di MARIACHIARA MONACO – Come un motore, sempre in continuo movimento, e senza momenti di stasi, la macchina del Dipartimento Umanistico dell’Università della Calabria, con a capo il direttore Raffaele Perrelli, continua ad ospitare studiosi illustri. Infatti, se poche settimane fa a calcare il terreno del Campus, è stato Mauro Tulli, con la sua accurata analisi sul Simposio di Platone, adesso è arrivato il turno di un altro studioso illustre, stiamo parlando di Bernhard Zimmermann, ordinario di Letteratura Greca presso l’Università di Friburgo, e uno dei maggiori studiosi del mondo classico, tra i più conosciuti e apprezzati non solo in Germania ma anche in Europa.
Lo studioso, in un aula gremita di studenti, ma anche di curiosi, ha preso la parola, presentando il seminario dal titolo “Tessere musive della storia letteraria. I frammenti della commedia greca”. Un intervento, il suo, incentrato sulla ricostruzione di alcuni frammenti della commedia greca nelle edizioni e negli studi più moderni.
Un’analisi che permette di mettere in luce lati rimasti a lungo in ombra su questo genere teatrale così affascinante e coinvolgente, che ancora oggi apprezziamo e portiamo sempre con noi, ovunque andiamo. Da Aristofane a Cratino, un viaggio lungo ma piacevole, che ha permesso all’uditorio di conoscere a fondo, aspetti meno scontati della commedia antica, dei commediografi stessi, e del loro rapporto con il pubblico, con il potere, e con la poesia greca precedente.
A margine della sua lectio, Zimmerman, ha risposto ad alcune domande sul futuro degli studi classici in Italia. Un tema arzigogolato, nel Bel Paese, come a Berlino.
«Mi auguro che in Italia non facciate mai lo stesso errore della Germania, che già da molto tempo ha ridotto lo studio del greco antico a semplice materia a scelta, in concorrenza con altre lingue moderne, dallo spagnolo al cinese. I risultati? Ormai solo l’1% dei ragazzi tedeschi studia il greco, anche perché nel nostro sistema scolastico la scelta della scuola superiore viene compiuta in un’età precoce, intorno ai dieci anni. E i genitori magari sono portati a scegliere una lingua che “può servire” per il lavoro – spiega lo studioso – piuttosto che una formazione che pone le basi per una solida cultura generale, in grado di offrire competenze logico-scientifiche e linguistiche che daranno i loro frutti nel lungo periodo».
Poi aggiunge: «Non è un caso che i ragazzi italiani, avendo ancora la possibilità, anzi direi la fortuna, di compiere studi classici di livello alto, con l’acquisizione sistematica del latino e del greco, sono richiesti in tutto il mondo per le loro eccellenti competenze specialistiche”. Dalle università tedesche a quelle americane e britanniche (un caso su tutti la cattedra di Classics dell’italiano Mario Telò a Berkeley) si assiste, infatti, a un boom di ricercatori e docenti italiani. Siete gli unici al mondo ormai ad avere e mantenere questo profilo, che è sempre più ricercato: se da un lato diminuisce il numero di figure professionali con competenze in queste materie, a causa del calo di iscrizioni al liceo classico o di scelte assai discutibili a livello politico come la riforma tedesca, dall’altro è sempre altissimo l’interesse nella società per la cultura antica: dal teatro classico alla mitologia greca, dagli studi su Omero a quelli su Virgilio alla loro ricezione nella letteratura medievale, moderna e contemporanea».
Lo studioso, inoltre, punta i riflettori sulla Magna Graecia, e sul passato di un intero pezzo d’Italia che comprende parti vaste della nostra regione, la quale, secondo Zimmerman, andrebbe maggiormente valorizzata dal punto di vista culturale. La Calabria e gli studi classici dunque, come specificità che brilla, anche all’estero.
Una riflessione importante, per le studentesse e gli studenti, per le loro famiglie, per il mondo scolastico e accademico e anche, naturalmente, per i decisori politici.
Un futuro che spaventa, certo, ma che se accompagnato fa meno paura. Ecco perché l’Università della Calabria ha deciso di affiancare i numerosi giovani, che con coraggio e abnegazione, hanno intenzione d’iniziare un percorso umano, prima che umanistico.
Ponendo al centro l’individuo, e il suo bagaglio, una valigia ripiena di nozioni, ma anche di emozioni e sogni nel cassetto. In un mondo che va sempre di corsa, e che apprezza sempre meno il “bello”, chi sceglie le humanae litterae, si pone controcorrente, in contrapposizione agli appannaggi di una modernità seppur comoda, ma forse poco vera.
Ma non ci si ferma mica qui, il filo rosso di eventi va avanti, ancor di più.
Molte sono le iniziative promosse, che da lunedì 17 aprile fino al 24 del corrente mese, coinvolgeranno i docenti dell’intero dipartimento, dando vita a discussioni molto vive e interessanti, che ci accompagneranno verso una data simbolo della storia italiana contemporanea, ovvero il 25 aprile.
Questo filone infatti è intitolato proprio “Verso il 25 aprile”, per mettere in risalto l’importanza della Resistenza, e dei partigiani di ogni fronte che, a partire dal 1943, contribuirono alla liberazione del nostro paese.
Una “liberazione” non soltanto militare, nel conflitto col nemico, ma anche culturale, umana, vitale.
Diversi sono gli argomenti che si tratteranno, dal fascismo e il bimillenario Virgiliano del 1930, con il professore Raffaele Perrelli, fino alla repressione nazifascista della psicoanalisi, con il professore Fabrizio Palombi, e al rapporto fra libertà e politica con il professor Giuseppe Cantarano, e tanti altri.
Appuntamenti da non perdere, prendete carta e penna. (mcm)