;
Il prof. Antonio Uricchio (Unical): L'intelligence dei satelliti è la nuova frontiera

Il prof. Antonio Uricchio (Unical): L’intelligence dei satelliti è la nuova frontiera

di FRANCO BARTUCCI – Il diritto spaziale è fondamentale per prevenire rischi e conflitti. Ne ha parlato il prof. Antonio Uricchio al Master dell’Università della Calabria su l’Intelligence sostenendo che «l’Intelligence dei satelliti è la nuova frontiera».

Continuano all’Università della Calabria i lavori del Master su l’Intelligence, che ha come referente promotore e coordinatore il prof. Mario Caligiuri. Ultimo in ordine di tempo è stato il prof. Antonio Uricchio, presidente dell’Anvur del Ministero Università e Ricerca, nonchè rettore dell’Università “Aldo Moro” di Bari dal 2013 al 2019, che ha tenuto una conversazione via webinar su: Controlli ambientali e finanziari tra diritto, intelligence e satelliti.

«L’uomo per molti secoli – ha esordito – ha subìto l’ambiente mentre oggi lo sta trasformando in modo sempre più rapido. Parallelamente, l’intelligence ha considerato per molto tempo solo gli aspetti militari legati alla guerra, mentre oggi rappresenta una strategia del futuro. Riuscire a definire la capacità di bio-intelligence, di geo-intelligence, di spatial intelligence significa ottenere informazioni  dalla natura, dalla terra e dallo spazio che possono aiutare a gestire l’umanità nel presente e nel futuro».

«L’intelligence – ha ribadito – è l’attività di assunzione delle informazioni attraverso la raccolta, la catalogazione e l’analisi per offrire al decisore politico strumenti adeguati in modo da adottare la strategia più appropriata a fronteggiare tempestivamente  le diverse emergenze  che via via possono presentarsi. Tra queste, i disastri climatici, l’innalzamento del livello dei mari, i rischi ambientali, lo smaltimento dei rifiuti, anche spaziali. Infatti è crescente la problematica degli “space debris”».

Come osserva Kessler,  consulente della Nasa, «la quantità di detriti aumenterà nei prossimi anni e le loro collisioni provocheranno molta altra spazzatura spaziale, fino al momento in cui la Terra sarà coperta da una densa coltre di detriti che potrebbe non consentire di svolgere ulteriori attività spaziali per molte generazioni future».

«Tale fenomeno – ha proseguito – potrà essere contenuto solo con una corretta strategia della mitigazione che significa lanciare in orbita solo gli strumenti necessari, definendo le metodologie di recupero dei rifiuti spaziali anche  attraverso un rientro controllato ed una regolazione condivisa».

Uricchio ha continuato dicendo che «la tradizionale natura dell’intelligence è rappresentata dalla Humint, vale a dire dalla utilizzazione dei sensi (vista, tatto, udito), a cui si è aggiunta l’intelligence documentale e solo negli ultimi anni  la cyber intelligence.  Del tutto nuovi sono invece  i settori dell’intelligence spaziale e della geo-intelligence  in cui i dati rinvenienti dalla osservazione della terra dal nostro pianeta e dallo spazio atmosferico ed extra-atmosferico offrono risposte utile a  prevenire consapevolmente i rischi del futuro. In particolare, va prestata molta attenzione all’impatto che possono avere sulla superficie terrestre rifiuti e  materiali spaziali, come le meteoriti, le comete e anche i satelliti».

«Le agenzie spaziali nazionali ed europee devono dialogare con le istituzioni  che operano nel comparto dell’intelligence  al fine di  acquisire, offrire ed elaborare  informazioni ambientali e satellitari  nell’ottica di una evidenza scientifica, fermo restando le competenze politiche nell’assumere decisioni consapevoli e condivise». 

«Lo spazio – ha chiarito Uricchio – presenta rischi ma offre altresì straordinarie opportunità . La Blue Economy dello spazio ne è un esempio:  secondo le stime della Morgan Stanley e della Merril Lynch, entro il 2040 l’economia dello spazio comporterà un aumento della ricchezza tra gli 1 ed i 2 miliardi di dollari».

Il Presidente dell’Anvur ha poi sottolineato che «lo spazio è fragile ed i rischi sono tanti, dettati soprattutto da una carente regolazione. Per essere più precisi non è vero che le norme giuridiche non esistano ma sono datate e soprattutto non tengono conto dell’evoluzione tecnologica e scientifica. Sono, infatti, ancora in vigore le norme risalenti agli anni ’60 come  il  Trattato sullo spazio del 1967  che all’articolo 1  enuncia la libertà di esplorazione e ricerca dello spazio, senza prevedere condizioni e limiti».

«È di tutta evidenza come la libertà di esplorazione debba essere assicurata  insieme alla promozione della cooperazione internazionale, della pace  e della  equa condivisione dei benefici.  Occorre pertanto declinare la regolamentazione, impedendo che la forbice della disuguaglianza si dilati sempre più  e sempre  più velocemente. Inoltre è necessario provvedere ad un censimento e dunque ad un’immatricolazione degli oggetti spaziali, ossia di “qualsiasi dispositivo artificiale o congegno costruito per essere collocato nello spazio o sui corpi celesti al fine di svolgere una funzione o un’attività spaziale” dando concreta applicazione alla Convenzione sull’immatricolazione degli oggetti lanciati nello spazio extra-atmosferico risalente al 1975 ma viene eluso dagli stati canaglia e dalle organizzazioni criminali che si servono dei satelliti non censiti per commettere attività illecite».

Il prof. Antonio Uricchio ha concluso soffermandosi sull’importanza delle norme per regolamentare adeguatamente lo spazio ribadendo che sono fondamentali per prevenire e comporre eventuali conflitti spaziali, definendo il senso del limite. (fb)