di SANTO STRATI – La conclusione dello spoglio, a notte inoltrata (ma perché tutto questo tempo?) ha affievolito la distanza tra la cocente sconfitta di Pasquale Tridico e la formidabile vittoria-rinvincita di Roberto Occhiuto. Restano, però, sempre circa 16 punti di distacco: un abisso, in politica, che il cosiddetto “campo larghissimo” vuole minimizzare a tutti i costi. Se ci fate attenzione, dalla segreteria nazionale c’è una sorta di cupio dissolvi, come di una fastidiosa incombenza di cui ci si è liberati e si sfregano le mani pensando già all’appuntamento toscano di domenica prossima. La “rossa” Toscana – pensano e dicono al Nazareno – farà dimenticare il 2-0 subito e ci rimetterà in pole position per conquistare anche Puglia e Campania.
Questa auto-assoluzione è una grave offesa ai calabresi di sinistra che non hanno alcuna intenzione di restare a guardare un partito (una coalizione?) avviato inesorabilmente a una rapida estinzione, o quasi. Il popolo della sinistra guarda non soltanto il disastroso risultato delle urne, ma vuole capire cosa porterà il futuro e, soprattutto, se l’opposizione in Consiglio regionale mutuerà gli stessi atteggiamenti mantenuti durante la passata legislatura di rifiuto totale al dialogo e a qualunque possibilità di convergenza trasversale sulle grandi criticità di questa terra.
Un dato è certo, l’unico reggino presente in Consiglio regionale, Giuseppe Falcomatà, sindaco prossimo dimissionario del Comune e della Metrocity di Reggio, farà certamente il diavolo in quattro finché la “Regione straniera” non consegnerà le deleghe alla Città Metropolitana. Una colpevole dimenticanza che non si può rubricare come involontaria distrazione. Neanche quando è stato Presidente il compagno di partito Mario Oliverio, Falcomatà è riuscito a farsi dare le deleghe che servono per costruire, in autonomia, il futuro della città. Quindi, c’è – evidentemente – qualcosa che non va. E ricordo agli smemorati che Occhiuto affidò alla VicePresidente Giusi Princi una delega (al pari di un assessorato speciale) sulla Città Metropolitana, ma si è guardato bene dal consegnare le deleghe di spettanza alla Metrocity. Vedremo, dunque, cosa succederà nei prossimi mesi.
Ma se la Destra, giustamente, sorride e prosegue diritta facendo numeri inaspettati (ma non certo imbarazzanti), la Sinistra calabrese è sorda agli appelli, alle aspettative, alle richieste dei suoi iscritti. L’alibi del poco tempo per la campagna andatelo a raccontare altrove: i calabresi non hanno l’anello al naso e anche i ragazzini sanno che le campagne elettorali non si improvvisano bensì si preparano il giorno dopo la pubblicazione dei risultati elettorali. I numeri servono a far riflettere vincitori e vinti. Ma qualcuno sa spiegare perché si è rinunciato alle Primarie che buona parte degli iscritti avrebbe auspicato per poter esprimere i desiderata della base? La risposta non è nel vento – come canta Bob Dylan – ma nella amara constatazione che a questa sinistra (che, ricordiamolo, in Calabria vanta una lunga e gloriosa storia) non interessa nulla della cosiddetta base. Il territorio è il laboratorio dove sperimentare (dall’alto della terrazza romana del PD) improbabili percorsi di crescita (elettorale) e di sviluppo di altrettanto improponibili alleanze, i cui risultati sono sotto gli occhi di tutti.
Occhiuto ha fatto un buon lavoro in questi quattro anni di legislatura (pur con tante lacune da sanare) ma ha trascurato troppi aspetti della “nuova” Calabria. Fra i tanti, non si può fare a meno di segnalare l’assoluta indifferenza nei confronti del calabresi nel mondo: un capitale umano straordinariamente attivo, vero (e gratuito) testimonial di una terra che vuole crescere e non dimenticare i suoi figli lontani: la Consulta dei Calabresi nominata con molto ritardo rispetto all’insediamento, è rimasta inattiva perché non si è potuto/voluto nominare il vicepresidente cui spettano le deleghe operative. Eppure, la Santelli, la compianta Presidente Jole, aveva in animo di fare molto per la Consulta e per i calabresi. Che farà Occhiuto, in questo secondo mandato? Fingerà di dimenticarsi nuovamente dei calabresi nel mondo o attiverà finalmente uno strumento di promozione e propaganda che può diventare un volano di attrazione sia per il turismo delle radici sia per investimenti sul territorio? In questo modo, a sorridere non sarebbe più solo la “Destra” ma ogni calabrese che sogna il riscatto della sua terra, in qualunque parte del mondo esso si trovi. (s)







