Il Garante regionale Lomonaco incontra la presidente del Tribunale di Sorveglianza di Cz, Antonini

Si è parlato dell’urgenza di avviare un percorso strutturato sulla giustizia riparativa nel corso dell’incontro tra il Garante regionale per la tutela delle vittime di reato,  Antonio Lomonaco, e la Presidente del Tribunale di Sorveglianza di Catanzaro, dott.ssa Laura Antonini.

Il solco nel quale ci si deve muovere è quello di una giustizia che, assicurata la certezza della esecuzione della pena dal punto di vista del diritto, miri in qualche modo a restituire alla società il danno arrecato, mitigando quel senso di frustrazione proprio dei soggetti vulnerabili a cui magari non é sufficiente una pronuncia giurisdizionale definitiva.

La giustizia riparativa, intesa come qualsiasi procedimento che permette alla vittima e all’autore del reato di partecipare attivamente, se vi acconsentono liberamente, alla risoluzione delle questioni risultanti dal reato con l’aiuto di un terzo imparziale, è a giudizio del Garante e del Presidente, l’aspetto che riconduce l’Amministrazione della giustizia in un ambito sociale.

«Desidero ringraziare pubblicamente il Presidente Antonini – ha commentato Lomonaco – per la Sua disponibilità ad un dialogo proficuo a livello istituzionale, che tracci la strada per un ruolo da protagonista della Calabria, da cui possano partire iniziative importanti e replicabili sul territorio nazionale».

«Un esempio su tutti, quella dell’istituzione dell’ufficio del Garante nazionale – ha concluso – che non si sostituisca a nessuno degli organismi della Giustizia già esistenti ed operanti, ma favorisca la collaborazione al fine di creare una società più equa». (rcz)

Ecco la nuova Casa Museo Antonino Murmura a Vibo

di PINO NANO La notizia è di quelle che ci fanno sentire fieri della nostra calabritudine. Se ne parlava già da tempo per la verità a Vibo, ma oggi arriva finalmente la notizia ufficiale. Da domani la città di Vibo Valentia avrà un suo nuovo Museo, o meglio, avrà la sua nuova Casa-Museo intitolata al vecchio senatore vibonese Antonino Murmura e a sua moglie Maria Folino Murmura, che del senatore democristiano è stata non solo la moglie ma soprattutto la sua musa ispiratrice e la sua anima guerriera. Quello che il vecchio “principe” della politica vibonese non riusciva a fare per via del suo carattere tradizionalmente mite e riservato, lo faceva lei, Maria Folino Murmura, che da donna protagonista della vecchia borghesia catanzarese, geniale musicista e brillante intellettuale del suo tempo, trovava sempre il modo per aiutarlo ad uscire allo scoperto.

Antiche battaglie politiche in difesa della città capoluogo di provincia portano infatti l’impronta del carattere eclettico ed estroverso della moglie. Un destino comune, e soprattutto un legame fortissimo. 

Ma nasce proprio su queste premesse la Casa Museo Antonino e Maria Murmura, e nasce in seno all’Associazione Pro Fondazione Antonino Murmura, frutto di una idea del direttivo e della famiglia Murmura «con lo scopo – anticipano i vertici della Fondazione – di tramandare la memoria del Senatore e della moglie, che lo ha seguito per tutta la carriera politica, ma dà soprattutto contezza del passato di una famiglia illustre che ha lasciato il segno nella città di Monteleone/Vibo Valentia, prima con l’avvocato Antonino senior, sindaco della città, poi con il poeta dannunziano Pasquale Enrico, morto a soli 21 anni, e infine con l’Onorevole Pasquale al Parlamento per tre legislature». 

