di PINO NANO – Gerardo Sacco, in cattedra all’Unical, racconta la sua “vita straordinaria”. Iconico il tema centrale della sua lectio magistralis: Dalla mano alla testa al cuore. Standing ovation finale per il grande orafo calabrese.
«Non immaginate – ripete il famoso orafo crotonese – che tutto sia stato sempre facile, ma per paradosso la mia vita è un “gioiello” Ho avuto la fortuna di capire sin da ragazzino quale fosse il mio talento, creare oggetti unici legati alla Calabria, la mia terra, e alla cultura della Magna Grecia. Posso dire in tutta onestà che non ho mai lavorato un giorno della mia vita! La mia vita è il mio lavoro e la mia famiglia. Ho avuto una vita costellata da grandi viaggi e grandi incontri».
La pedagogia di Gerardo Sacco: dalla mano alla testa al cuore. Questo il titolo della lezione di Gerardo Sacco, per un giorno accademico di pedagogica all’università della Calabria, invitato a inaugurare il ciclo di seminari La pedagogia sconfinata promossi dalla cattedra di Pedagogia della Comunicazione dell’Università della Calabria, direttore il prof. Mario Caligiuri.
«Mi risuonano nelle orecchie ancora le raccomandazioni di mia madre, che non ho mai dimenticato: “Siamo poveri, ma abbiamo una ricchezza straordinaria: la dignità, l’onestà, il rispetto delle regole. È un patrimonio di inestimabile valore e, con il trascorrere del tempo, ne comprenderai sempre più l’importanza adoperandoti affinché diventi il riferimento della tua famiglia e dei tuoi figli”. Aveva ragione, mamma. Quante volte l’ho pensata, nei momenti difficili. Quando mi sentivo disperato. Senza vie d’uscita. Quando mi toccava prendere atto che la vita mi riservava amarezze, dispiaceri, delusioni, nonostante la correttezza dei miei comportamenti. Quando vicende inattese, e finanche strazianti, sembravano avere gioco su di me. Sopraffarmi. Ma ho tenuto duro, come mamma mi ha educato a fare».
Gerardo Sacco è un uomo che emoziona, un artista coriaceo, un ambasciatore della tradizione calabrese che ha attraversato il mondo decine di volte, un uomo buono, un signore d’altri tempi, un mecenate moderno, un genio dell’arte orafa, e che oggi si racconta agli studenti del Corso di Pedagogia così come potrebbe farlo ai suoi figli, Viviana Antonio e Andrea, con questa semplicità disarmante e con questa umiltà che fanno di lui un uomo da oscar.
«Antonio, Viviana, e Andrea, sono la luce dei miei occhi. La ragione della mia vita. Continueranno loro il mio lavoro. Riusciranno a valorizzarlo, più di quanto abbiano già dimostrato di saper fare. Ma a loro non faccio che ripetere un principio fondamentale, dovranno essere umili, stare sempre insieme, uniti, consapevoli di ciò che ogni persona ha davanti a sé».
Ai ragazzi di Mario Caligiuri, Gerardo Sacco confessa che il successo nella vita non è tutto, e racconta il suo amore disperato per la donna della sua vita, sua moglie Anna, che un giorno il cancro si porta via, e da qui la solitudine, la depressione, e infine la rinascita, grazie ai figli che oggi sono il suo team e la sua guida reale. Eleganza, educazione, sobrietà, rigore assoluto, oggi a 83 anni Gerardo è l’immagine fisica della saggezza fatta uomo.
«Ho sempre immaginato la mia vita come un viaggio nel vagone di un treno. All’inizio sfrecciava veloce, percorrendo migliaia di chilometri senza mai fermarsi. Poi piano piano la sua marcia ha perso ritmo. Continuità. Le soste sono diventate più frequenti. Ho visto scendere dal predellino tanti passeggeri, che non sono più saliti a bordo. Il mio viaggio continua, ma ho le valigie pronte perché, prima o poi, arriverò anch’io a destinazione. Ricongiungendomi con quanti non ci sono più, per l’eternità. Non mi manca nulla, a parte mia moglie Anna. E mia madre. Che mi aspettano da tempo. Tanti segnali mi inducono a pensare che la fermata finale della mia vita non sia troppo lontana. Il fine corsa di Gerardo Sacco è a un tiro di schioppo, o giù di lì. Ma sono felice. Soprattutto sono pronto. Quando sarà il momento saluterò tutti con un sorriso. E soprattutto dicendo grazie».
Il suo primo incontro con Franco Zeffirelli a metà degli anni Ottanta cambia il suo destino, Gerardo diventa come d’incanto l’orafo delle dive, da Liz Taylor a Sophia Loren, da Glenn Close a Brooke Shields e da qui la sua vita e la sua carriera saranno un crescendo senza fine, e di lui statene certi parlerà la storia di domani.
«Il racconto di Gerardo Sacco – commenta a caldo il prof. Mario Caligiuri – rappresenta un’autentica lezione di vita, confermando che si possono trasformare i punti di debolezza in punti di forza, invertendo la ruota del destino. Gli ho chiesto di tenere la sua lezione universitaria perché profondamente consapevole che Gerardo Sacco rappresenta oggi un esempio fondamentale per i giovani della nostra regione. Certamente un simbolo, un esempio, un testimone puro della Calabria che sogniamo: quella che studia, che lavora e che ha fede nell’avvenire».
Standing ovation finale per il grande orafo crotonese, per un giorno Mario Caligiuri trasforma la sua aula universitaria in un grande set cinematografico. (pn)