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Con l'Anpi si parla di Antifascismo costituzionale, Autonomia differenziata e premierato

Con l’Anpi si parla di Antifascismo costituzionale, Autonomia differenziata e premierato

di FILIPPO VELTRIDi antifascismo c’è ancora bisogno, perché non è ancora finita come la vergognosa farsa dei giorni scorsi a Roma, con centinaia e centinaia di saluti romani ad Acca Larentia e il più o meno silenzio imbarazzato della politica di Governo. Ma c’è bisogno soprattutto oggi di un antifascismo a difesa e a tutela della Costituzione, attaccata su più fronti concreti dai provvedimenti legislativi in discussione nei due rami del Parlamento.

Premierato e autonomia differenziata sono i più importanti di questi strumenti legislativi che la nuova destra al Governo propone e che alla fine contrastano con alcuni principi di fondo della nostra carta Costituzionale, frutto – è sempre bene ricordarlo soprattutto in questi giorni – della lotta partigiana. Di tutto questo ne ha fatto motivo di un interessante libro (che domani, martedì 16 sarà presentato a Catanzaro) il presidente nazionale dell’Anpi, l’associazione dei partigiani italiani, Gianfranco Pagliarulo

Anche l’Anpi infatti è seriamente preoccupata del tema dell’autonomia differenziata «perché – dice Pagliarulo – aumenterebbe il divario, e dunque le diseguaglianze, tra aree forti e aree deboli del Paese aggravando ancora di piu’ il differenziale negativo del Mezzogiorno». 

È pur vero – per tornare ai nodi anticostituzionali – che l’art.116 della nostra Carta prevede forme particolari di autonomia come possibilità ma è verissimo che al suo art.5 c’è il principio dell’unicità e della indivisibilità della Repubblica. Essere antifascisti oggi significa dunque, oltre lo smascheramento del ritorno a forme che ricordano il fascismo storico (i fattacci di Acca Larentia seguono decine e decine di altri casi mai repressi o semplicemente impediti da chi ha invece il preciso dovere di farlo), proporre un’alternativa che è tutta contenuta nella Costituzione, mai interamente applicata, che va difesa nella cura della memoria partigiana e con una nuova narrazione della Resistenza. 

L’Anpi da questo punto di vista e’ avviata ad un racconto del passato come guida per l’azione del presente, per una ripartenza civile e sociale, non trascurando i mali di fondo che affliggono il Paese. Primi tra tutti povertà, disoccupazione, sfiducia.

In questa direzione serve, e in che forme, l’associazionismo democratico? Serve perché le forze politiche eredi di quelle che furono protagoniste della Resistenza non esprimono più l’egemonia esercitata nei decenni successivi alla Liberazione, sono addirittura scomparsi quei partiti e lo stesso contrasto agli attacchi più veementi alla Costituzione, come è appunto il Ddl Calderoli sull’autonomia differenziata, vive momenti alti e bassi, a volte confusi e non pienamente percepibili dall’opinione pubblica.

C’è perciò bisogno di un rinnovato e corale impegno civile, come il presidente della Repubblica Sergio Mattarella ha invocato nel suo tradizionale messaggio il 31 dicembre scorso, ma senza una difesa e una piena attuazione dei principi costituzionali la deriva che si sta prospettando e’ quella di un espandersi di un impasto di nazionalismo camuffato da primato patriottardo, di razzismo come paura patologica dell’altro, di dirigismo autoritario, persino di pensiero anti scientifico.

Alla fine erano tutti elementi propri del fascismo. Oggi si sono rinnovati e la cultura antifascista ha urgente bisogno anch’essa di un rinnovamento chiaro e netto. (fv)