz)