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Il Giubileo dei Padri Ardorini di Montalto Uffugo

Il Giubileo dei Padri Ardorini di Montalto Uffugo

di FRANCO BARTUCCI – I missionari Ardorini (Pii Operai Catechisti Rurali), nati su decisione del Decano don Gaetano Mauro, oggi Venerabile dallo scorso mese di ottobre, sono impegnati a celebrare ovunque si estende la loro missione all’estero ed in campo nazionale, l’anno Santo proclamato alla vigilia di Natale da Papa Francesco.

Tutti i padri missionari Ardorini sono stati convocati dal Superiore generale, padre salvatore Cimino, a partecipare ad un incontro preparatorio che si è svolto presso la Casa madre di Montalto Uffugo per commemorare il Padre fondatore, il venerabile Don Gaetano Mauro, da estendere nell’arco dell’anno Giubilare alle varie comunità che si trovano a Montalto Uffugo, Petilia Policastro, Roma, Napoli, Villaricca (NA), Canada, Colombia, India e Tanzania; nonché per una profonda riflessione su come vivere insieme il Giubileo 2025 quale Pellegrini di Speranza, per come ci ha indicato Papa Francesco.

Un incontro che si è chiuso con un momento di preghiera di fronte la tomba del Venerabile don Gaetano Mauro e con la celebrazione di una Santa Messa nella chiesa di San Francesco di Paola, presenziata da mons. Gianfranco Todisco, vescovo emerito di Melfi, anch’egli padre Ardorino.

Ma la giornata si caratterizza in mattinata, prima dei momenti finali dedicati alla spiritualità religiosa, per l’incontro preparatorio e d’informazione organizzativa su come vivere il Giubileo, la cui relazione è tenuta dal Superiore Generale, padre Salvatore Cimino, che ha trattato nella parte iniziale del suo intervento l’effetto storico del Giubileo, che ha preso forma in Italia nel 1300 sotto il papato di Bonifacio VIII.

Con il Giubileo il tema centrale riguarda l’indulgenza che porta al perdono attraverso il pellegrinaggio.  Perdono e pellegrinaggio di fatto fanno l’esperienza del Giubileo e la rendono molto concreta. Lo stesso pellegrinaggio è un atto concreto che richiede uno spostamento e un cammino – interiore, oltre che esteriore – per raggiungere un luogo. A questi due elementi, se ne aggiunge un terzo, forse il più plastico, il più materiale, che è il passaggio attraverso la Porta Santa. Infine, c’è la concretezza dei sacramenti e la concretezza delle opere di misericordia, di carità, di pietà.

Secondo le volontà di Papa Francesco il messaggio che ha affidato alla Chiesa per il Giubileo Anno Santo è il valore della “speranza”, la speranza che non delude. «Tutti sperano. Nel cuore di ogni persona è racchiusa la speranza come desiderio e attesa del bene, pur non sapendo che cosa il domani porterà con sé».

Nel proseguire il suo intervento padre Salvatore Cimino si è chiesto come i missionari Ardorini possono essere pellegrini di speranza dentro la Congregazione e fuori?  Come potremo impegnarci, attraverso il cammino giubilare, a creare o a migliorare concretamente un clima di speranza e fiducia all’interno delle nostre Comunità? Che iniziative proprie della nostra Congregazione potremo realizzare durante l’anno giubilare?

Certamente l’impegno maggiore dei missionari Ardorini sarà indirizzato a promuovere pellegrinaggi di speranza insieme e per i giovani, per la gente rurale, per i sofferenti e gli anziani. Ma vediamo nello specifico come sono stati presentati.