Nella dimora storica -che sarà inaugurata domani, domenica 20 ottobre, dal sindaco della città Enzo Romeo, e che il vecchio senatore Murmura considerava uno dei suoi possibili eredi politici alla guida del comune vibonese-  corredata da un bellissimo giardino insistono anche l’archivio del Senatore Murmura ed una ricca biblioteca di oltre 12 mila volumi. È inutile dirvi che in questa sua biblioteca ci sono migliaia e migliaia di lettere che ricostruiscono giorno per giorno, e ora per ora, le fasi più salienti della nascita della nuova provincia d Vibo Valentia, a cui il senatore dedicò tutta la sua vita politica.

«Noi speriamo– dice sua moglie Maria Folino Murmura – che questa Casa Museo possa essere sia un luogo per la costruzione dell’identità cittadina e -visitata da studenti, cittadini e turisti italiani e stranieri- sia un modello per altre dimore storiche della città e della regione”. 

La nostra associazione – aggiunge – «si rende disponibile alla collaborazione con altre realtà del territorio, ma soprattutto è pronta a fornire assistenza a chiunque desideri percorrere lo stesso iter e fondare un’istituzione simile alla nostra». 

Un’altra particolarità della Casa Museo Antonino e Maria Murmura è che essa è ormai dotata di tutti i dispositivi di sicurezza necessari, e si è lavorato per tutta l’estate, grazie ad un finanziamento del Ministero della cultura, all’abolizione delle barriere fisiche e cognitive, il che vuol dire che chiunque potrà visitarla e ammirare i tesori che essa oggi custodisce.

«Ora – conclude Maria Murmura – la tappa successiva sarà quella di inserire la nostra struttura nei circuiti turistici dei tour operator italiani e stranieri che si occupano di turismo culturale, anche perché da queste mura e da questa nostra casa è passata gran parte della storia culturale di questo territorio».

La sola nota negativa è che alla festa in programma a Vibo il vecchio “Tony” non potrà purtroppo esserci, ne sarebbe stato fiero, ma questa volta non per colpa sua né tantomeno per via dei suoi mille ed eterni impegni politici.

Rinuncia Baker Hughes, Occhiuto: «Parlerò con vertici dell’azienda, ma ci sono poche speranze»

«Sto parlando e parlerò ancora, insieme ai sindacati, spero, con i vertici di Baker Hughes, ma mi sembra di capire, dalle interlocuzioni che ho avuto col presidente dell’azienda, che non ci siano molte speranze. Però chi governa la Calabria deve mettercela tutta, anche quando sembra complicato». È quanto ha detto il presidente della Regione, Roberto Occhiuto, parlando coi giornalisti.

«Ho incontrato Baker Hughes più di un anno fa – ha aggiunto Occhiuto – quando vennero a propormi un investimento di 6 milioni di euro che poi hanno fatto nell’area di Vibo. Chiesi loro di fare un investimento più importante e tornarono dopo qualche mese dicendomi che volevano investire 60 milioni in Calabria. Un altro esempio di come in qualche modo io abbia fatto il direttore commerciale, il direttore marketing, della Calabria».

«Avevo assicurato – ha sottolineato ancora Occhiuto – un contesto istituzionale favorevole ad accogliere investimenti, purtroppo così non è stato. Speriamo che questo non sia un danno solo per il Comune di Corigliano Rossano, che non avrà questo investimento, ma speriamo che non sia un danno per l’intera Calabria perché quando nel circuito delle grandi imprese viene veicolata una notizia per cui la Calabria rende impossibile un finanziamento di 60 milioni questa notizia ha un effetto di contaminazione di straordinaria importanza».

I 50 anni di impegno di Unindustria Calabria sul territorio

Cinquant’anni di impegno sul territorio di Unindustria Calabria. Un traguardo non da poco, ma che si è voluto celebrare a Catanzaro nel corso di un’iniziativa all’Auditorium dell’Università Magna Graecia. Una scelta non casuale, per il presidente di Confindustria, Emanuele Orsini, presente all’evento, «è una bellissima cosa che Aldo Ferrara, presidente di Confindustria Calabria, abbia scelto anche un luogo che è quello dell’università, quindi della formazione».

