ANNULLATA L'ORDINANZA CHE CONSENTIVA A BAR E RISTORANTI DI METTERE TAVOLI ALL'ESTERNO PER IL SERVIZIO;
L'ultimo caffè, prima del Tar

Il Tar di Catanzaro ha “bocciato” Jole Santelli
La Calabria non perde: è ancora in primo piano

di SANTO STRATI

Il Tribunale Amministrativo Regionale di Catanzaro ha “bocciato” (mai termine è stato più azzeccato, visto il cognome del ministro contendente) l’ordinanza n. 37 della Presidente Santelli. Quella, per intenderci, che lasciava la facoltà (senza obbligare alcuno) agli esercenti di bar, trattorie, ristoranti e pizzerie, che avessero la disponibilità di tavoli all’aperto di poter servire i clienti, aprendo i locali non soltanto per l’asporto di cibi e bevande.

Era pressoché scontato che il Tar avrebbe accettato il ricorso dell’Avvocatura dello Stato, messa in campo dal ministro agli Affari regionali, Francesco Boccia, che è stato uno sfidante implacabile nel confronto mediatico (perché alla fine di questo si è trattato) tra la governatrice e l’esecutivo centrale.

Come avevamo già anticipato qualche giorno fa su queste colonne, in realtà la bocciatura del 29 aprile non ha effetti sanzionatori nei confronti della Presidente o dell’intera Giunta regionale. Fa semplicemente sparecchiare gli eventuali tavolini per le consumazioni (pochi, per la verità), che qualche trattore o barista aveva predisposto. Con sommo gaudio di sindaci (dell’opposizione) che avevano già autonomamente respinto l’ordinanza, in nome della difesa della salute.

Non facciamo la difesa d’ufficio della Santelli, ma qualcuno ha il coraggio di affermare che servire al tavolo (nell’osservanza delle adeguate misure di prevenzione e sicurezza imposte dal “sovrano” Conte) sia molto diverso che preparare cibo per l’asporto e consegnare la sportina all’avventuroso cliente?

Siamo seri, Si è voluta tirare la corda, sia per motivi mediatici (Boccia ha recuperato spazi televisi per lui impensabili) e la Santelli si è conquistata tutte le prime pagine della stampa nazionale, senza parlare di tv, online e qualsiasi cosa abbia a che fare con l’informazione.

Qualcuno obietterà che si è cercato lo scontro istituzionale con il Governo centrale, per provocazione o fini politici (la balla dell’assist-favore alla Lega contro il governo da parte della Presidente non merita nemmeno vagamente l’appellativo di fake news), ma in realtà – come abbiamo detto all’indomani dell’ordinanza – se il fine era di gratificare di buona “reputazione” la Calabria, la missione è stata felicemente portata a termine. La presidente, qualche sera fa in tv, si è molto arrabbiata con chi le marchiava tutto questo casotto come un’operazione di marketing. Ma perché? Perché non approfittare di una utile ribalta, facendo naturalmente gli interessi dei calabresi e soprattuto di una marea di disperati esercenti di locali pubblici che potevano così sperimentare l’avventura di un’apertura anzitempo? E capire se un’impresa commerciale che prima faceva 100 coperti  a giro, può mantenersi facendone appena un quarto.

Il problema che nessuno vuole cercare di capire è che si continua a improvvisare, senza mai ascoltare i diretti interessati: cosa volete che ne sappia il nostro presidente del Consiglio (che ci auguriamo apprezzi la buona tavola di apprezzati ristoranti) di quanto costa tenere in piedi un esercizio pubblico, dalle prime luci del mattino, quando arriva la merce, fino all’ultimo avventore della sera.Appena si alza la saracinesca comincia a girare il pazzo contatore delle spese: costi di affitto, personale, cibo, bevande, e soprattutto tasse e contributi, che non tengono conto se hai fatto una settimana da favola o solo quattro gatti di clienti. Perciò, immaginatevi per i piccoli locali, quelli che facevano il pranzo di lavoro al costo di un buono pasto e sopravvivevano soltanto per i numeri. Servite dieci tavoli al posto di quaranta e a fine serata, se scappano le lacrime al barista o al ristoratore bisognerà pur capirlo.

Senza contare che le assurdità dei vari Dpcm (ma perché non fa decreti e li fa votare in Parlamento il nostro caro presidente Conte?)  non finiranno mai. È la sapida intuizione di Maria Antonietta: se non c’è pane, il popolo mangi brioches. Ci sono quasi tre mesi di affitto da pagare, quando non è entrato un centesimo e cosa fa il Governo? Offre credito d’imposta (cioè ti trattieni le somme dalle tasse che andrai a pagare). Ma quali tasse? Chi pagherà tasse, imposte e gabelle se non riparte con l’attività, se non rialza le serrande? Scusate, siamo andati fuori tema, ma è facile accaldarsi subito con le stravaganze marziane dei nostri governanti.

Parlavamo di ordinanze  e pseudo conflitti istituzionali. La realtà, come indichiamo nel titolo, è che la Calabria in questa vicenda non esce perdente. Mostra una immagine positiva (senza questionare nel merito dei tavolini sì o no) e si presenta all’Italia come una regione virtuosa che ha saputo controllare il rischio contagio, che aspira a divenire una regione Covid-free, un’interessante e allettante prospettiva per chi spera di poter fare qualche settimana di mare. Con la scusa dei tavolini e della (presunta) guerra fra Boccia e la Santelli, invero la Calabria è stata la vera protagonista delle prime pagine, dei servizi televisivi, gli speciali, i tg, i talk show. Quanto sarebbe costata una campagna promozionale di queste dimensioni?

Noi rispettiamo la sentenza del Tar, perché tutte le sentenze non si criticano, semmai si appellano da chi si sente danneggiato. E comunque fosse andata, stamattina su tutti i media si parla nuovamente di Calabria. Pro o contro la Santelli, pro o contro Boccia e il governo, non interessa. Si parla di noi, della nostra Calabria e questo ci piace. E ci rattristano invece, come leggerete nelle pagine che seguono, le sciocche contrapposizioni tra maggioranza e opposizione, come se si fosse vinta (o persa) chissà quale guerra.

È semmai una battaglia d’intelligenze e in Calabria – sia ben chiaro – ce ne stanno tante, ma qualche volta – causa forse il prolungato lockdown – la mente ne esce purtroppo annebbiata…

Una cosa è certa: quando il ministro Boccia deciderà di fare guerra a Bolzano (che sta facendo peggio di quanto “suggerito” dalla Santelli) a noi calabresi non potrà – scusate – fregare di meno. (s)