ALL'INCREDIBILE ODISSEA DEI PASSEGGERI CALABRESI SI ABBINA LA QUASI TOTALE INDIFFERENZA DEL PAESE;
Ritardo treni in Calabria

Il treno del Sud che porta un ritardo di 13 ore merita solo due righe sulla stampa nazionale

Ci sono non una ma due cose insopportabili nella vicenda incredibile del ritardo di 13 ore del Freccia Argento e di altri treni diretti da Roma a Reggio sabato scorso: la prima, ovviamente riguarda, il disservizio e la totale disorganizzazione di Trenitalia che non ha saputo gestire in alcun modo la situazione portando grandissimi disagi ai viaggiatori; la seconda riguarda l’eco che la notizia ha avuto sulla stampa nazionale. Il treno del Sud (non quello che piaceva a Corrado Alvaro) se fa ritardo non è una novità (viste le condizioni delle rete ferroviaria da Salerno in giù), né tantomeno se il ritardo è di addirittura di 13 ore.

Ora, a chi viene a parlare di allarmismi ingiustificati quando si cita il tentativo di secessione Nord-Sud con il regionalismo differenziato, viene voglia di dire: vieni qui, in Calabria, nel Mezzogiorno, e renditi conto che non solo il divario non è mai stato colmato, ma addirittura si allarga ogni giorno di più. Cosa c’entrano i treni? C’entrano, c’entrano, perché tutta la mobilità in Calabria è affidata alla speranza. Speranza, spesso mista a rassegnazione, che non piova, che il fiume non esondi, che non cada qualche albero, che non nevichi oltre la “modica quantità”, perché sennò si sa quando si parte, ma sull’arrivo è inutile fare previsioni.

Torniamo al primo punto. I passeggeri del Roma-Reggio sono rimasti bloccati all’altezza di Bonifati/Paola per un’interruzione della linea elettrificata che alimenta i treni. Passata la prima mezz’ora, la litania dei rinvii, fra poco si parte, questione di poco, ecc. ecc, ha sottolineato l’assoluta inadeguatezza di chi gestisce la rete ferroviaria. Colpa di Trenitalia?, Colpa di un albero caduto senza avvisare? Non tocca a noi verificare le responsabilità, ma nel 2019 con i telefonini (e non col telegrafo o coi segnali di fumo) ci vuole molto a organizzare bus sostitutivi o – come suggerisce stamattina sul Quotidiano del Sud Roberto Galati dell’Associazione Ferrovie in Calabria – utilizzare un locomotore diesel per trainare fino a dove l’alimentazione elettrica era di nuovo attiva? No, siamo in Calabria e alla mancanza di coordinamento delle iniziative da prendere si affianca l’assenza di locomotori diesel (che venti anni fa – informa ancora Galati – erano dislocati a decine nelle principali stazioni ferroviarie e nei nodi principali: c’erano a Paola, Lamezia) o di carri soccorso. Il risultato si è visto.

Il sindaco di Pizzo, Gianluca Callipo, che era sul Freccia Argento, ha raccontato quasi in diretta su Facebook l’odissea patita dai viaggiatori. « Per rientrare a casa – scrive Callipo su FB –  sabato, prendo il treno da Roma alle 14:24 sperando di poter essere a Lamezia alle 19:00. Dopo tante ore fermi a Sapri prima ed a Cetraro poi, alle 4:45 di MATTINA (del giorno dopo) Trenitalia si decide a farci salire sui pullman per proseguire il viaggio».
«Ora, comprendo – scrive ancora il sindaco di Pizzo – che il vento possa creare disagi ma in una Italia che funziona si trovano soluzioni alternative in tempi accettabili. Evidentemente non nella parte d’Italia che sta giù, con buona pace di molti dei nostri rappresentanti nazionali e grande (forse troppa) pazienza di noi meridionali.
P.s. Alle 5.00 il viaggio continua, in pullman… in fondo ancora sono “solo” 15 ore di viaggio per un percorso che ne richiederebbe 4.»

E sul treno c’erano anche famiglie con bambini piccoli. Le toilettes sono andate fuori uso, com’era prevedibile, dopo qualche ora, l’assistenza al vagone ristorante si è esaurita in fretta. 13 ore di attesa al freddo, con scarsa assistenza non fanno notizia se capitano al Sud. Due righe sul Corriere della Sera, in mezzo al pastone sul maltempo e nulla di più. Trenitalia ha annunciato il rimborso integrale del biglietto, della serie “chi ha avuto ha avuto….”: per gli “ostaggi” della notte non sono previsti altri indennizzi, ma una bella class action ci starebbe tutta. Succede in Calabria, ma in Italia non lo sanno… (s)