Oltre a Ferrara, presenti, anche, il vice presidente nazionale con delega al Mezzogiorno, Natale Mazzuca e i presidenti delle associazioni provinciali. Presenti, tra gli altri, la sottosegretaria di Stato al Ministero dell’Interno, Wanda Ferro, il presidente della Giunta regionale Roberto Occhiuto e il vicepresidente Filippo Pietropaolo oltre ai sindaci di Catanzaro e Lamezia Terme Nicola Fiorita e Paolo Mascaro e alle massime istituzioni militari e religiose del territorio.

«In questi cinquant’anni di storia della Confindustria calabrese – ha commentato il presidente Ferrara – credo che il nostro sistema abbia dimostrato, sotto qualunque presidenza e in qualunque stagione, di svolgere un ruolo di interlocutore indispensabile per la messa a fuoco, per l’approfondimento e anche per l’accompagnamento dei processi decisionali riguardo le politiche di crescita e di sviluppo. Credo che sia un bilancio assolutamente positivo e noi continueremo su questa strada».

Per il Sottosegretario Ferro, «la presenza del presidente Orsini testimonia l’importanza dell’anniversario e dell’occasione, anche sul versante della sinergia con il governo che ha messo in campo quanto gli è stato chiesto da Confindustria nazionale per l’attività chele imprese vero volano di ricchezza e di occupazione più che lo Stato».

Il presidente Occhiuto, invece,  si è detto «molto soddisfatto del rapporto che abbiamo avuto con gli imprenditori calabresi, ma anche con Confindustria nazionale, oggi con Orsini e prima con Bonomi. Con Confindustria condividiamo la fase ascendente, la fase di formazione delle decisioni, le scelte sui bandi da destinare alle imprese e che proprio per questo stanno avendo un grande successo perché tante imprese aderiscono ai bandi della Regione, è una modalità operativa che deve continuare».

«Purtroppo – ha aggiunto – non sempre è stato così in passato, altrimenti oggi avremmo dati macroeconomici migliori. Come dico spesso le scelte di politica industriale e di sviluppo locale riverberano i loro effetti dopo 5, 6, 10 anni così come le scelte infrastrutturali per cui noi abbiamo dovuto cominciare da zero un lavoro che purtroppo in Calabria negli anni passati non è stato svolto».

«Da Confindustria nazionale – ha poi aggiunto continuato Occhiuto – può dare a imprenditori che volessero allocare loro iniziative produttive in Calabria. La Regione può svolgere una funzione di regolazione, ed è quello che cerco di fare, cercando, attraverso bandi e iniziative pubbliche, di attrarre investimenti in Calabria».

«A volte – ha proseguito – sono costretto a fare anche il direttore commerciale della Regione: mi è capitato spesso in questi tre anni di dover incontrare imprese nazionali o multinazionali e fare anche a loro un racconto diverso dalla Calabria rispetto agli stereotipi. Molti sono convinti che in Calabria non si possa investire per ragioni di sicurezza, invece sto lavorando per dimostrare che la Calabria è molto più sicura di tante altre regioni».

«Dobbiamo cambiare la narrazione e mi aspetto – ha concluso il governatore – che Confindustria nazionale lo faccia rispetto ai propri associati. La reputazione della Calabria è stata nel corso degli anni una straordinaria barriera che ne ha impedito lo sviluppo e l’attrazione di investimenti».

Per il presidente del Consiglio regionale Mancuso «Unindustria Calabria è un prezioso collante di unione per le imprese e gli industriali delle cinque province».

«L’evento – ha evidenziato Mancuso – non è un semplice momento celebrativo, ma rappresenta il focus ideale per analizzare le variegate tematiche mirate allo sviluppo socio-economico della Calabria in connessione con le dinamiche di sviluppo del paese. il nostro territorio ha dei punti saldi su cui poter costruire un piano di sviluppo e crescita duraturo e sostenibile: oltre all’elevata disponibilità di risorse, la nostra regione può contare su un fiorente settore agroalimentare, base produttiva su cui poter costruire filiere più solide e orientate all’innovazione ed ai mercati esteri».

