«Il Viminale, infatti, ha opposto ostacoli a suo dire ‘insormontabili’ alla tutela del diritto costituzionale al voto dei cittadini “fuori sede”, escludendo categoricamente la possibilità di voto a distanza nella tornata elettorale d’autunno, che riguarderà più di milletrecento Comuni e la regione Calabria». È quanto ha denunciato la Rete Voto Sano, composta da Collettivo Valarioti, Comitato Io Voto Fuori Sede, Confederazione degli Studenti, FuoriDiME, PD Marcona 101 (MI), The Good Lobby, Tortuga, Udu – Unione degli Universitari, UniLab Svoltastudenti, Volt Calabria, Yezers, 6000 Sardine, insieme con le compagini calabresi di Cgil, Libera, Movimento Politico per l’Unità e Insieme per il Bene Comune, esprimendo «sconcerto e preoccupazione per la posizione espressa dal Ministero dell’Interno nell’incontro di ieri, sulla discussione in corso in Commissione Affari Costituzionali alla Camera per garantire il diritto di voto a distanza».
Ed è per questo che «la Rete ha chiesto a tutte le forze parlamentari di agire subito, aspettandosi dal Parlamento una strenua difesa del diritto di ogni cittadina e cittadino di partecipare alla vita pubblica del Paese e della Comunità in cui ha coscientemente deciso di stabilire la propria residenza».
«Quel che suona incomprensibile – si legge in una nota – è come gli “ostacoli insormontabili” siano stati da tempo superati nella maggior parte degli altri Paesi europei, nei quali i cittadini fuori sede possono votare per posta, in un seggio presso il proprio domicilio o anche per delega. Le proposte di legge in discussione presso la Commissione Affari Costituzionali già contenevano diverse soluzioni, anche di immediata applicazione, alcune delle quali sono presenti nel nostro ordinamento: ad oggi se un cittadino di Palermo studia a Parigi, può votare per corrispondenza; mentre, se studia a Milano, non ha lo stesso diritto».
«La campagna Voto sano da lontano – continua la nota – è nata sei mesi fa per destare l’attenzione sul pericolo che il quadro pandemico così incerto rappresenterà per l’esercizio sostanziale del suffragio, costringendo nei fatti i fuorisede a scegliere tra il diritto costituzionale al voto e quello, fondamentale, alla salute.
Tale preclusione da parte del Viminale svantaggia le categorie meno tutelate in Italia, tra cui giovani studenti e lavoratori la cui vita è scandita dalla mobilità, i quali vedranno la possibilità di esprimere il proprio voto fortemente compromessa – anche a causa dei costi proibitivi dei viaggi che sarebbero costretti a intraprendere; tutto ciò proprio nella tornata elettorale in cui si eleggeranno gli amministratori che dovranno gestire i fondi del Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza. Un progetto che mira a costruire il presente e il futuro della Next Generation Eu, senza ascoltare a pieno la voce di quella generazione. Un piano inedito in quanto a risorse stanziate, sulle quali già da tempo è stato lanciato l’allarme in merito al pericolo di infiltrazioni mafiose nelle amministrazioni territoriali; un meccanismo soffocante costruito notoriamente sul controllo clientelare del voto, e che può essere contrastato mediante l’allargamento della partecipazione democratica».
«La Rete – continua la nota – crede che la voce del Parlamento e dei cittadini non possa essere ignorata dal Governo: la burocrazia non deve avere la precedenza sui diritti fondamentali dei cittadini. Sull’evidente conflitto in essere tra Istituzioni della nostra Repubblica parlamentare, la Rete dichiara il suo impegno a richiamare l’attenzione del Presidente della Repubblica, al quale aveva già esposto la propria istanza. La Rete, pur consapevole della sfida che il voto a distanza in autunno porrà alla macchina ministeriale e alle amministrazioni, auspica che l’energia positiva di tutte le cittadine e i cittadini che si battono per il proprio diritto di voto costituisca una spinta propulsiva alla tutela della nostra democrazia». (rrm)