di PINO NANO – «La situazione che abbiamo lasciato in Sudan è critica. So che sono ripresi i combattimenti. Noi siamo servitori dello Stato, abbiamo fatto il nostro dovere. I momenti difficili sono stati tanti davvero, il transito verso l’aeroporto della zona sotto l’occupazione dei paramilitari alla zona controllata dalle forze armate regolari è stato assai delicato. Per fortuna oggi siamo qui”. Così l’ambasciatore italiano in Sudan, Michele Tommasi, appena sceso dall’aereo militare che lo ha riportato in Italia. “
Si è così conclusa felicemente, dunque, la prima fase dell’evacuazione di cittadini italiani dal Sudan, colpito in questi giorni da un violento conflitto armato, e il grande merito di tutto questo spetta all’ambasciatore Michele Tommasi, al suo self control e alla sua straordinaria capacità diplomatica nella fase clou delle operazioni di sgombro.
Chi era in quelle ore in Sudan ci parla di un uomo che più che un diplomatico sembrava un marine americano. Grazie a un’operazione coordinata dall’Unità di Crisi del Ministero degli Esteri, con assetti della Difesa e il supporto dell’intelligence, sotto la sua guida sono stati messi in sicurezza infatti oltre 100 italiani, fra cui lo stesso personale diplomatico”. Ancora un ex ragazzo di Calabria agli onori della cronaca.
Un uomo efficientissimo, ci riferiscono gli apparati di sicurezza nazionale, nominato Ambasciatore d’Italia nel Sudan, a Khartoum il 12 settembre dello scorso anno in sostituzione dell’ambasciatore Gianluigi Vassallo.
Michele Tommasi è nato infatti a Cosenza il 6 luglio 1965. Dopo aver conseguito la laurea in giurisprudenza all’Università Luiss di Roma, è entrato nella carriera diplomatica nel 1996. Poi ha prestato servizio alla Direzione Generale per il Personale e l’Amministrazione. Dal 1999 al 2003 ha svolto le funzioni di Secondo segretario commerciale e di Primo segretario commerciale all’ambasciata d’Italia a Rabat. Successivamente, fino al 2006, è stato console a Smirne. Dopo essere rientrato a Roma, ha prestato servizio alla Direzione Generale per i Paesi del Mediterraneo e del Medio Oriente e a settembre 2009 è stato incaricato di svolgere le funzioni di Capo dell’Ufficio II della Direzione Generale per i Paesi dell’Europa.
Un curriculum il suo di altissimo profilo internazionale. Dal 2010 al 2011 ha prestato servizio in qualità di consigliere alla Rappresentanza Permanente d’Italia alle Nazioni Unite a New York, venendo confermato nella stessa sede con funzioni di primo consigliere fino al 2014. Successivamente, fino al 2018, ha ricoperto l’incarico di primo consigliere all’ambasciata d’Italia a Mosca. Nell’ottobre 2018, rientrato alla Farnesina, ha prestato servizio nella Segreteria Generale – Unità di Analisi, Programmazione, Statistica e Documentazione storica. Ma prima di essere nominato ambasciatore d’Italia a Khartoum, il consigliere d’ambasciata Michele Tommasi ha ricoperto l’incarico di Capo dell’Ufficio VIII della Direzione Generale per gli Affari Politici e di Sicurezza.
È grazie alla sua capacità manageriale che con un C130 dell’Aeronautica militare, e un secondo volo di un AM400 spagnolo, si è riuscito a trasferire a Gibuti 105 cittadini italiani e 31 stranieri, fra cui cittadini portoghesi, australiani, greci, britannici, svedesi. Un successo non del tutto scontato, almeno dal clima e dalla tensione di quei giorni.
Sin dalle prime notizie degli scontri, il 15 aprile scorso, la Farnesina aveva attivato uno stretto coordinamento con la Presidenza del Consiglio, il Ministero della Difesa e le Agenzie di sicurezza per monitorare le situazione e valutare le opzioni a tutela dei cittadini italiani, che sono stati poi contattati individualmente dall’Unità di Crisi per verificare le loro condizioni. Alle prime ore di domenica 23 aprile, infine i nostri connazionali sono stati fatti convergere presso la residenza dell’Ambasciatore Michele Tommasi, che ha poi personalmente organizzato il convoglio che ha raggiunto l’aeroporto di Wadi Seyydna, situato a circa 30 km a Nord della capitale sudanese, unica via di uscita aerea essendo lo scalo internazionale di Khartoum inagibile perché danneggiato dai combattimenti. “In raccordo con altri Paesi europei e alleati- ci spiegano alla Farnesina- un ponte aereo internazionale ha permesso di raggiungere la base militare di Gibuti, dove i nostri connazionali sono stati ospitati. Il rimpatrio, dunque, lunedì sera con un volo dell’Aeronautica Militare”. Assolutamente giustificato l’entusiasmo del Ministro Tajani ha seguito direttamente la pianificazione e l’operazione di evacuazione in stretto contatto con il Presidente del Consiglio e il Ministro della Difesa, e che è stato il primo a rendere gli onori del Paese all’Ambasciatore Tommasi. Per la storia della Calabria, ancora una medaglia d’oro. (pn)