Mancuso, ricordando che la Calabria «ha tutto ciò che le occorre per essere terreno ospitale di investimenti e nuove attività produttive industriali» e che «può ospitare imprese, creare opportunità di sviluppo e nuovi posti di lavoro», ha ribadito come «la Calabria soffre di un ingiusto gap reputazionale che il mondo della politica, come quello dell’impresa, deve assolutamente contrastare».

Infine, ha espresso apprezzamento  «per la proposta lanciata da Unindustria: “agenda Calabria” è una bussola strategica produttiva, che indica una vera sfida per la crescita industriale della Calabria ed il conseguente rilancio economico del territorio, che passa anche da un piano d’azione diverso che contempla la sinergia tra pubblico e privato, arma in più per il potenziamento dell’industria calabrese e che va sfruttato con le nostre progettualità, idee e risorse». (rcz)

Intesa tra Aba di Reggio e Commissione PO per favorire cultura delle Pari Opportunità

Favorire la promozione di iniziative congiunte volte a favorire la cultura delle pari opportunità e a valorizzare il patrimonio artistico e culturale della nostra regione. È questo l’obiettivo del protocollo d’intesa siglato tra l’Accademia di Belle Arti di Reggio Calabria e la Commissione Regionale per l’uguaglianza dei diritti e delle pari opportunità tra uomo e donna.

Il protocollo, proposto dalle commissarie Daniela De Blasio e Angela Campolo, e approvato dalla Commissione pari opportunità, rappresenta un significativo passo avanti. Grazie a questo, infatti, saranno promosse occasioni di confronto e di crescita, con l’obiettivo di incidere positivamente sulla comunità e sul territorio della Città Metropolitana di Reggio Calabria. La firma del protocollo rappresenta non solo un momento fondamentale per le due istituzioni, ma anche un’opportunità per rafforzare il legame tra arte, cultura e impegno sociale, creando sinergie che possano tradursi in progetti concreti, segnando l’inizio di una nuova fase di collaborazione a beneficio della comunità e della promozione delle pari opportunità.

L’Accademia di Belle Arti, sotto la direzione del prof. Pietro Sacchetti, e la Commissione Pari Opportunità, presieduta dalla prof.ssa Anna De Gaio, hanno infatti concordato di collaborare attivamente per sviluppare progetti che mirino a sensibilizzare la comunità su tematiche di grande attualità e importanza sociale.

Le due istituzioni si impegnano a realizzare attività formative, culturali ed educative che stimolino il dialogo e la consapevolezza sul rispetto dei diritti e sull’eliminazione degli stereotipi di genere. (rrc)

 

Il Comune di Catanzaro impugnerà il Decreto Ministeriale su vicenda Soprintendenze

L’Amministrazione Comunale di Catanzaro, guidata dal sindaco Nicola Fiorita, impugnerà il decreto ministeriale 270 del 5 settembre 2024 che, nell’ambito della riorganizzazione degli uffici periferici del ministero della Cultura, ha assegnato le funzioni del dismesso Segretariato regionale della Calabria, compresa quella di stazione appaltante, alla Soprintendenza archeologia belle arti paesaggio di Reggio Calabria sottraendola a Catanzaro.

