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Il calabrese Nicola Minasi alla guida dell'Unità di Crisi della Farnesina

Il calabrese Nicola Minasi alla guida dell’Unità di Crisi della Farnesina

di PINO NANONicola Minasi, già Ambasciatore a Sarajevo e Ministro Plenipotenziario dal 2023, dirige l’Unità di Crisi dal 28 ottobre del 2021. Uno dei ruoli più delicati del Ministero degli Esteri, una “cellula operativa” che è la punta di diamante della Farnesina in tutto il mondo. 

La missione principale dell’Unità di Crisi della Farnesina è la salvaguardia e la tutela dei cittadini italiani all’estero in situazioni di emergenza estrema, quali attacchi terroristici, evacuazioni in caso di tensioni sociopolitiche, calamità naturali, pandemie ed emergenze sanitarie, materie delicatissime che da sempre sono un impegno primario del Ministero degli Affari Esteri e della Cooperazione Internazionale. 

Parliamo di una struttura agile e flessibile, attiva 24 ore su 24, 7 giorni su 7, formata da un nucleo speciale di circa 30 persone che lavorano secondo modalità operative di assoluta avanguardia, avvalendosi di strumenti tecnologici in continua evoluzione e alla cui guida c’è proprio lui, Nicola Minasi, uno dei tanti “figli di Calabria” in giro per il mondo.

L’Ambasciatore Nicola Minasi, anche se per l’anagrafe è nato a Roma il 26 ottobre 1973, ha infatti respirato aria calabrese per tutta la vita, essendo lui figlio di Antonio Minasi, famoso dirigente Rai che in Calabria è stato per quasi nove Capo della Struttura Regionale dei programmi della televisione di Stato: come tale, vi assicuro, un punto di riferimento assoluto del mondo della cultura calabrese e della crescita culturale di quegli anni in Calabria. Tutti noi in Rai siamo cresciuti all’ombra di questo intellettuale che aveva fatto della modestia il karma della sua vita, ma che in Via Montesanto, quando era a lavoro, era a dir poco una macchina da guerra come poche. 

Parliamo della fine degli anni Settanta e la fine degli anni Ottanta, quando la Rai da Roma mandò Antonio Minasi a dirigere un progetto in cui nessuno credeva e che poi diventò la grande chiave di lettura del successo della Sedi Regionali Rai in tutta Italia. Era il racconto e l’approfondimento della storia regionale attraverso la televisione di Stato.

E Antonio Minasi, che era di Palmi e che a Palmi aveva vissuto per una vita, torna da Roma a Cosenza per quella che io chiamo la vera rivoluzione sociale della Calabria di allora. E Palmi era il cuore del mondo di questa bella famiglia palmese, dove Antonio Minasi ha portato continuamente moglie e figli a trascorrere non solo le vacanze d’estate ma tutte le feste comandate e tutti i giorni in cui le scuole erano chiuse a Roma e i bambini potevano tornare con lui in Calabria. 

È questa la cornice naturale, ma soprattutto suggestiva, in cui è cresciuto Nicola Minasi. 

«Il nostro lavoro è intervenire con tempestività in crisi che riguardino cittadini e interessi italiani, interessi che possono includere anche cantieri, imprese all’estero o presenze non visibili ma importanti come servizi finanziari. È sempre più necessario capire la realtà e leggere gli sviluppi in anticipo, perché anche pochi minuti di allerta su un’emergenza come un disastro naturale, un atto bellico o un incidente permettono di avvisare la catena politica e anche i colleghi sul posto, per muoversi con tempestività. Questo spesso fa la differenza». 

Alle spalle Nicola Minasi si porta dietro una carriera universitaria e diplomatica di altissimo valore, arricchita da anni di servizio di altissimo profilo istituzionale.

L’Ambasciatore si laurea in scienze politiche presso l’Università Luiss di Roma e, dopo aver conseguito un Master in Scienze degli studi di sviluppo presso la London School of Economics di Londra, nel 1999 entra in carriera diplomatica presso Il Ministero degli Affari Esteri. Dal 1999 al 2001 è secondo segretario presso il Direttorio Generale per Italiani all’Estero e Politiche Migratorie, incaricato della cooperazione giudiziaria bilaterale. Dal 2001 al 2005 è ad Abu Dhabi come vice capo Missione presso l’Ambasciata d’Italia in UAE e, a seguire, sino al 2008, vice capo Missione, col grado di consigliere, presso l’Ambasciata d’Italia a Kabul, in Afghanistan. Nel 2008 torna alla Farnesina, in qualità di consigliere e vice capo dell’Unità di Crisi, sino al 2013 quando è inviato a Bruxelles come primo consigliere alla Rappresentanza permanente d’Italia presso l’Unione europea, responsabile di infrazioni e aiuti di Stato. Il 28 marzo 2017, diventa Ambasciatore d’Italia a Sarajevo, in Bosnia ed Erzegovina. La sua nomina era stata deliberata dal Consiglio dei Ministri il 29 dicembre 2016 e ha poi ricevuto il gradimento del governo di Sarajevo. 

Alle spalle, dunque, ha una lunga carriera diplomatica, (Emirati Arabi, Afghanistan, Bosnia Erzegovina), in uno scenario mondiale che muta rapidamente e richiede competenze sempre più approfondite e trasversali.

«In passato – dice – ho lavorato all’Unità di Crisi come vicario e devo dire che oggi vedo una grande differenza rispetto al momento che viviamo oggi. Mentre un tempo, infatti, seguire i lanci stampa era sufficiente per essere al pari con gli eventi, questo adesso non basta più e dobbiamo cercare di anticipare gli eventi per essere pronti ad affrontarli. E i social media sono diventati una fonte con cui confrontarsi. Un’evoluzione con cui l’Unità di Crisi si sta misurando, attraverso nuove sfide della comunicazione, e alcuni progetti finalizzati a promuovere la “cultura della sicurezza”, importante per tutti i cittadini. La Rete e i social media sono protagonisti di questo cambiamento».

L’Unità di Crisi – ricordiamo – nasce peraltro formalmente nel 1990 e, pochi mesi dopo, si trovò a fronteggiare la situazione dei circa 491 italiani allora trattenuti contro la loro volontà in Iraq (quasi 340) e nel Kuwait (151) durante la Guerra del Golfo. Tuttavia, sin dal 1985, in occasione del dirottamento dell’Achille Lauro, era stata creata, presso la Direzione generale dell’emigrazione e degli affari sociali del Mae, una cellula con il compito d’informare i parenti dei passeggeri coinvolti nell’evento e di gestire il rientro di quelli scesi ad Alessandria d’Egitto. 

Nel 1985, Stefano Ronca, diplomatico del Ministero degli Affari Esteri, viene incaricato di istituire e dirigere l’Unità di Crisi, che rimarrà sotto la sua direzione fino al 1989. Ha conosciuto una continua evoluzione sia sotto il profilo operativo che delle dotazioni tecnologiche, assumendo oggi una posizione di riconosciuto prestigio nel panorama delle omologhe strutture europee ed internazionali. 

Un fiore all’occhiello della storia della diplomazia italiana nel mondo, e alla guida di questa eccellenza della cooperazione internazionale oggi c’è lui, Nicola Minasi, un “ragazzo” che della Varia di Palmi o della Pietrosa di Leonida Repaci sa davvero più di quanto non ne sapessimo noi. Storia la sua di una eccellenza tutta italiana.

Complimenti Ambasciatore. (pn)