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La manifestazione a Reggio contro la zona rossa

Da oggi tutta la Calabria è “zona rossa”. Indignazione, proteste, scontri a Reggio

Da oggi, per quindici giorni, la Calabria è diventata “zona rossa”: si ferma quasi tutto, chiudono bar, ristoranti, locali, con eccezioni di generi alimentari e di prima necessità, tabaccherie e farmacie, parrucchieri e librerie e altri esercenti che non si sa se definire miracolati o sfortunati. Di certo c’è una grande indignazione in tutta la regione e sono molte le prese di posizione contro una decisione che a troppi sembra esagerata e vistosamente sbagliata. In realtà, il ragionamento non fa una piega: visto il crescere in modo esponenziale del numero di positivi e di ricoveri, se non si attuano misure di antiassembramento, è facile prevedere un’esplosione di contagi e una richiesta di assistenza ospedaliera che la regione non è assolutamente in grado di offrire. Ragioniamo con serenità: nessuno, crediamo, ha voglia di vedere i malati fuori degli ospedali accampati in barelle o tende di fortuna in attesa di accedere alla terapia intensiva. E se ci fosse la necessità di soccorrere un numero elevato di malati covid, in gravi condizioni, la fragile struttura della sanità regionale scoppierebbe nel giro di qualche giorno.

Ciò non toglie che l’indignazione è giustificata, ma va respinta ogni forma di violenza (a Reggio, ieri sera in piazza Italia dopo una manifestazione di protesta ci sono stati disordini e scontri con le forze dell’ordine). Ma è più giustificata l’indignazione verso i guasti di dieci anni di commissariamento della sanità che l’infame decreto appena prorogato dal Consiglio dei ministri vuole continuare a imporre ai calabresi. È schiumante di rabbia l’ex presidente della Regione Calabria Pino Nisticò, illustre scienziato di caratura internazionale, in questi giorni in Calabria: «Non abbiamo bisogno di commissari – ha detto a Calabria.Live –, di gente incompetente e incapace di capire quali sono le reali esigenze della sanità in Calabria. Abbiamo grandi manager nella nostra terra che sarebbero in grado di fare cose egregie e rimettere in sesto la disastrata sanità calabrese. Invece la Calabria sta esplodendo grazie a questi pseudocommissari che non sono nemmeno laureati in Medicina e quindi non capiscono nulla dei bisogni dei pazienti e del loro benessere psichico e fisico. Costoro hanno rovinato il sistema sanitario anche mortificando docenti universitari, primari, dirigenti che in altre regioni e all’estero sono molto apprezzati. Basti pensare alla bocciatura della proposta avanzata dal Rettore dell’Università Magna Graecia, De Sarro, un farmacologo di fama internazionale, di trasformare Villa bianca in una struttura d’eccellenza anti-covid. Una struttura che era immediatamente disponibile e pronta a entrare in funzione. Sarebbe diventata Villa Bianca lo Spallanzani della Calabria, con funzioni non solo di assistenza e cura anticovid, ma anche di ricerca scientifica ad altissimo livello.Non se n’è fatto niente grazie al commissario Zuccatelli. E adesso ci voglio di nuovo riproporre altri tre anni di commissariamento? Ma la Regione deve reagire, i calabresi devono far sentire la propria rabbia e il proprio sconcerto su questa palese mortificazione che di certo non aiuta a superare la crisi».

Molte, moltissime le prese di posizione contro il lockdown parziale che colpisce la Calabria. Il sindaco di Trebisacce, Franco Mundo, ha fatto una delibera di Giunta che autorizza il ricorso amministrativo contro la chiusura della Calabria a seguito della dichiarazione di “zona rossa”. «Non possiamo accettare – ha dichiarato il sindaco Mundo – di subire passivamente quella che è di fatto una profonda ingiustizia che va a penalizzare oltre ogni dire la nostra regione e i suoi cittadini. In questi mesi come sindaci ci siamo battuti con ogni mezzo per tutelare la salute dei cittadini di fronte all’espandersi dell’epidemia, abbiamo imposto misure e utilizzato risorse comunali. Ora non possiamo pagare prezzi altissimi sebbene in Calabria i contagi siano molto limitati. Sono altre le soluzioni che vanno applicate ad un problema certamente reale, che non è solo quell’emergenza Covid-19, ma fa riferimento all’intera situazione del sistema sanitario calabrese, inadeguato oggi esattamente come lo era nel momento in cui è stato commissariato, anni fa. La Calabria dovrebbe essere posta non tanto in zona rossa, ma al primo posto per l’accesso ad interventi che vadano a risolvere concretamente un problema atavico che oggi si manifesta con tutte le sue conseguenze, sui lavoratori, stremati dai sacrifici richiesti, e sui pazienti a cui viene ricordato per l’ennesima volta, loro malgrado, di essere cittadini italiani di serie B. È tempo di dire basta e di manifestare con risolutezza il nostro dissenso.
«Oggi non possiamo più pagare le conseguenze di una gestione politica disastrata e disastrosa, né le inadempienze e gli errori sia degli anni passati, ma anche di questi ultimi otto mesi che non hanno portato ad alcuna soluzione dei problemi. In questa chiave deve essere letta l’impugnazione dell’Ordinanza del Ministro Speranza che abbiamo deliberato come Comune di Trebisacce. Chiediamo garanzie e giustizia sanitaria per la nostra terra, e lo faremo in tutte le sedi possibili, cosi come abbiamo fatto e stiamo facendo per l’ospedale di Trebisacce».