«Una previsione illegittima – ha spiegato il primo cittadino – perché in contrasto con il Dpcm 57 del 15 marzo 2024, il quale stabilisce che la Commissione regionale per il patrimonio culturale, cui quelle stesse funzioni competono, sia presieduta dal Soprintendente Archeologia, belle arti e paesaggio competente per il territorio del comune capoluogo di Regione».
«Nelle scorse settimane, il consigliere Vincenzo Capellupo era più volte intervenuto sulla vicenda, anticipando che – ha spiegato – come Amministrazione, avremmo effettuato ogni necessaria verifica sulla possibilità di impugnare il decreto e che, in ogni caso, non avremmo lasciato nulla di intentato per evitare lo “scippo” ai danni di Catanzaro. Ebbene, quella fase si è conclusa e da qui la nostra decisione di contestare formalmente la legittimità del decreto stesso».
«È appena il caso di ribadire – ha proseguito il sindaco Fiorita – che il nostro intento è uno solo: difendere il Capoluogo di regione e le sue prerogative contro ogni tentativo politico e di parte di andare con palesi forzature nella direzione opposta. Proprio per questo ci aspettiamo che, a tutti i livelli, le rappresentanze istituzionali afferenti al centrodestra di governo facciano la loro parte e sostengano le buone ragioni di Catanzaro».
«A tutti i livelli significa – ha concluso – anche quei consiglieri regionali che dovrebbero spendere meglio e nell’interesse della città le loro energie, piuttosto che impiegarle in polemiche che appaiono tanto strumentali quanto inutili». (rcz)

L’OPINIONE / Franco Germanò e Ersilia Cedro: Al Comune di Reggio una deriva autoritaria

di FRANCO GERMANÒ ED ERSILIA CEDRO – Che il De Profundis per Reggio Calabria fosse già stato recitato lo si sapeva già, dieci anni or sono, che Reggio stia vivendo uno dei periodi più bui della propria millenaria storia, con giovani che vanno via a migliaia per costruire  il proprio futuro altrove senza far più ritorno, con attività commerciali costrette ad abbassare le saracinesche, con servizi pubblici scadenti e garantiti male ed a singhiozzo, con centinaia di milioni di euro fermi, che se investiti potrebbero cambiare volto alla Città, per la ormai conclamata incapacità gestionale-amministrativa dell’attuale governo della città, con la più totale assenza di programmazione in grado di tracciare le linee di sviluppo per gli anni a venire. In questo quadro desolante la maggioranza di centro-sinistra decide di dare uno strappo a qualsiasi regola di garanzia all’interno di Palazzo San Giorgio.

Quel che è accaduto e sta accadendo costituisce un precedente assai singolare e gravissimo. Da un lato la proposta di modificare il Regolamento del funzionamento delle Commissioni Consiliari (che sono emanazioni del Consiglio), che comprime i diritti di controllo e vigilanza dei consiglieri comunali, attraverso la quale si vorrebbe violare il diritto di ogni singolo Consigliere Comunale di poter verificare qualsiasi atto amministrativo prima del suo arrivo in aula, impedire di convocare in audizione Dirigenti, Assessori, Sindaco, Funzionari per l’approfondimento e la richiesta di chiarimenti sulle questioni poste all’ordine del giorno, dall’altro si vorrebbe vietare addirittura il diritto di rendere pubblico ciò di cui si discute in Commissione.

Un bavaglio di sovietica memoria nei confronti dei Consiglieri Comunali e dei giornalisti.

Ma se ciò non bastasse, i Consiglieri di centrodestra sono stati letteralmente buttati fuori da Palazzo San Giorgio, impedendo loro di tenere, dentro la sede istituzionale, la conferenza stampa per denunciare la gravità di quanto stesse accadendo.

Il sindaco e la sua maggioranza hanno scambiato la casa di tutti noi reggini per la loro proprietà privata e le loro decisioni autoritarie, che ledono diritti costituzionali e di legge riconosciuti ai rappresentati istituzionali, per “atti legittimi”.

Falcomatà e i suoi “compagni di sventura”  hanno oltrepassato ogni limite della decenza istituzionale, evidenziando, con il loro modus operandi, la volontà di porre il “bavaglio” a chiunque osi mettere il naso nei loro atti, Consigliere, giornalista o semplice cittadino che sia, manifestando evidenti limiti politici ed un’accentuata propensione alla totale mancanza di trasparenza che si configura con la palese volonta’ di “nascondere” il loro operato amministrativo.

Bene hanno fatto i Consiglieri Comunali di centrodestra a manifestare tutto il loro disappunto ed il loro sdegno verso questa deriva autoritaria, chiedendo al Prefetto di essere ricevuti.

