Fino a quando i calabresi dovranno sopportare nel servizio pubblico (pagato dai contribuenti) le farneticanti dichiarazioni del giornalista Corrado Augias a proposito della Calabria. Non è la prima volta, speriamo che gli sia più data l’opportunità di perpetrare nelle gratuite offese che non risparmia ai calabresi. Ieri su Rai 3, nel programma Quante storie” ha ribadito quanto scritto qualche mese fa nella sua rubrica delle lettere su Repubblica: «la Calabria non è una terra normale, è una regione dove la criminalità coincide spesso con la restante società e anche con le istituzioni».
L’occasione è venuta quando gli è stato chiesto un commento sulla nuova clamorosa inchiesta giudiziaria del procuratore capo di Catanzaro Nicola Gratteri. E Augias non si è smentito: «La Calabria è purtroppo una terra perduta, questa inchiesta e anche il maxi processo in corso, del quale i media non hanno parlato a sufficienza, lo dimostrano».
Il conduttore Giorgio Zanchini prova a interromperlo: «è una frase tremenda dire ‘la Calabria è una terra perduta’…», ma Augias replica senza scomporsi: «è la mia opinione personale, dunque vale poco, vale quello che vale, è un sentimento, non un’affermazione politica. Io ho il sentimento che la Calabria sia irrecuperabile. L’ho visto anche in occasione delle ultime elezioni, loro avevano un candidato ottimo, un impreditore calabrese, forte, che resta lì nonostante i rischi che corre, che dà lavoro: lo hanno escluso, hanno eletto un’altra persona la quale poi sfortunatamente è mancata. Detto questo, le inchieste di Gratteri vanno seguite con attenzione. Nicola Gratteri è calabrese, un altro uomo che è voluto restare in Calabria, fa una vita d’inferno, vive con 4 carabinieri intorno, quando va a zappare l’orto, il suo piccolo orto, la domenica ha 4 carabinieri agli angoli con i mitra, una vita che nessuno vorrebbe fare…». Il riferimento a Pippo Callipo e alla presidente Jole Santelli è fin troppo evidente, ma Augias non li nomina pur conoscendo bene i nomi. La sua avvelenata opinione personale, però, offende i vivi e i morti e fa indignare i calabresi, perché trasuda di pregiudizi che rasentano un malcelato disprezzo, se non qualcosa di peggio.
Solo la deputata Wanda Ferro ha avuto il buon gusto di replicargli. «È forse il momento – ha detto la parlamentare catanzarese – di chiarire che essere di sinistra non equivale ad avere la licenza di esprimere qualunque genere di offesa razzista su un popolo onesto, laborioso e dignitoso come quello calabrese. Non può essere concesso ad un ex parlamentare europeo del Pds ed intellettuale di riferimento del centrosinistra di utilizzare espressioni razziste e impregnate di odio etnico. Parole che se fossero state pronunciate da un politico di centrodestra avrebbero determinato, giustamente, il linciaggio mediatico e l’indignazione del mainstream. Non mi aspetto, naturalmente, tanta onestà intellettuale da chi accetta con il sorriso che la moglie del presidente Trump venga definita una escort nel corso di una trasmissione Rai. Eppure le analisi tardo-lombrosiane da quattro soldi dispensate dal recidivo Augias, che ha già avuto modo di affermare che la società calabrese e le sue istituzioni coincidono con la criminalità, non possono passare sottotraccia. Perché mortificano e insultano la Calabria vera, quella delle persone oneste, di chi ogni giorno lavora per produrre ricchezza e lavoro, di chi fa eccellenza, di chi fa cultura, di chi studia, di chi fa ricerca, di chi fa buona sanità, di chi è schierato in prima linea nella difesa della legalità, di chi ha il coraggio di fare politica e amministrare in una realtà difficile, tenendo le mani pulite e la schiena dritta. C’è chi come Augias pronuncia sentenze di morte dal suo comodo salotto, e chi lavora per il riscatto di una terra a cui la natura ha fatto doni meravigliosi, ma che ha la sua più grande ricchezza nella bellezza e nell’orgoglio della sua gente». (rrm)