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Dalla città unica all’unione dei comuni il prodotto non cambia: Un ricordo di Beniamino Andreatta

di FRANCO BARTUCCIAi fini dell’integrazione e tutela del territorio dell’Università della Calabria e del suo sviluppo la nuova proposta avanzata dai promotori del “No” in merito, attraverso il referendum consultivo, alla fusione o meno dei tre comuni di Rende, Cosenza e Castrolibero in città unica, con la proposta di misurarsi sulla idea della “unione dei tre Comuni” interessati a creare un servizio unitario sui trasporti, rifiuti, attività sociali, ambiente e fiscalizzazione, non va certamente nella direzione di creare quella “Grande Cosenza”, auspicata dai componenti del Comitato Tecnico amministrativo, presieduto dal Rettore Beniamino Andreatta, con l’insediamento della cittadella universitaria a Nord di Cosenza sui territori dei comuni di Rende e Montalto Uffugo, di cui alla delibera degli atti amministrativi del 31 luglio 1971.

Questo perché testardamente i promotori dell’unione dei comuni continuano a tenere fuori da ogni considerazione l’inserimento del territorio del comune di Montalto Uffugo, che in località Settimo, confinante con il territorio del comune di Rende, per effetto proprio dell’omonimo fiume, ci sono circa cinquanta ettari di terreno vincolato per opere universitarie come previsto dalla delibera di cui sopra.

Con ciò anche in questa circostanza c’è un netto rifiuto nel prendere atto dell’esistenza in quell’area di un’amaca (nota come letto degli indiani) con una estensione di 310 ettari di superfice sulla quale è prevista appunto la creazione del complesso universitario strettamente legata nell’area Sud alla Statale 107 Crotone/Cosenza/Paola, mentre a Nord in località Settimo agli assi ferroviari delle linee Cosenza/Paola e Sibari/Paola con una stazione ferroviaria nel punto d’incrocio dell’asse trasversale dell’Università della Calabria, il tutto costeggiata verso valle dall’autostrada Salerno/Reggio Calabria.

Tutto questo perché attorno all’amaca di cui sopra doveva svilupparsi un’unica area urbana, utile ai fini dei servizi, comprendente i territori dei comuni di Montalto, Rende e Cosenza ed abbracciando l’intero hinterland nella creazione di una città metropolitana europea collegata e legata da un sistema viario, autostradale, ferroviario e metropolitano necessario a favorire gli spostamenti nelle quattro direzioni cardinali per essere punto di riferimento dell’area Mediterranea, con tutti e i tanti benefici economici e finanziari che ne potevano derivare de che saranno approfonditi in prossimi servizi.

In questo momento per capire la situazione che si è creata con il risultato referendario e con la stessa idea sbagliata della “città unica”, concordata con il disegno di legge, è bene focalizzare il dato emerso dall’apertura delle urne: il “No” ha vinto con il 56,81 %, mentre il “Si” ha ottenuto il 42, 45%, su un totale complessivo di votanti nei tre comuni di 24. 964 elettori, pari al 26,01% su 93. 646 aventi diritto al voto, mettendo in luce che il 74% degli aventi diritto al voto si sono astenuti. Mentre poi a Rende e Castrolibero ha stravinto il “N0”, mentre a Cosenza ha prevalso il “Si”, ma non tale da raggiungere una posizione superiore al dato che si è raggiunto negli altri due comuni dove la proposta di legge è stata ampliamente respinta.

Sono dati da cui emerge non certamente uno spirito culturale e sociale di forte identità unitaria, ma fortemente conflittuale e spaccato in tre parti inserendo anche la componente degli astenuti.

A questo punto ci si chiede il da farsi e come proseguire o meno nel realizzare l’unione della città sempre a tre e non a quattro con Montalto dentro per effetto soprattutto del territorio vincolato per l’Università e la confluenza dei tracciati ferroviari in precedenza descritti.

Per capire dove ci si possa incamminare per il futuro seguiamo il pensiero del Presidente Governatore della Regione Calabria, Roberto Occhiuto, che così ha commentato il risultato del referendum: «Il consiglio regionale deciderà cosa fare. Non ho mai commentato, né prima, né durate la campagna elettorale, perché ho ritenuto giusto che questa materia fosse consegnata al consiglio regionale che ha fatto una legge che ha trovato un accordo per la data del referendum. Ho votato sì sperando che ci portasse alla città unica».

