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CONFLENTI (CZ) – Il vescovo Parisi celebra il pontificale nel giorno della festa della Madonna della Quercia di Vigora

«Siamo chiamati, da credenti, a servire la comunità degli uomini con una fede matura, capace di esprimere tutta la sua forza attrattiva. Come quella che stiamo vedendo anche in questi giorni a Conflenti: la capacità tipica di Maria di unire, di aggregare la comunità. Davanti a Maria, noi ci troviamo come coloro che ricevono dalla Madre l’indicazione della Via che è Gesù Cristo. Il Bambino non sta “imprigionato” tra le braccia della Madre, perché l’atto di Maria è quello di consegnare il Figlio al mondo, di donarcelo tra le mani». Così il vescovo di Lamezia Terme monsignor Serafino Parisi che ha presieduto il solenne pontificale nel giorno della festa della Madonna della Quercia di Visora, al Santuario Diocesano di Conflenti.

Richiamando la liturgia della Parola della ventunesima domenica del tempo ordinario, il presule si è soffermato sul tema dell’autorità «un tema che a volte, furbescamente, vorremmo riservare ad alcuni, a una cerchia ristretta. E invece è una questione che interpella tutti noi: riguarda te che sei padre, te che sei madre, te che sei a capo di un ufficio, tutti noi che prima o poi siamo chiamati a confrontarci con questa responsabilità. Quando sei chiamato ad esercitare la tua autorità, per prima cosa rimani servo: è questo il punto di forza che, come credenti, dobbiamo testimoniare alla comunità degli uomini. “Ha abbassato i potenti dai troni, ha innalzato gli uomini. Ha ricolmato di beni gli affamati, ha rimandato a mani vuote i ricchi”. Le parole di Maria nel Magnificat, la pagina delle Beatitudini, rappresentano la logica di Dio: i più piccoli, i più fragili, gli ammalati, gli ultimi, coloro che hanno bisogno di maggiore cura e attenzione da parte nostra, sono coloro che portano sulla loro debolezza la nostra umanità. Diceva don Tonino Bello: sono loro che alimentano l’economia sommersa della Grazia. Sono loro a servizio dell’umanità. È questa l’idea di autorità che, come cristiani, dobbiamo testimoniare nel mondo».

Il vescovo Parisi ha parlato del dramma di una società «in cui manca sempre più la consegna, il passaggio generazionale. Il passaggio generazionale è importantissimo perché rappresenta la consegna del sapere, delle tradizioni, della cultura. Troppo spesso oggi chi ha la responsabilità di formare ed educare rinuncia a questo compito, non lo vive più. Se come scuola, come Chiesa, come genitori rinunciassimo a questo compito, faremmo un danno enorme a tutta la società. Non si tratta di imporre regole ferree, ma di accompagnare» L’autorità, dunque, è nell’immagine della paternità di Dio «e il segno d’amore più grande del Padre è quando chiede al Figlio di prendere su di sé la Croce e il Figlio di Dio offre la propria vita perché l’umanità possa comprendere quanto è amata dal Padre. La forza del nostro servizio come credenti è mettersi al servizio del bene dell’altro».

«Se vogliamo che la proposta cristiana possa essere ancora oggi “anima” per il mondo – ha proseguito Parisi – se vogliamo servire il mondo con l’autorevolezza della parola di Gesù che salva, dobbiamo tornare a parlare da innamorati di Gesù Cristo: parlare di Gesù come uno che fa parte della mia vita, con il quale dialogo, il mio amico, il mio fratello, la Persona sulla quale mi appoggio e che nella prova è la mia speranza».

«Auguro a tutta la comunità diocesana di Lamezia Terme – ha concluso il vescovo di Lamezia – ai pellegrini che in questi giorni stanno venendo dai Comuni vicini, a quelli lontani che oggi sono qui con il pensiero di fronte all’immagine della Madonna, che Maria di Nazareth, che ha fatto del servizio la sua vita e la sua forza attrattiva, insegni a tutti noi ad andare nel mondo per incidere un solco di speranza. Il metro del nostro servizio sia questo: l’amore, la gioia, la speranza che immettiamo nel mondo, giorno per giorno, per servire l’umanità e la storia con la forza del Vangelo». (rcz)