Quella del Museo della Liquirizia Amarelli, inaugurato nel 2001 ed al quale nel 2004 è stato dedicato un francobollo e che nel 2012 il Ministero per i Beni e le attività culturali ha dichiarato di rilevante interesse storico nazionale, resta a distanza di più di 20 anni una delle intuizioni più felici ed efficaci. Con la sua innovativa capacità narrativa resta a tutt’oggi un’esperienza all’interno della plurisecolare esperienza imprenditoriale e familiare.
È, questo, uno dei passaggi dell’intervento di Pina Amarelli, la prima donna in Calabria ad essere insignita del riconoscimento di Cavaliere del Lavoro, intervistata nei giorni scorsi dall’agenzia di marketing Best Diffusion.
Se l’Enciclopedia britannica ha classificato la lavorazione della liquirizia con il metodo Amarelli la più buona al mondo, con l’identità la plurisecolare esperienza familiare e imprenditoriale continua a promuovere l’immagine della Sibaritide, di Corigliano – Rossano e della Calabria come destinazione turistico-culturale perché alcova di Marcatori Identitari Distintivi (Mid).
Quando siamo partiti nel 2001 – ha ricordato Pina Amarelli nel suo racconto – i musei d’impresa si contavano sulle dita di una sola mano. Fu una visione lungimirante. Tant’è che oggi quelli aderenti alle Rete sono più di 130 e suscitano tanto interesse tra i giovani perché in queste realtà possono non solo ripercorrere la storia produttiva di un’azienda e del suo territorio ma possono coglierne anche il processo evolutivo.
È proprio l’aderenza allo schema produttivo, l’aggiornamento costante delle tecniche di lavorazione e delle diverse sperimentazioni che si applicano per tutelare l’autenticità e la genuinità del prodotto che fanno del Museo della Liquirizia Giorgio Amarelli un esempio da esportare.
Dalla celebre incisione dell’Abate di Saint-Non, disegnatore, umanista, archeologo, mecenate e viaggiatore francese, raffigurante il concio, cuore della produzione della liquirizia rossanese, tratta dal Voyage pittoresque ou description des Royaumes de Naples et de Sicilie (1786) ed oggi custodita nelle teche del Museo, agli strumenti agricoli che venivano utilizzati all’epoca; dalle presse che davano formano ai vari tipi di liquirizia, alla riproduzione di un bancone e di un ufficio. Dalla prima sala, quella del passato, dove si fa vedere il mondo prima dell’arrivo della corrente elettrica, dove tutto era manuale; per finire alla seconda sala, quella del presente che racconta dall’arrivo delle prime macchine fino alla contemporaneità. Tutto il mondo del Museo Amarelli si visita solo con una guida – ha sottolineato ancora Pina Amarelli – perché è la narrazione che emoziona il visitatore.
Per riascoltare l’intera puntata è possibile consultare il podcast della trasmissione al link https://www.youtube.com/watch?v=XwWwXK2Lut0. (rcs)