Ci va pesante il consigliere regionale della Lega Pietro Molinaro: «Noi calabresi sappiamo bene i limiti del sistema sanitario regionale! E sappiamo anche che le responsabilità della situazione, da una decina d’anni, sono in mano ai Governi che hanno commissariato la sanità calabrese. Anche la gestione dell’ultimo commissario governativo Cotticelli ha brillato per inconcludenza, ammessa dallo stesso Governo. Ma nonostante questo, osservando il quadro dei dati nazionali sull’emergenza Covid, c’è l’impressione che non sia giustificato l’inserimento della Calabria nella zona rossa. Siamo ancora in attesa che il Ministro Speranza pubblichi l’Ordinanza che dovrà spiegare i motivi per cui la Calabria è stata inserita nella zona rossa, ma  – sostiene l’esponente politico – il dubbio che il Governo abbia operato una forzatura con danni sproporzionati per i cittadini calabresi è forte! Ed è altrettanto forte il dubbio che dietro questa decisione vi siano le spinte dei partiti di Governo che voglio rinviare, al più tardi possibile, le elezioni del Presidente della Regione e del Consiglio Regionale. Le esigenze elettorali di PD e M5S sarebbero state anteposte agli interessi dei calabresi! Vedremo che cosa scriverà il Ministro Speranza nella sua Ordinanza e vedremo le fantomatiche evidenze scientifiche a cui ha fatto riferimento Conte nella conferenza stampa di ieri sera! E tutto sarà chiaro!».

E il presidente della terza Commissione Sanità al Consiglio regionale Baldo Esposito – ha fatto notare che “nella giornata di ieri (guarda caso, la stessa in cui la Calabria, in base a non meglio chiariti criteri, veniva dichiarata ‘zona rossa’, a differenza di tante altre regioni, in cui l’indice r.t. è più elevato!), il Consiglio dei Ministri ha deliberato quella che, più che una proroga dell’ormai pluridecennale commissariamento (che già non sarebbe stata giustificata), è una totale usurpazione di tutte le competenze regionali, al fine di esautorare completamente la Regione dalla materia sanitaria, attribuendo poteri spropositati al commissario ad acta ed avocando al Ministro della Salute tutte le nomine dei vertici delle aziende.
«In pratica – prosegue l’esponente politico – il Governo (che da oltre 10 anni persiste nel nominare commissari che hanno fatto lievitare l’enorme disavanzo, peggiorando i L.E.A., senza apportare alcuna miglioria in termini di strutture sanitarie e personale medico e para-medico!), farà gravare sul Bilancio regionale oltre a tre sostanziosissimi stipendi (per il commissario 2 sub-commissari – melius abundare quam deficere! -), anche gli ulteriori ingentissimi oneri destinati  a 25 ‘prescelti’, tra dirigenti ed amministrativi, che formeranno  l’elefantiaca struttura che opererà alle dirette dipendenze del plenipotenziario ‘super-mega commissario’ (di fantozziana memoria!), che, addirittura potendo impartire ordini e direttive al dirigente generale ed ai dirigenti degli uffici del Dipartimento Tutela della salute della Regione Calabria, si occuperà della completa gestione della sanità regionale, in tutti i suoi aspetti, nessuno escluso, compresa anche ogni competenza in materia di edilizia sanitaria, che sarà devoluta al commissario straordinario per l’emergenza Covid, Domenico Arcuri il quale (pur avendo notoriamente dimostrato una quasi totale incapacità gestionale e manageriale, occupandosi – male! – di approvvigionamento di mascherine, respiratori ed arredi scolastici) verrà catapultato, d’imperio, nella gestione della sanità calabrese.

«A fronte di questo spropositato potere, affidato ad un unico soggetto, di nomina esclusivamente politica, alla Regione è stato riservato soltanto l’obbligo di pagare gli stipendi e di mettere a disposizione del Commissario ad acta e dei Commissari straordinari, il personale, gli uffici ed i mezzi necessari all’espletamento dei relativi incarichi, utilizzando le risorse umane, strumentali e finanziarie disponibili. Se probabilmente – per ragioni ed interessi squisitamente politici!-  verranno rispettati i termini per l’avocazione, in capo al Ministro della Salute, di tutte le nomine negli enti del servizio sanitario regionali (in pieno periodo di campagna elettorale!), ho molti dubbi che lo stesso possa accadere per i termini previsti per i vari adempimenti a carico del Commissario che, entro 60 giorni, dovrebbe adottare gli atti aziendali, il programma operativo Covid ed il Piano triennale straordinario di edilizia sanitaria e di adeguamento tecnologico della rete di emergenza, della rete ospedaliera e della rete territoriale della Regione!»

