di PINO NANO – Crotone ha da oggi il suo nuovo Arcivescovo. È don Alberto Torriani, 53 anni, nato a Bollate, periferia di Milano, e ordinato sacerdote nel 2000.
L’annuncio è stato dato da monsignor Claudio Maniago, Arcivescovo di Catanzaro e Amministratore Apostolico della diocesi, alla presenza di una folta rappresentanza fedeli, presbiteri e religiosi. Monsignor Claudio Maniago ha espresso gratitudine a Papa Francesco per «il dono del nuovo vescovo e per la disponibilità con cui don Alberto Torriani ha accolto questa responsabilità pastorale».
Don Alberto Torriani sarà consacrato vescovo il 22 febbraio prossimo, alle ore 15, nel Duomo di Milano e poi subito dopo si trasferirà in Calabria dove la Chiesa di Crotone – Santa Severina già si prepara ad accogliere il nuovo arcivescovo.
Don Alberto Torriani, che succede a monsignor Angelo Raffaele Panzetta – ha spiegato l’Arcivescovo di Catanzaro – «ha maturato negli anni una significativa esperienza pastorale ed educativa, ricoprendo ruoli di rilievo nella pastorale e nella guida di prestigiose istituzioni scolastiche cattoliche».
La prima reazione viene dalla Conferenza Episcopale Calabra: «“I vescovi della Calabria – si legge in una nota ufficiale- esprimono la loro gioia ed esprimono un augurio fraterno al neoeletto implorando su di lui la benedizione del Signore per un fruttuoso ministero pastorale in terra di Calabria».
«Caro don Alberto – gli scrive invece mons. Francesco Savino – come Vescovo della Chiesa di Cassano all’Jonio e Vice presidente della Conferenza Episcopale Italiana, desidero farti giungere il mio affettuoso augurio, insieme a quello dei presbiteri e dell’intera Comunità diocesana affidata alla mia premura pastorale. Ti è stato richiesto un “sì” che ti ha certamente sorpreso».
«La nostra Calabria – “nostra” perché da oggi è anche “tua” – è una terra benedetta da Dio, bella per le sue risorse naturali, bella per la genuinità della fede di tanta gente semplice, bella per tanta generosità. È, allo stesso tempo, una terra che continua a “gridare” l’urgenza dell’inculturazione del Vangelo, perché solo il Vangelo di Gesù può sanare le grandi ferite che segnano la storia del popolo calabrese. Noi Vescovi, insieme a tutte le donne e agli uomini di buona volontà, camminando insieme, abbiamo il dovere di promuovere il bene che lo Spirito continuamente semina per contribuire a costruire un presente e un futuro di Speranza. Ti accompagno con la preghiera in questo tempo di grazia della tua vita e, mentre ti assicuro la mia amicizia, ti rinnovo l’augurio di un ministero fecondo e profetico nell’Arcidiocesi di Crotone – Santa Severina».
Semplicemente bellissimo, invece, il saluto del nuovo Arcivescovo Alberto Torriani alla terra e al popolo che si prepara ad accoglierlo e che parte da una citazione dotta di Italo Calvino.
«Inutilmente, magnanimo Kublai, tenterò di descriverti la città di Zaira dagli alti bastioni. Potrei dirti di quanti gradini sono le vie fatte a scale, di che sesto gli archi dei porticati, di quali lamine di zinco sono ricoperti i tetti; ma so già che sarebbe come non dirti nulla. Non di questo è fatta la città, ma di relazioni tra le misure del suo spazio e gli avvenimenti del suo passato».
«In questi giorni di trepidazioni e di attese – scrive il nuovo pastore della Chiesa di Crotone – di immaginazioni e curiosità, di ascolti e di organizzazioni, ho trovato nelle parole di Italo Calvino una forma ai pensieri rincorsi e alle parole spesso zoppicanti, orientando scelte e incoraggiando passi. All’ingresso del mio ufficio da dove vi scrivo c’è un cartello con questa citazione, una sorta di ‘biglietto da visita’ in ingresso. In quel romanzo citato da quelle righe, il protagonista esploratore (Marco Polo) si ritrova alla fine del suo viaggio a dover raccontare all’imperatore tutte le città che ha visitato, i posti che ha visto, le storie che ha ascoltato e le persone che ha incontrato e che hanno abitato pezzi del nostro cuore e delle nostre memorie. Nella descrizione – e qui viene il bello – si attarda a descrivere vie e porticati, strade e gradini… eppure dice che raccontare tutto questo è come descrivere il nulla. Il segreto di quelle città immaginarie sono le relazioni».
Cosa vuol dire?
«Vuol dire che tutto ciò che nei prossimi giorni e nelle prossime settimane raccoglieremo di informazioni e racconti reciproci sarà sempre la parte residuale di un tutto più grande visitato dalla creatività dello Spirito. Qui è scritta la ‘città’, ma mi piace sostituire questa parole con ‘la nostra Chiesa di Crotone – Santa Severina’: questa comunità raccolta attorno al Vangelo di Gesù ha il suo motore nelle relazioni buone e vere tra le persone che la abitano, tra le Istituzioni che ne garantiscono il funzionamento, tra le generazioni che ne segnano la vivacità, tra i luoghi che ne definiscono i confini… e credo di poter continuare a lungo questo elenco».
Un uomo, dunque, che si prepara a scendere tra gente che non conosce, ma che sente già di poter amare.
«Nel vangelo di Giovanni – scrive il nuovo Arcivescovo – c’è un racconto che voglio qui rilanciare: è al capitolo 21. Lì è descritto un incontro tra Gesù e alcuni suoi discepoli sulla riva del mare di Galilea, ignari costoro che Lui fosse il loro maestro Risorto. Ad un certo punto lo sconosciuto li saluta con una domanda: ‘Avete qualcosa da mangiare?’. Che vuol dire anche: ‘Avete di che vivere?’. Gesù si interessa di loro, alle loro vite concrete, e loro si sentono da Lui conosciuti. Questa domanda sorprendente fa venire voglia di dare fiducia a questo sconosciuto che è Gesù. Fa venire voglia di prendere sul serio le parole di Papa Francesco quando invita a coltivare la passione dell’incontro e farla divenire così lo stile del nostro essere Chiesa».
Eccola, dunque, la parola magica del nuovo pastore della Chiesa crotonese, “l’incontro”.
«Sarà questa la mia prima preoccupazione dei prossimi mesi. Ripenso a quell’incontro all’alba – così come scritto nel Vangelo – e a quella domanda, immaginandola che risuona sulle coste del nostro mare, o suoi monti della nostra campagna, o nelle strade della nostre città o nei saloni, nei cortili e nelle Chiese delle nostre parrocchie e comunità, così come nelle cucine e nelle stanze delle nostre case. So che molti hanno preparato il nostro incontro con operosità nella preghiera e nella corresponsabilità ecclesiale affinché continuasse la fase profetica del Cammino Sinodale in vista anche del Giubileo della Speranza del 2025 che per la nostra comunità diocesana vuol dire l’arrivo di un nuovo Pastore».
Ma va oltre il nuovo Arcivescovo, parlando alla sua nuova gente: «Chiedo a voi di continuare l’attesa vigile e operosa del nostro incontro, e così come è scritto nella preghiera vi chiedo di affidarmi in particolar modo all’intercessione della Madonna di Capocolonna e ai nostri santi patroni Dionigi e Anastasia. Il Signore vi benedica tutti!»
Ben arrivato in Calabria anche da parte nostra, padre. (pn)