di FRANK GAGLIARDI – La Befana? Chi era questo caro e favoloso personaggio che portava i regali ai bambini nella notte dell’Epifania?
Era una simpatica vecchietta che ogni anno immancabilmente la notte del 5 gennaio scendeva dai camini delle case e portava doni a tutti i bambini del mondo. Anche nel mio piccolo paese della Provincia di Cosenza, San Pietro in Amantea, arrivava la Befana, quella favolosa vecchietta così cara ai bambini di tutto il mondo.
Questo mitico personaggio, secondo l’invenzione popolare e secondo i racconti degli adulti, era una brava vecchietta, anche se molto brutta, che scendeva nelle nostre case attraverso i comignoli o si infilava attraverso i buchi della porta principale portando sulle spalle un sacco stracolmo di doni e di giocattoli. Si spostava rapidamente andando a cavallo di una scopa magica.
Gli elicotteri non erano stati ancora inventati. Si trattava di una figura ambivalente, perché metteva paura solo a guardarla, molto temibile per i suoi poteri magici: Volava, penetrava nelle case, sapeva in anticipo chi era stato buono o cattivo. Tutti questi poteri, tuttavia, erano esercitati in fin di bene: essa recava i doni. E questa era per noi la cosa principale. Noi l’aspettavamo con ansia e preoccupazione e la notte del 5 gennaio immancabilmente appendevamo una lunga calza vicino al caminetto. Quello era il posto ideale.
«Mamma, papà, nonna – domandavamo con tanta insistenza – verrà quest’anno la Befana?». «Certo che verrà. Verrà per voi e per tutti i bravi bambini italiani. Sarà accompagnata da una grande uomo che le suggerirà dove andare e a chi portare i doni». E quale erano i doni che noi aspettavamo? Due o tre castagne infornate, tre o quattro mandarini, quattro caramelle al miele “Ambrosoli”, qualche cioccolatino, qualche spicciolo, un soldatino di stagno.
Ho usato il verbo al passato perché credo ormai che questa cara vecchietta con la gobba e col naso un po’ adunco, piena di rughe e di acciacchi vari, sia completamente sparita dalla circolazione. Vi siete chiesti il perché? I bambini di oggi ricevono i regali dai propri genitori ogni giorno dell’anno, non devono necessariamente aspettare la Befana. E poi la calza appesa al caminetto è stata sostituita dall’albero di Natale, vuoi perché nelle case non c’è più il caminetto, vuoi anche perché l’albero di Natale ha preso il posto nelle tradizioni natalizie del nostro antico presepio.
Abbiamo dimenticato le nostre tradizioni ed abbiamo importato quelle del Nord Europa e della lontana America. Ci siamo emancipati anche noi. I doni, dunque, i bambini di oggi li ricevono a Natale e li trovano sotto l’albero di abete inghirlandato e ben illuminato. E li trovano, cosa ancora più strana e buffa allo stesso tempo, ogni giorno nelle edicole, nelle cartolerie, nelle librerie e nelle farmacie, ovunque, allegati alle riviste di mamma e papà.
Nelle edicole, una volta, trovavi soltanto libri, giornali e riviste, oggi invece, trovi di tutto. L’edicola, come la farmacia o il supermercato, è diventata un bazar. E gli editori, in crisi di vendite, allegano a riviste e giornali, oltre ai libri, di tutto e di più.
E così la povera vecchietta vistasi esautorata e negletta, e anche per l’età avanzata e per gli acciacchi vari, si è trasferita in qualche paradiso terrestre, forse in Egitto, sul Mar Rosso, dove vanno a svernare le persone facoltose alla ricerca di un sole caldo, di spiagge meravigliose e di alberghi accoglienti.
O forse, visto che nella nostra Italia ricca e opulenta non ci sono più bambini poveri, semplici, ingenui e buoni soprattutto, si è trasferita con tutto il suo armamentario magico in luoghi più accoglienti dove i doni, i semplici regali, i cari giocattoli di una volta fatti di pezza e di latta, sanno ancora di sorpresa e riescono ancora a rendere felici i bambini dal cuore ingenuo e tenero. O forse è sparita per sempre, precipitata in qualche burrone inaccessibile dove neppure i Vigili del Fuoco, le squadre di soccorso alpino e quelle del pronto soccorso del 118, riescono a raggiungerla. O forse ha consumato la scopa magica che le consentiva di volare?
Per volare in alto nei cieli e sopra i tetti delle case usava sempre una lunga scopa fatta con rami di erica, come quelle che usavano una volta gli spazzini per pulire le strade. Oggi sono scomparse le scope e sono scomparsi pure gli spazzini. E chi va più nei boschi bruciacchiati dalle fiamme estive a trovare e raccogliere i ramoscelli di erica per confezionare le scope? Scomparsi gli spazzini, scomparsa l’erica, scomparse le scope, la Befana è andata in pensione.
Mi rifiuto di pensare che sia già morta. Se fosse ancora in vita oggi dovrebbe avere più di centocinquanta anni. Era già vecchia e decrepita allora quando io ero ancora bambino e, sono passati più di novanta anni da quella magica sera, in cui la vidi per la prima e l’ultima volta col sacco sulle curve spalle colmo di giocattoli riempire la mia calza appesa al caminetto, figuriamoci ora.
Era nonna e bisnonna allora e facendo bene i calcoli oggi dovrebbe essere quattro o cinque volte nonna e dovrebbe avere una nidiata di figli e nipotini. Avrà insegnato, ora che è vecchissima e stanca, il mestiere di Befana ad uno di loro, oppure il suo magico segreto e la scopa miracolosa che le consentiva di volare se li ha portati nella tomba o li ha rinchiusi in un cassetto?
Fu la prima e l’ultima volta che incontrai la Befana, perché dopo quell’incontro fortuito non venne più in casa mia di sera quando ancora eravamo svegli, ma neppure di notte quando tutti eravamo a letto e dormivamo. L’incantesimo si era sciolto e la cruda realtà aveva già preso il posto dell’innocenza.
Ma la Befana, quella che porta ancora i regali ai bambini buoni di tutto il mondo, esiste davvero? Esiste, esiste, eccome! E come ero felice e contento, divenuto papà, quando la mattina del 6 gennaio aprivo insieme ai miei figli i pacchetti dei giocattoli che la sera prima avevo messo sotto l’albero o in un angolo della casa e dicevo che li aveva portati la Befana. Dove è andata a cacciarsi ora?
Dove è finita? Aspetta con ansia che qualcuno la vada a scovare, che abbia tanta voglia di rivederla, che abbia tanta voglia di ritornare bambino. Lei, la Befana, non si lamenta, non è irosa, ha tanta pazienza, sa aspettare.
C’è qualche bambino volontario del mio paese e dei paesi viciniori che vuole sacrificare un po’ del suo tempi libero, del tempo che dedica spesso al computer, al telefonino, alla televisione, ai video giochi, alle slot machines, e vada alla ricerca di questa vecchietta a noi tanto cara?
Perché non la cercate anche voi, miei cari amici lettori di Calabria.Live, insieme ai vostri figli e ai vostri nipotini? Sarebbe davvero bellissimo andare alla ricerca di un bene perduto, delle cose belle e simpatiche di una volta, della Befana, quando nella famiglia c’era tanta concordia e tanto amore, e la sera del 5 gennaio tutti riuniti ci raccoglievamo intorno al braciere o al focolare ad aspettare il lieto evento. (fg)