Pellegrini di speranza insieme e per i giovani

«Tutti hanno bisogno di speranza, anche coloro che in qualche modo la dovrebbero rappresentare, come i giovani. Significative, anche e soprattutto per noi Missionari Ardorini, a questo proposito – ha detto padre Cimino – è bene ricordare le parole del Papa: “Essi [i giovani], purtroppo, vedono spesso crollare i loro sogni. Non possiamo deluderli: sul loro entusiasmo si fonda l’avvenire. È bello vederli sprigionare energie, ad esempio quando si rimboccano le maniche e si impegnano volontariamente nelle situazioni di calamità e di disagio sociale. Ma è triste vedere giovani privi di speranza; d’altronde, quando il futuro è incerto e impermeabile ai sogni, quando lo studio non offre sbocchi e la mancanza di un lavoro o di un’occupazione sufficientemente stabile rischiano di azzerare i desideri, è inevitabile che il presente sia vissuto nella malinconia e nella noia. L’illusione delle droghe, il rischio della trasgressione e la ricerca dell’effimero creano in loro più che in altri confusione e nascondono la bellezza e il senso della vita, facendoli scivolare in baratri oscuri e spingendoli a compiere gesti autodistruttivi. Per questo il Giubileo sia nella Chiesa occasione di slancio nei loro confronti: con una rinnovata passione prendiamoci cura dei ragazzi, degli studenti, dei fidanzati, delle giovani generazioni! Vicinanza ai giovani, gioia e speranza della Chiesa e del mondo!».

 Pellegrini di speranza insieme e per la gente rurale 

«Per noi Missionari Ardorini, i poveri a cui riservare un’attenzione e una cura del tutto particolari, sull’esempio del nostro Fondatore Venerabile decano don Gaetano Mauro, sono i contadini, soprattutto coloro – ha precisato . che vivono nelle campagne più isolate e abbandonate. Accogliamo anche noi allora l’invito del Papa ad esser pellegrini di speranza tra la gente: Speranza invochiamo in modo accorato per i miliardi di poveri, che spesso mancano del necessario per vivere. Di fronte al susseguirsi di sempre nuove ondate di impoverimento, c’è il rischio di abituarsi e rassegnarsi. Ma non possiamo distogliere lo sguardo da situazioni tanto drammatiche, che si riscontrano ormai ovunque, non soltanto in determinate aree del mondo. Incontriamo persone povere o impoverite ogni giorno e a volte possono essere nostre vicine di casa. Spesso non hanno un’abitazione, né il cibo adeguato per la giornata. Soffrono l’esclusione e l’indifferenza di tanti. È scandaloso che, in un mondo dotato di enormi risorse, destinate in larga parte agli armamenti, i poveri siano in gran numero miliardi di persone. Oggi sono menzionati nei dibattiti politici ed economici internazionali, ma per lo più sembra che i loro problemi si pongano come un’appendice, come una questione che si aggiunga quasi per obbligo o in maniera periferica, se non li si considera un mero danno collaterale. Di fatto, al momento dell’attuazione concreta, rimangono frequentemente all’ultimo posto. Non dimentichiamo: i poveri, quasi sempre, sono vittime, non colpevoli».

Pellegrini di Speranza insieme e per i sofferenti, come per gli anziani

«Come sull’esempio del nostro Fondatore, il giubileo della speranza – ha concluso il Generale Superiore Ardorino, padre Giuseppe Cimino – ci potrà rendere pellegrini della speranza nei confronti dei sofferenti, “valorizzando i più acuti dolori umani e producendo un apostolato fecondo?…: Segni di speranza andranno offerti agli ammalati, che si trovano a casa o in ospedale. Le loro sofferenze possano trovare sollievo nella vicinanza di persone che li visitano e nell’affetto che ricevono. Le opere di misericordia sono anche opere di speranza, che risvegliano nei cuori sentimenti di gratitudine. E la gratitudine raggiunga tutti gli operatori sanitari che, in condizioni non di rado difficili, esercitano la loro missione con cura premurosa per le persone malate e più fragili. […] Segni di speranza meritano gli anziani, che spesso sperimentano solitudine e senso di abbandono. Valorizzare il tesoro che sono, la loro esperienza di vita, la sapienza di cui sono portatori e il contributo che sono in grado di offrire, è un impegno per la comunità cristiana e per la società civile, chiamate a lavorare insieme per l’alleanza tra le generazioni». (fb)