di PINO NANO – La location è solenne, il salone delle feste dell’Ambasciata di Francia a Roma. Il Primo Premio Nazionale per la Narrativa, andato alla giornalista calabrese Francesca Lagatta (dall’agosto del 2018 corrispondente dal Tirreno cosentino per LaC News24) per “Vite di cristallo-La storia di forza e coraggio di Anna e di suo figlio Emanuele, affetto da adrenoleucodistrofia” (Rubettino Editore), non è solo un capolavoro del linguaggio giornalistico moderno, ma è soprattutto un vero e proprio inno alla vita.
Questo romanzo, davvero bellissimo, è la storia vera di Anna Cervati, che è una donna fragile nel corpo e forte nell’anima. Una donna che combatte per tutta la vita contro il destino avverso. Una donna che ha un’infanzia drammatica, segnata dal rapporto freddo e distaccato con la madre, e che vive un’adolescenza turbolenta a causa di un amore costellato di delusioni e tradimenti. Quando poi, finalmente, sposa l’uomo della sua vita, ancora giovanissima, rinunciando anche al sogno di diventare una modella, spera di poter vivere quella felicità inseguita da tempo e mai assaporata. Crede di averla raggiunta quando diventa madre di due bambini, voluti con tutte le sue forze.
Il suo tempo scorre sereno in un piccolo paesino della provincia cosentina, mentre il chiasso dei pargoli che giocano nel salotto di casa riempie le sue vene di gioia. Fino a quando, un giorno, il primogenito sembra andare in trance per qualche secondo. Anna non lo sa, ma quello è il punto preciso in cui andrà all’inferno con un biglietto di sola andata. Emanuele, questo è il suo nome, si scopre malato di adrenoleucodistrofia e i medici, quando ha solo 8 anni, dicono ai suoi genitori che vivrà ancora per poco, tra atroci sofferenze. Ma Anna si oppone alla diagnosi con tutta la rabbia che ha in corpo. Da quel momento in poi spenderà ogni secondo della sua esistenza per strappare il figlio dalle grinfie della morte. Il loro diventerà un legame unico, simbiotico, che anima le pagine di questo libro e trascina i lettori nel loro mondo, intriso di solitudine, dolore, ma anche di amore sconfinato, che disintegra i muri del tempo e dello spazio.
Tradisce la commozione il Presidente della giuria, Gianni Letta, quando consegna a questa straordinaria donna e mamma calabrese il premio che le spetta.
«La narrazione, dunque, come strumento terapeutico e di sensibilizzazione sociale, alla luce delle esperienze personali di pazienti e caregiver nella gestione della malattia». Era questo il tema del Premio Letterario Angelo Zanibelli Edizione 2024, “La Parola che cura”, e che ogni anno vuole dare voce a chi affronta sfide complesse, valorizzando la resilienza e il coraggio di coloro che trasformano le proprie esperienze in un potente racconto di vita, un messaggio da poter condividere. Per Marcello Cattani, Presidente e Ad di Sanofi Italia e Malta, il Premio è molto più di un semplice concorso letterario.
«È un esempio concreto e tangibile del nostro impegno costante e continuo al fianco dei pazienti, di chi li sostiene e di chi ne rappresenta le istanze».
Quest’anno, la giuria presieduta da Gianni Letta ha premiato: “Vite di cristallo” di Francesca Lagatta (Narrativa); “Lezioni di amore per un figlio” di Stefano Rossi (Saggistica), “Il mostro che vive dentro la mamma” di Nicolò Muggianu (Illustrati), l’inedito “La memoria del cuore” di Marilù S.Manzini (che sarà pubblicato da Piemme).
Il Premio “La Parola che cura” è andato invece al progetto PortrAIts di Aism, serie di 12 immagini e ritratti in mostra, realizzate grazie a un programma di Intelligenza Artificiale che, insieme a professionisti della comunicazione, ha rielaborato il racconto e le parole di persone con sclerosi multipla. (pn)