Difficile non innamorarsi a prima vista di Gerace, la bella cittadina nella Locride: è un luogo mistico e insieme pieno di vitalità che invita il visitatore a scoprire i suoi segreti e le sue storie. Lo stesso succederà con quanti si avvicineranno al bel libro di Francesco Maria Spanò Gerace, la città delle Cento Chiese (Gangemi Editore), presentato la scorsa settimana al Museo archeologico di Reggio. Spanò è ovviamente di Gerace, come di Gerace è il procuratore capo di Catanzaro Nicola Gratteri che ha scritto una breve introduzione al volume. Difficile non restare avvinti e incantati dalle tante testimonianze che disegnano una città che non si può fare a meno di amare ed ammirare, invidiando i suoi abitanti e le personalità che da lì hanno preso il via verso altri lidi. Nella diaspora calabrese di persone illustri, i geracesi primeggiano nel campo della cultura e del giornalismo e hanno lasciato evidenti tracce in tanti altre aree della società.
Spanò, senza indulgere alla malinconia di un figlio devoto, riesce a raccontare la “sua” città servendosi anche di una grande ed apprezzabile varietà di immagini fotografiche che illustrano scorci e famiglie di cui non si potranno mai perdere le tracce. Non a caso il sottotitolo del libro tradisce questo obiettivo: “storie e immagini rivissute”. È il rivissuto, in effetti, il vero protagonista di questo libro: «Non saprei vivere in nessun’altra città» scrive Nicola Gratteri, e Leon Panetta (ex capo della CIA) di rincalzo dichiara la sua devozione: «Sono orgoglioso di essere figlio di un geracese». Così, Spanò confessa che «lasciandomi trasportare dall’intensità» degli episodi di un tempo “raccontato” «mi è inconsapevolmente accaduto di dare nuova vita agli avvenimenti stessi e di vederli alla base della mia identità». Una dichiarazione d’amore che spiega perché, sfogliando queste pagine, si avverte l’appartenenza a un luogo che sembra inventato eppure esiste e rivela una grande storia fatta di persone, avvenimenti, persino di piccoli curiosi banali istanti di vita, che acquistano un vigore inaspettato in queste preziose pagine di ricordi e di emozioni.
«La memoria della sensazione – dice l’autore – ha valicato i confini della narrativa fotografica. E sono stato travolto da un torrente di momenti felici, di attimi extratemporali che poi sono diventati la Gerace dei volti, dei gruppi della chiesa, dei personaggi illustri e delle famiglie a me care, dei simboli, delle stagioni di una terra che vede da sempre i colori del mare».
Un suggerimento: non è un libro che deve seguire il naturale scorrere delle pagine. Va aperto a caso e ogni immagine s’impadronisce dell’incauto lettore, curioso ma magari svogliato, che si scopre coinvolto da una semplice immagine in un gioco di rimandi e di connessioni che il filo del tempo riesce a intessere in maniera incredibile e da cui non si vuole più uscire. Si sfoglia, si legge il libro e si diventa, orgogliosamente, cittadini di Gerace, custodi immaginari delle sue Cento Chiese, del suo passato magno-greco, in un percorso esperienziale che viene voglia di condividere con le persone care. Calabresi e non: Gerace è la Calabria, ma non solo. È quanto riesce a trasmettere l’autore, Francesco Maria Spanò, uno dei tantissimi calabresi che non nasconde l’orgoglio di sentirsi tale e la soddisfazione di saper trasmettere la sua “calabresità” ai figli e ai figli dei figli che verranno. Con amore, devozione e quella sana passione per le nostre origini che tutto il mondo ci invidia. (s)