Ancora, secondo Baldo Esposito: «Non era certamente questo il percorso immaginato dalla governatrice Santelli che, nel breve periodo di reggenza regionale, aveva affrontato con decisione la problematica sanitaria, auspicando una fattiva interlocuzione con il Governo centrale e rivendicando, per la sua Calabria, il diritto ad una sanità da Paese civile, senza alcuna velleità di ‘guerreggiare’, ma anzi sottolineando l’assoluta sintonia tra Regione e Governo nazionale, durante la gestione della fase Covid, al fine di evidenziare come non possano esserci divisioni strategiche e strumentali, davanti a un diritto fondamentale come la salute. Del resto, è notorio che, già da molti mesi, la Regione avrebbe potuto dare corso alle nomine dei commissari delle aziende sanitarie ed ospedaliere, ma non lo ha fatto, durante l’emergenza sanitaria, non certo perché la Presidente non ne avesse le capacità o perché non esistessero figure di soggetti idonei a ricoprire quei ruoli, bensì perché aveva creduto che, finalmente, fosse arrivato il momento di fare effettivamente cessare questa ‘giostra’ politica, consumata sulla pelle dei calabresi, per collaborare lealmente con il Governo centrale, ognuno nel proprio ruolo istituzionale. Questa è stata la linea seguita, anche dopo la dipartita della Governatrice, allorché comunque non si è proceduto alle nomine, ancora possibili, in attesa delle decisioni del Governo, che si auspicava sarebbero state improntate alla tutela dei diritti dei calabresi, anziché a meri calcoli di opportunismo politico, per come invece è avvenuto«.

«Peraltro, come è già stato ricordato da qualcuno, il precedente decreto ‘Sanità Calabria’, che era meno stringente di quello approvato ieri, aveva passato il vaglio della Corte Costituzionale solo in quanto misura temporanea, per cui il nuovo decreto appare incostituzionale, oltre che anti-democratico. Pertanto – rilancia Esposito – per come ha già dichiarato il presidente f.f. Spirlì, come Regione Calabria adotteremo ogni idonea iniziativa, in tutte le sedi, contro quello che è un vero e proprio abuso del Governo centrale, nei confronti della Calabria, che, in un momento critico a causa della pandemia in atto, rischia di spingere definitivamente nel baratro l’intero sistema sanitario calabrese, ancora una volta sacrificato sull’altare degli accordi politici e delle convenienze elettorali, che hanno probabilmente determinato anche la discutibilissima scelta del Governo di collocare la Calabria, che presenta parametri di contagiosità più bassi di altre regioni italiane, tra le ‘zone rosse’, in esecuzione di una vera e propria manovra di ‘accerchiamento’ della sanità calabrese, in cui l’impennata improvvisa ed immotivata dell’allerta sanitaria doveva bilanciare e giustificare l’adozione della scellerata misura di commissariamento, deliberata nella stessa giornata di ieri».

«Tale atteggiamento – sottolinea Esposito – conferma la palese lontananza dei palazzi romani dalla realtà sanitaria calabrese, in cui ogni giorno operano medici e para-medici di assoluto livello che, con i loro sforzi indefessi, sono riusciti a contenere egregiamente la prima ondata del virus, rendendo la Calabria una delle regioni più virtuose. All’uopo, voglio pubblicamente ringraziare, anche da medico, tutti gli operatori della sanità calabrese e, in particolare, quelli dell’Azienda ospedaliera ‘Pugliese-Ciaccio’ di Catanzaro (dove vengono processati oltre i 50% dei tamponi di tutta la Calabria!) che, con l’avvento dell’emergenza Covid, stanno ancor più subendo le nefaste conseguenze dell’inettitudine delle scelte del Governo, che è l’unico responsabile dello sfascio della sanità calabrese, avendo da oltre 10 anni, esautorato la Regione di ogni sua competenza in materia, affidando il timone di una nave, sempre più sgangherata, ad illustri comandanti, arrivati da chissà dove, che avrebbero dovuto risanare la sanità calabrese, senza neanche conoscere la strada da percorrere per raggiungere il ‘Pugliese-Ciaccio’ di Catanzaro, o il ‘Bianchi-Melacrino-Morelli’ di Reggio Calabria, o l’’Annunziata’ di Cosenza!.

«Del resto, se si rivelassero esatte le indiscrezioni sulla scelta del futuro commissario ad acta (che potrebbe essere un soggetto, organico al PD, già designato dai palazzi romani per un importante incarico commissariale nella sanità calabrese) – conclude il consigliere regionale Esposito – l’occupazione manu militari della sanità calabrese sarebbe completata». (rp)

Il video di Luigi Palamara: