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Il calabrese Bruno Megale è il nuovo Questore di Milano

Il calabrese Bruno Megale è il nuovo Questore di Milano

di PINO NANO Il giorno del suo insediamento ufficiale sarà lunedì prossimo 20 maggio. Ai vertici della Questura di Milano arriva uno dei tanti figli di Calabria sparsi per il mondo. Un osso duro. Bruno Megale è un mastino come pochi. A Milano, chi già lo conosce bene, lo racconta come una sorta di carro armato. Nulla che gli faccia paura. Nulla che possa fermarlo. Nulla che possa in qualche modo condizionare la sua vita e le sue convinzioni. Lontano dalle telecamere, riservatissimo e a volte anche quasi scontroso, è difficile incontrarlo e riconoscerlo per strada. Ha sempre lavorato in silenzio, evitando interviste e ribalte mediatiche.

Un poliziotto alla vecchia maniera, severo con sé stesso prima ancora che con gli altri, un uomo non ammette errori sul campo. Perfezionista e quasi maniacale nel condurre le sue indagini, dotato di un bagaglio di conoscenze che oggi ne fa oggi uno dei massimi esperti della polizia italiana in tema di terrorismo islamico. Ha alle spalle indagini delicatissime e complesse, ancor prima che i fatti dell’11 settembre ponessero l’accento sull’eversione di matrice islamica. Passeranno alla storia della Polizia di Stato le sue indagini sul sequestro dell’imam Abu Omar e sulle Nuove Brigate Rosse. Nel 2021 torna a Reggio Calabria come questore, ma in passato era già stato per lunghi anni a Milano, città che conosce come le sue tasche. Lui oggi succede a Giuseppe Petronzi, questore di Milano dal 30 dicembre 2020 e ora nominato prefetto a Trento.

57 anni, poliziotto di una intelligenza e di un fiuto al di sopra di ogni immaginazione, ha sposato una moglie calabrese come lui, per anni lei ha fatto l’avvocato anche a Reggio Calabria, dove Bruno Megale ha lasciato il suo cuore per via dei mille ricordi legati alla sua giovinezza.

Intervistato anni fa da una televisione locale raccontava le sue origini in questo modo: «Devo tutto a mio padre Benito, Capo Tecnico delle Ferrovie dello Stato e a mia mamma Maria Pia, funzionario di Ragioneria. Mio fratello gemello Pietro, ufficiale superiore, è colonnello della Guardia di Finanza. Sono fiero del mio essere reggino. A 15 anni mi sono trasferito a Napoli per frequentare la Scuola militare “Nunziatella”. Ma Reggio Calabria rimarrà nel mio cuore per sempre».

Ma già da ragazzo, alla Scuola Militare dell’Annunziatella si fa notare e brilla come uno dei migliori allievi del suo Corso. Poi arriverà l’Istituto Superiore di Polizia di Stato, dopo una laurea brillantissima in Giurisprudenza all’Università di Messina.

All’inizio della sua carriera ha lavorato 10 anni a Brescia ed è stato dirigente della Digos di Milano ma anche questore di Caltanissetta. Il questore più giovane d’Italia. Dal marzo 2017, è stato poi alla guida della Direzione del presidio Ufficio Polizia di Frontiera dello scalo aereo di Fiumicino – Dipartimento della Pubblica Sicurezza del Ministero dell’Interno – Direzione centrale dell’immigrazione- e della polizia delle frontiere, incarico di una delicatezza estrema che lo ha portato negli anni ad occuparsi in prima persona di lotta al terrorismo internazionale. Non c’è oggi al mondo servizio di intelligence che non lo cerchi per un parere illuminato o un consiglio.

«Ho vissuto 10 anni a Brescia e quasi 15 a Milano. Nel capoluogo meneghino mi sono trovato benissimo, non è stato facile ambientarsi, ma superata la prima fase ho apprezzato e scoperto una città meravigliosa. Milano mi è entrata dentro, è la più mitteleuropea delle città italiane. Sei al centro di tutto, riserva opportunità a chiunque, non interessa il colore della pelle o altro, importa solo il tuo progetto e le tue capacità. Si lavora tantissimo».

Il 12 febbraio scorso, è stato promosso Primo Dirigente della Polizia di Stato per “meriti speciali”, dopo una complessa ed articolata attività investigativa che ha portato alla disgregazione di una “cellula” terroristica, con l’esecuzione di quindici Ordinanze di custodia cautelare in carcere a carico di altrettanti soggetti appartenenti ad un’organizzazione con finalità eversive, inquadratesi nell’alveo della cosidetta “Seconda Posizione” delle Brigate Rosse, e venuta alla luce a seguito di indagini avviate a partire dal 2004 dalla DIGOS di Milano e proseguite, dalla seconda metà del 2006, con la collaborazione delle Digos di Padova e Torino.

Il 28 ottobre del 2022 gli viene assegnato il prestigioso Premio Borsellino, come coronamento di una vita di “uomo di Stato”. La sua è la storia esemplare e bellissima di un Numero Uno. Assolutamente sì, storia di un’eccellenza tutta italiana. (pn)