Fratelli d’Italia è accanto ai Consiglieri, li sostiene e li sosterrà in questa battaglia di di democrazia, di trasparenza e di verità attivando ed informando sin da subito i propri canali istituzionali governativi.

Il momento è decisivo e non c’è e non ci sarà spazio politico per chi dovesse ritenere che tutto ciò non sia da considerare importante.

[Franco Germanò e Ersilia Cedro sono rispettivamente Responsabile FDI Enti Locali e Rapporti con i Partiti e presidente Fdi Reggio]

L’OPINIONE / Francesco Assisi: No a discrimini tra Centro e Marina nel rilancio della città di Catanzaro

di FRANCESCO ASSISI – Esprimo una certa preoccupazione per quanto emerso ieri, durante il confronto tra l’on. Antonello Talerico e il consigliere Gianni Parisi, neo membro della maggioranza Fiorita, poiché dalle (a dire il vero poche) argomentazioni formulate da quest’ultimo è apparso evidente l’intento speculativo di questo nuovo corso dell’amministrazione.

In buona sostanza, il consigliere Parisi, risultando quale fiduciario e longa manus di tutti i signorotti della Catanzaro bene, ha palesemente e sfrontatamente annunciato degli interventi finalizzati ad investire sul centro della città ma, al contempo, pregiudizievoli per i residenti e, in genere, per i frequentatori del quartiere Marina.
Interrogato da Talerico su quali fossero i punti programmatici elaborati per il rilancio di tutta la città, il bravo contabile prestato alla politica ha snocciolato, peraltro senza grande chiarezza e precisione, interventi a sostegno unicamente del centro storico, quali maggiori collegamenti con l’università e l’aumento delle strisce bianche, mentre per il quartiere marinaro ha anticipato solo la volontà di procedere all’installazione delle strisce blu per eliminare quello che, a suo dire, è un ingiusto privilegio! Tutto questo con il chiaro intento di spostare il baricentro del mondo studentesco, che ormai si è focalizzato a sud della città, verso la zona centrale al fine evidente di valorizzare il patrimonio immobiliare dei suoi amici della “Catanzaro che conta”.
Ma come si può pensare di rilanciare l’economia di una città capoluogo di regione puntando solo su una zona circoscritta? Catanzaro è una sola e deve progredire all’unisono. Quanto alle strisce blu, le stesse hanno senso in un centro storico che purtroppo non ha molti parcheggi, anche al fine di limitare soste troppo prolungate. Al contrario, i parcheggi a pagamento nel quartiere marinaro, ne mortificherebbero definitivamente l’attrattività turistica, già compromessa dalla grave carenza di strutture e servizi adeguati.
La verità è che Parisi e compagni, quando escono dal centro storico devono impostare il navigatore, non sapendo neanche dove si trovino e come stiano le periferie, per non parlare del fatto che d’estate non vivono quello che dovrebbe essere il maggiore polo turistico della città preferendo le spiagge di Montepaone e Soverato.
Per quanto mi riguarda, mi batterò sempre contro tali atteggiamenti e scelte discriminatori nei confronti della Marina e, in generale, dei quartieri periferici, confidando nel contributo dei miei colleghi consiglieri comunali, anche di quelli che attualmente sono in maggioranza, che conoscono davvero e intendono affrontare, con impegno e serietà, le problematiche di queste zone. (fa)
[Francesco Assisi è consigliere comunale di Catanzaro]

PILLOLE DI PREVIDENZA / Ugo Bianco: Accredito dei contributi per la maternità obbligatoria

di UGO BIANCOLe lavoratrici che sono diventate madri al di fuori di un rapporto di lavoro possono richiedere l’accredito figurativo dei contributi previdenziali. Questo diritto può essere esercitato indipendentemente da quando si è verificato l’evento, sia prima che dopo l’inizio di un’attività lavorativa.