«Forse sì è sbagliato – ha aggiunto – a politicizzare troppo il referendum. Bisognava lasciare liberi i cittadini di esprimersi, senza trasformare il referendum in un argomento di parte. Ho cercato di evitare di contribuire a questa politicizzazione. Nonostante la mia preferenza per il sì non ho fatto alcun intervento sui social da me utilizzati».

«L’esito del voto – ha concluso – segna un passo indietro per il progetto di fusione dei tre comuni, un’iniziativa che per una parte della politica locale avrebbe potuto rappresentare un modello di riorganizzazione amministrativa in Calabria, una visione, a quanto pare riflettendo sull’esito del voto, non ampiamente condivisa. La città unica sarebbe stata un’opportunità importante, ma il verdetto va accettato e il consiglio regionale ha il compito di decidere i passi futuri».

Una dichiarazione asettica e non certamente in linea con il sogno del Rettore Beniamino Andreatta e della “Grande Cosenza” per dare alla comunità del territorio una grande opportunità di lavoro, sviluppo e crescita economica, sociale e culturale, che riprenderemo a spiegare in un prossimo servizio.

Da laureato UniCal, pur avvertito negli ultimi quattro anni con numerosi servizi giornalistici pubblicati in questo giornale ed anche dal ”Quotidiano” del Sud, compreso l’ultima lettera aperta pubblica indirizzatagli e pubblicata da “Calabria live” il 7 agosto 2024, con la preghiera di non procedere all’indizione del referendum e di rinviare il disegno di legge al consiglio regionale per una nuova riscrittura in piena concordia tra le parti interessate con il coordinamento degli esperti dell’Università della Calabria, non ascoltati nel lavoro preparatorio del provvedimento legislativo, non ha dato ascolto tradendo per alcuni aspetti quel sogno di Andreatta che così ci descriveva quella nuova realtà urbana che doveva essere realizzata con al centro l’Università della Calabria. In sostanza se il presidente Occhiuto ha perduto nel programmare la città unica è perché non ha saputo consegnare alla comunità dei tre comuni coinvolti la speranza di “un nuovo sogno”.

Ricordiamo Andreatta nel 25° anniversario del malore che lo colpì e che ne ha silenziato il suo pensiero, che pure vive oggi in questa circostanza

Il 15 dicembre 1999 Beniamino Andreatta era intento alla Camera a dare il suo contributo preparatorio all’approvazione della Finanziaria del 2000 quando si accasciò tra i banchi per un malore dal quale non si riprese più. A poca distanza si trovava il sen. Mario Oliverio, già presidente della Giunta Regionale calabrese, che resosi conto della gravità nel soccorrerlo chiese subito al presidente della seduta di chiamare il soccorso medico.

Mario Oliverio, già studente dell’UniCal in quel primo anno accademico 1972/1973, conosceva bene la figura del Rettore Beniamino Andreatta ed il suo sogno della “Grande Cosenza”. Si confrontò con lui durante la sua presenza a Cosenza come studente, ma anche alla Camera da quando venne eletto e ci furono le opportunità d’incontri. Quale migliore occasione ricordare, quindi, oggi Beniamino Andreatta sulla questione che ci sta a cuore a completamento del progetto dell’UniCal.

«La localizzazione non può essere vista come un fatto di pura “addizione” urbana, come un nuovo quartiere (Quattromiglia, Commenda, Roges, Andreotta e Cosenza), ma deve essere vista come oculata strutturazione di una nuova città (la grande Cosenza) organizzata sulle relazioni e sul sistema dei trasporti che meglio ne favorisce l’efficienza del livello metropolitano». Già questo è molto e ce ne riserviamo altri per i prossimi servizi.

Intanto l’Arel, l’agenzia di ricerca e legislazione da lui fondata nel 1985, con la propria rivista, diretta da Mariantonietta Colimberti, ne ha ricordato la figura con un numero speciale di ricordi, analisi, documenti inediti a 25 anni dal suo silenzio, con il contributo ed interventi di una quarantina di figure del mondo politico e culturale italiano: da Romano Prodi a Walter Veltroni, passando da Enrico Letta. La rivista sarà presentata giovedì 19 dicembre, alle 17, a Roma, presso la Camera dei Deputati, Sala del Refettorio, Palazzo San Macuto, Via del Seminario 76.

Il programma prevede il saluto della vice presidente della Camera dei Deputati Anna Ascani, con gli interventi di: Pier Ferdinando Casini, Mariantonietta Colimberti, Enrico Letta, Romano Prodi e Walter Veltroni. (fb)