di PINO NANO – Confesso di aver seguito quest’anno, come mai prima d’ora, Il Grande Fratello, il programma di Alfonso Signorini che si chiude, dopo sei mesi dall’inizio, lunedì 25 marzo.
Vi chiederete, perché? Perché già dalla prima puntata, io mi sono letteralmente affezionato ad uno dei concorrenti in gara, naturalmente calabrese, di Santa Cristina d’Aspromonte, e che domani sera non vedremo più perché il televoto lo ha irrimediabilmente escluso nell’ultima puntata di giovedì scorso.
La cosa mi ha rattristato molto, ma non perché un ragazzo calabrese dovesse a tutti i costi arrivare in finale, ma solo perché Giuseppe Garibaldi, appunto il ragazzo di Santa Cristina d’Aspromonte, per sei mesi è stato il vero grande personaggio del Grande Fratello. Mattatore assoluto, protagonista di una forza mediatica inimmaginabile, onnipresente in ogni fotogramma di questa commedia popolare andata in onda sul canale 55 del digitale terrestre 24 ore si 24, ma soprattutto ambasciatore straordinario e unico di una Calabria che forse non c’è più.
Persino il dialetto che Giuseppe parla in casa quando i riflettori delle telecamere si sono spenti, o sembrano essersi spostati su altri, sembra una lingua adorabile e suadente come lo è tradizionalmente la lingua francese.
Giuseppe e il suo eterno sorriso, Giuseppe i suoi racconti di famiglia, Giuseppe e la sua storia di giovane bidello in una scuola del Nord Italia, Giuseppe e l’amore per il fratello laureato che lui considera un faro della sua vita, Giuseppe e la storia del bar che l’altro suo fratello gestisce a Santa Cristina d’Aspromonte.
Ma ancora, Giuseppe e le tarantelle, dio mio che gioia vederlo ballare da solo in mezzo agli altri, Giuseppe e la sua fierezza, come dire? “Io sugnu calabrisi”, Giuseppe e le sue lacrime interminabili, i suoi dubbi, le sue sbandate sentimentali, il suo amore dichiarato per una donna più grande di lui ma con cui lui sogna fino alla fine una vacanza tutta per loro su uno scoglio di Tropea, Giuseppe e il suo male oscuro, Giuseppe e la sua tristezza di fondo, la sua storia di nuovo emigrato, la sua gioia di vivere quando rivede le nipotine del cuore.
Giuseppe e questo suo modo dinoccolato di muoversi, con queste mani grandi come quelle di Gianni Morandi, questa sua passione per la musica e per il ballo, a tratti più che un bidello pare un fantasista da spettacolo e un attore di cabaret d’altri tempo. Giuseppe e la sua faccia scavata, i capelli mal tagliati sulla nuca ma che ne fanno un giovane interessante e a tratti anche bello.
Giuseppe e l’Aspromonte, Giuseppe e i suoi prati verdi, Giuseppe e le mandrie, perché anche di questo lui parla a milioni di italiani che lo guardano come un guru, Giuseppe e la forza della provincia da dove lui proviene e dove per tutti lui è diventato oggi un mito e un simbolo di appartenenza, Giuseppe e la disperazione del primo lavoro che lo porta lontano da casa, Giuseppe e la sua intelligenza viva, e poi ancora Giuseppe e il sogno di approdare al Grande Fratello per poter dire «un giorno ce l’ho fatta».
30 anni appena compiuti, uno spettacolo della natura. È una icona di purezza questo ragazzo di Santa Cristina, in altri tempi qualcuno avrebbe detto di lui è anche “un uomo d’onore”, perché un uomo tutto di un pezzo, perché forte della sua morale, perché sicuro di essere al di sopra di tutti nelle scelte che fa, perché consapevole che l’amore della sua famiglia è sacro ed eterno e che non gli verrà mai meno.
Questo è il Giuseppe Garibaldi che ho conosciuto in questi mesi e che avrei non solo portato in finale, ma avrei fatto di tutto per farlo vincere, perché la sua vittoria sarebbe stata la vittoria di migliaia di altri ragazzi calabresi come lui, ma che a differenza di lui sono rimasti a casa per il resto della vita, soli e magari senza lavoro e senza futuro.E tutto Giuseppe non lo è stato solo un giorno o solo per una puntata, o solo per un solo mese, ma lo è stato ininterrottamente per sei mesi consecutivi, amato, coccolato, seguito e invidiato dai tanti maschi della casa come lui.
L’altro giorno sono stato a pranzo con un famoso regista di RAI1, eravamo dietro Piazza Mazzini a Roma, alla Nuova Fiorentina, e tra un antipasto e un’insalata lui che conosce il sistema auditel, quindi il conteggio degli ascolti televisivi, come le sue tasche, mi ha raccontato un particolare che non conoscevo, e cioè che le punte massime di ascolto il programma di Canale 5 le ha fatte proprio con Giuseppe Garibaldi, totalizzando con Giuseppe punte di ascolto fino a 3 milioni ogni sera. Pensate quanto la faccia pulita di Giuseppe Garibaldi abbia contato per la storia del programma di Signorini.
3 milioni di ascolti, e sapete quando? Esattamente quando Giuseppe Garibaldi si è messo davanti ad una lavagna per raccontare se stesso. Dire stupendo è poco. Dire bravissimo è retorico. Ma la magia di quella sera e di quella narrazione tutta nostra, tutta calabrese, dedicata al vecchio nonno, che per lui è stato una stella polare e una icona, non ha pari nella storia della televisione commerciale. Neanche Maria De Filippi avrebbe ottenuto da Giuseppe tante emozioni nella stessa serata. (pn)