«Per il 2024 si prevede un rallentamento, con un calo degli investimenti che dovrebbe aggirarsi intorno al 7,5%, nonostante la grande spinta (si prevede un aumento intorno al 20%) dettata dalle opere pubbliche, sulle quali è necessario accelerare per centrare gli obiettivi Pnrr soprattutto nella nostra Regione». È quanto ha denunciato Simone Celebre, segretario generale di Filla Cgil Calabria, commentando i dati del settore edile in Calabria.
«Il calo negli investimenti è la diretta conseguenza – ha spiegato – del mancato apporto espansivo della manutenzione straordinaria di cui tanto ha bisogno la regione Calabria, che rappresenta il 40% del mercato e risente della cessazione del meccanismo della cessione del credito/sconto in fattura».
«Un trend positivo che, purtroppo, stante alle previsioni, dovrebbe rallentare nel corso di quest’anno», ha detto Celebre, spiegando come «dai dati in nostro possesso, per quanto riguarda gli ultimi 12 mesi, emerge la fotografia di una filiera in buona salute».
«Il numero di imprese attive in Calabria – ha illustrato – è cresciuto fino a toccare quota 3798 a fine anno, in aumento sul 2021 del 18,12%, il numero dei lavoratori è cresciuto fino ad arrivare a 15.932 addetti, con un aumento del 29,48% rispetto al 2021. Anche il numero delle ore lavorate ha registrato un considerevole aumento arrivando a 22.534.215 con un aumento del 49,9% rispetto al 2021. Un aumento delle ore lavorate, frutto di normative a livello nazionale che hanno aiutato il settore (Superbonus 110 %, Durc di congruità), che ha fatto si che la Calabria raggiungesse le prime posizioni per tasso di crescita in Italia. Un ritmo di crescita più che considerevole ma che, a nostro parere, ha bisogno di essere sostenuto efficacemente».
«A livello locale, la provincia più ricca di imprese attive nel settore delle costruzioni è Catanzaro (1299), in crescita del +8,16% rispetto al 2021. Seguono poi Cosenza con 1252 imprese attive, +17,82% sul 2021, Reggio Calabria con 815 imprese attive, con un incremento del 21,79% rispetto al 2021 – ha detto ancora il sindacalista –. In uno scenario dominato sempre più da una domanda “green”, gli incentivi messi in campo in questi anni hanno prodotto questi numeri e un aumento della richiesta di figure esperte nello sviluppo di strategie ecosostenibili, nella progettazione green, nella limitazione dei consumi energetici e delle emissioni di CO2».
A livello generale, «anche il 2023 si è concluso all’insegna della crescita per il settore delle costruzioni – ha detto – mentre per il 2024 si prevede un rallentamento degli investimenti. Il settore edilizio l’anno scorso ha registrato una costante espansione per il terzo anno consecutivo, con un aumento annuo del 5% nei livelli produttivi».
«Una crescita dovuta soprattutto agli investimenti – ha concluso – nella riqualificazione abitativa, agli incentivi fiscali e al settore delle opere pubbliche, influenzate positivamente dal Pnrr e dalla chiusura dei fondi strutturali 2014-2020. In soli tre anni, gli investimenti nel settore delle costruzioni sono cresciuti di circa 75 miliardi, recuperando una considerevole parte del gap produttivo causato dalla crisi ultradecennale, che aveva comportato una perdita di 92 miliardi». (rcz)