COME SI FA A PARLARE DI DIDATTICA DISTANZA QUANDO MANCA LA CONNESSIONE A DUE TERZI DELLA REGIONE?;
Digital Divide in Calabria

INTERNET, CALABRIA LA MENO CONNESSA
LA COPERTURA È SOTTO L’80 PER CENTO

di ANTONIETTA MARIA STRATI – La Calabria, purtroppo, continua a raccogliere tristissimi primati. Questa volta, ‘primeggia’ su quello che, oggi, è diventato uno strumento indispensabile, sopratutto in questa pandemia. Si tratta della connessione a internet. La nostra regione, infatti, è la meno connessa d’Italia (77%). È quanto riporta uno studio condotto da Openpolis sullo stato dell’arte dell’Europa connessa, dove rileva, che «dai dati Eurostat come ci sia una importante disparità soprattutto tra il nord e il sud Europa».

Se, infatti, da una parte ci sono paesi in cui le percentuali di famiglie raggiunte dalle rete internet sono tra le più alte, superando nella maggior parte dei casi il 95%, dall’altra ci sono paesi dell’est e sud Europa – tra cui il sud Italia – in cui non si raggiunge nemmeno l’80%. La Calabria, purtroppo, è tra queste e, nonostante ciò, è stato rilevato che «ha una quota di famiglie con accesso a internet molto più alta: 67,3%. Ma il divario con la media nazionale è ancora di quasi 9 punti. E anche il ritardo rispetto alla regione più connessa (il Trentino Alto Adige, 81,1%) è rimasto quasi invariato: 13,8 punti percentuali».

«Le regioni del Sud – si legge sul report – seppur con netti miglioramenti, rimangono sempre al di sotto della media nazionale e si distanziano sempre di più dall’Italia centro-settentrionale. Per esempio, nonostante il Piemonte (73,5%) risulti al 2019 al di sotto della media nazionale, presenta comunque un dato superiore a quello di grandi regioni del sud come Calabria (67,3%) e Puglia (69,6%)».

Un quadro, quello tracciato da Openpolis, che ribadisce, ancora una volta, come in Calabria sia fondamentale investire sulle infrastrutture di rete per poter uscire da un isolamento tecnologico che potrebbe penalizzare la nostra regione e far sfumare le opportunità e i vantaggi che si potrebbero trarre dall’avere una connessione internet stabile.

Proprio nei giorni scorsi, Fortunato Lo Papa, segretario regionale della Fisascat Cisl, aveva proposto, come soluzione per salvare il comparto del turismo, lo slow tourism e il warkation, «mix tra vacanza e lavoro, basato su luoghi che permettono di andare in vacanza e allo stesso tempo di continuare a lavorare da remoto, magari con vista mare» ma, in queste condizioni, con una rete internet quasi inesistente, come si può pensare di proporre ai turisti, di venire in Calabria per lavorare?

Che alla Calabria «serve, superando i troppi ritardi, la realizzazione in tutti i territori della banda larga di ultima generazione, fondamentale per le imprese e per l’intero sistema» lo aveva già ribadito Tonino Russo, segretario generale della Cisl Calabria, nel corso dell’incontro Obiettivi comuni tra manager e lavoratori nell’industria 4.0, è stato organizzato nell’ambito del programma @calabriadigitale, dove aveva rilanciato l’appello della Svimez, in cui sottolineava l’importanza di «un piano  per il superamento dei limiti delle infrastrutture digitali perché le persone possano operare dalla Calabria, prevedendo sia incentivi fiscali e contributivi, sia spazi di coworking che i Comuni potrebbero creare».

Ma non c’è solo un problema riguardo all’«operare dalla Calabria». C’è anche un problema che riguarda proprio il digital divide, che, come riportato dall’Istat, per la Calabria e il Meridione è un’emergenza che è stata accentuata con la pandemia in corso. Basti pensare che il 12,3% degli studenti Italiani tra 6 e 17 anni, a marzo dell’anno scorso, non possedeva un computer o un tablet presso la propria abitazione (850 mila in termini assoluti), la quota raggiunge quasi il 20% nel Mezzogiorno. Il 57% degli studenti che possiede un computer lo deve condividere con altri componenti della famiglia e solo il 6,1% vive in famiglie dove è disponibile almeno un computer per ogni componente. Tra le famiglie con minori (0-17 anni) circa 1 su 7 non ha un computer o un tablet a casa (il 14,3%), con differenze geografiche nette: al Sud sono il 21,4%, mentre sono l’8,1% nel Nord-Ovest.

Come rilevato dal sociologo Francesco Rao, «il nostro sistema scolastico ancora oggi è invaso da molte sacche di esclusione, soprattutto nelle scuole delle aree interne che definirei come uno tra i pochissimi presidi dello Stato e simbolo della legalità. L’emergenza sanitaria e la protratta chiusura delle scuole hanno fatto sparire dal radar molti studenti a rischio seppur vi sia stato un costante impegno svolto da insegnanti e dirigenti scolastici e dalle associazioni impegnate ad affiancare le scuole e i loro alunni per garantire quel supporto al conseguimento degli obiettivi che caratterizzano le Comunità educanti. La dispersione scolastica, implicita ed esplicita, oggi più che mai, sembra essere inarrestabile anche perché alla crescente affermazione del learning loss, ossia la perdita dell’apprendimento, registratosi nel periodo estivo e consistente nella perdita di competenze e conoscenze accademiche rilevabili alla conclusione delle vacanze estive nei paesi che hanno pause lunghe durante l’anno scolastico si aggiunge quest’ennesima fase di sospensione delle attività didattiche che potrebbe trasformarsi in un altro lockdown nazionale».

Per Rao, «il mancato adeguamento tecnologico e la lenta risposta delle Istituzioni,  in buona parte ha amplificato le numerose difficoltà strutturali: nelle aree interne della Calabria, ancora oggi la qualità della rete internet è identificabile più come un ostacolo che un valido alleato. A ciò si aggiunge la qualità della dotazione informatica da parte di moltissime famiglie. Nei segmenti sociali più umili, dovendo procedere all’acquisto di computer o tablet, spesso hanno scelto una qualità medio bassa soprattutto viste le limitate risorse economiche tendendo a risparmiare, la mancata competenza in ambito informatico porterà a non considerare come prioritaria la ricaduta reale sull’efficienza del computer o il tablet acquistato quando poi verrà utilizzato».

Un dato che viene confermato dai dati della Svimez, dove, in un articolo di ieri sul Corriere della Sera, a firma di Goffredo Buccini, è stato rilevato che «vive al Sud il 34% dei ragazzi con famiglie prive di dispositivi informatici e con i titoli di studio più bassi», con il rischio che «un terzo dei ragazzi italiani venga escluso dal percorso formativo a distanza, con conseguenze rilevanti nei prossimi anni sui tassi di dispersione scolastica». (ams)