A stabilirlo è l’articolo 25 comma 2 del decreto legislativo n.151/2001 che offre l’opportunità alle lavoratrici dipendenti di perfezionare i requisiti pensionistici con ulteriori 5 mesi di contribuzione per ogni figlio/figlia. Il periodo accreditato vale sia per il diritto che per la misura in tutte le prestazioni pensionistiche d’invalidità, di vecchiaia e per i superstiti. La circolare INPS n. 102 del 31 maggio 2002, integrata successivamente dalla n. 61 del 26 marzo 2003, ha introdotto importanti novità sul tema. Esaminiamo i requisiti principali, offrendo una panoramica delle condizioni da rispettare. 

Chi può fare domanda?  

Hanno diritto all’accredito le lavoratrici iscritte: al Fondo Pensione Lavoratori Dipendenti (FPLD): dipendenti private; domestiche e agricole;  alle forme di previdenza sostitutiva: fondo telefonici, elettrici, trasporti, volo e ferrovieri;  alle forme esclusive dell’Ago: stato, enti locali, aziende ospedaliere, camere di commercio, uffici giudiziari e insegnanti.

Quando avviene l’accredito? 

La maternità, composta da due mesi prima e tre mesi dopo del parto, viene valorizzato qualora si verificano le seguenti condizioni: il periodo interessato non è coperto da altri tipi di contribuzione (obbligatoria, volontaria o figurativa); in presenza di contribuzione figurativa da disoccupazione, coincidente con il periodo di maternità, si cambia il “titolo” dell’accredito. Contrariamente alla contribuzione della prima prestazione, la seconda è valida anche per la pensione anticipata; in presenza di contribuzione di lavoro subordinato o autonomo occorrono almeno 5 anni di versamenti da lavoro dipendente in tutto l’arco della vita lavorativa. 

Nel caso di lavoratrici agricole l’articolo 7 commi 9 e 12 della legge n. 638 del 11 novembre 1983 stabilisce che il requisito del quinquennio di contribuzione effettiva è valido in presenza di almeno 5 anni di iscrizione negli elenchi agricoli ed un minimo di 1350 giornate di contribuzione obbligatori (270 gg x 5a).                       

Per ultimo si precisa che il diritto al predetto accredito vale anche per le nascite avvenute all’estero. Oltre ad essere richiesto dai superstiti, qualora il dante causa avesse maturato i requisiti di legge.  (ub)

[Ugo Bianco è presidente dell’Associazione Nazionale Sociologi – Dipartimento Calabria]

 

L’OPINIONE / Filippo Veltri: Se il Pci lo difende un attore

di FILIPPO VELTRI – «Ai tempi di Berlinguer c’era la fatica e la lotta per realizzare dei sogni. La società sembrava trasformabile, grazie al rapporto tra persone e i rappresentanti del popolo, che non erano lì a vendere nulla o sé stessi, come spesso succede oggi, ma ad ascoltare volontà e bisogni. Berlinguer era un segretario che ascoltava, nel Pci c’era una ricchezza di punti di vista, si cercava la linea comune. Oggi l’unica strategia è recuperare questa condizione collettiva’».

Parole e musica non di un vecchio dirigente del Pci (ce ne sono ancora in vita… ce ne sono e stanno muti!) ma di un attore, Elio Germano, che interpreta Enrico Berlinguer nel film di Andrea Segre “Berlinguer – La grande ambizione”, in uscita nelle sale italiane il prossimo 31 ottobre e presentato in anteprima alla Festa del cinema di Roma.

E per chiarire in maniera definitiva come stanno le cose Germano ha aggiunto, in risposta ad una domanda sul fallimento dell’ideologia comunista: «È fallita quella che ha dato vita ai totalitarismi. L’idea del Pci italiano di un socialismo nella democrazia che rende i diritti eguali per tutti e’ altra cosa. È l’unica forma di sicurezza possibile: se la ricchezza viene distribuita che bisogno c’e’ di rubare? Si è cercato di cancellare una storia che sembra quasi dimenticata».

Sarebbe dunque giunta l’ora che il bravissimo Elio Germano cambi lavoro: a sinistra c’è bisogno di lui! (fv)