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La politica di maggioranza non guasti l'equilibrio della legge 194 sull'aborto

La politica di maggioranza non guasti l’equilibrio della legge 194 sull’aborto

di FRANCO BARTUCCIQuanta propaganda vuota e senza significato morale profondo sta avanzando in questi ultimi due anni di governo nel nostro Paese ad opera del gruppo politico di centro destra con a capo il presidente Giorgia Meloni. Governare anzitutto bene è operare secondo principi etici e morali, nonché politici con spirito di umiltà che mirano ad unire la società, pur di orientamenti diversi per un servizio che guarda al bene comune creando serenità d’animo e percorsi di pace in concordia ed amore, non sono di casa in questo momento nel nostro Paese.

Il mese di aprile è stato caratterizzato da tre argomenti strategici, quali il tentativo di modificare la par condicio in materia d’informazione politica con l’approssimarsi della campagna elettorale per le elezioni europee mettendo a rischio la libertà d’informazione; la questione del 25 aprile con le difficoltà della presidente Meloni di dichiararsi antifascista ed il caso dello scrittore Antonio Scurati censurato dalla Rai  per non leggere il suo monologo sul significato del 25 aprile “Viva l’antifascismo” sgradito alla presidente Giorgia Meloni; per ultimo il caso della modifica della legge 194/1978 sull’aborto che ha attirato una infinità di critiche con l’inserimento nei consultori di figure tipiche antiabortiste specializzate in psicologia.

Per chi ha una certa età dovrebbe ricordare quando accadde prima del 1978 per arrivare al referendum ed alla legge sull’aborto che a distanza di 46 anni ha pur creato situazioni conflittuali soprattutto negli ospedali per la presenza degli “obiettori di coscienza” che rendono il percorso più complicato e ne rallentano la gestione.

Per i credenti la vita è sacra fin dal concepimento del feto e pertanto di fronte a chi sceglie invece di abortire per varie ragioni si presenta l’obbligo della comprensione e del rispetto comunque della persona e della sua identità umana, spirituale e culturale. Entrano in gioco per la risoluzione dei vari casi due figure in ambito dei consultori, sia la psicologa che la sociologa, senza creare conflitti sulla “pelle delle donne”.

Nei 46 anni di gestione della legge si può dire che i consultori, sebbene con posizioni di debolezza per effetto di mancanza di adeguati finanziamenti e personale, non si sono certamente trasformati, come appare dai confronti mediatici, in un’area di scontro, per come quest’ultimo provvedimento approvato dal governo Meloni, ne ha creato le condizioni in questi giorni di intenso confronto sia nelle aule parlamentari che sui media.  

Il tutto è accaduto con la votazione alla Camera dei Deputati a seguito di un emendamento inserito al decreto legge sul Pnrr che prevede la presenza nei consultori femminili di volontari “pro vita” che ottiene 185 voti favorevoli, 115 contrari e 4 astenuti.

Ovvio l’atteggiamento contrario manifestato dai parlamentari di minoranza. «Viviamo in un Paese in cui il diritto all’aborto, all’interruzione di gravidanza è già sotto attacco, in cui è già difficile accedere alla pratica, in cui le donne devono viaggiare fuori provincia o addirittura fuori regione per riuscire ad abortire». 

«I consultori – ha detto una parlamentare del M5S – forniscono già servizi di assistenza a chi decide di portare avanti la gravidanza, tramite il lavoro di psicologi e assistenti sociali e mettendo in contatto le madri con associazioni che forniscono vestiti, latte o altri beni di prima necessità. Poi è difficile obbligare una donna ad ascoltare il battito cardiaco di un feto per poterla spingere a cambiare idea se, in quel momento della sua vita, non è in grado di affrontare una gravidanza, per le tante ragioni che possono esistere».

Altrettanto categorica la segretaria del Partito Democratico Elly Schlein che ha parlato di «un attacco alla libertà delle donne».

«È un tema che tocca le coscienze e penso si debba dare massima libertà a tutti. Le proposte che riguardano le questioni di coscienza non sono questioni di partito. C’è una legge in Italia che non può certamente essere cambiata»; mentre il segretario di Forza Italia Antonio Tajani ha dichiarato: «Sulle questioni di questo tipo noi abbiamo sempre lasciato libertà di coscienza. Ritengo che sia giusto che ognuno si comporti in base al proprio credo e la propria coscienza, ma non bisogna criminalizzare chi è contro l’aborto. La legge c’è e non c’è nessuna intenzione di cambiarla».

Intanto in Italia i tassi di accesso all’aborto sono tra i più bassi a livello globale, come indicano i dati dell’Istituto Superiore di Sanità: nel 2021 si sono registrati 63 mila aborti, -4,2% rispetto al 2020; mentre nel 1983 furono 235mila.

Un concetto essenziale ricavato dall’espressione e dichiarazioni rilasciate dalle forze politiche di minoranza, come dall’associazionismo di pro e contro, è che bisogna potenziare e riqualificare l’attività dei consultori, anziché dare maggiori poteri e fondi a realtà che hanno nella loro missione l’obiettivo di limitare i diritti altrui, riconosciuti per legge, causando peraltro inutile dolore e maggiori pressioni psicologiche alle donne che ricorrono ai consultori per chiedere assistenza all’aborto.

La buona pratica del Policlinico universitario “Annunziata” di Cosenza

A proposito della gestione di questa materia prevista dalla legge 194/1978 sull’aborto dopo 46 anni è il caso di guardare alle esperienze pratiche maturate sul campo ed in questo troviamo il Servizio Sociale attivo presso la Direzione Medica del Presidio Ospedaliero “Annunziata” di Cosenza, grazie alla legge 833/1978, dove confluiscono mediamente in un mese dalle 40/45 domande di richiesta di aborto su segnalazione dei diversi Consultori della provincia, come da altre località anche fuori regione, compreso il Consultorio presente nel Centro Sanitario dell’Università della Calabria.

Grazie all’impegno di tale ufficio, si potrebbe dire quasi missionario, svolto in collaborazione con il reparto di ostetricie e ginecologia, esercitato con pazienza, pacatezza, conoscenza e competenza, unitamente ad uno spirito di servizio, prettamente umano ed accogliente, si manifestano dai quattro/cinque casi al mese di donne che trovano in tale servizio quanto necessario per mettere al mondo le loro creature in piena consapevolezza e gioia. Un risultato che si ottiene e si svolge in  riservatezza con piena soddisfazione delle parti che sono alla base di una crescita sana di una famiglia che trova nella società quanto necessario per farne parte integrante in spirito di serenità ed equilibrio sociale.

Quante storie belle hanno preso il via tra le mura dell’Annunziata di Cosenza senza che se ne avesse consapevolezza per una dirigenza anche distratta da altre vicende; mentre sarebbe molto bello raccontarle con l’approvazione degli attori principali, che sono in primo luogo le coppie, per avere consapevolezza di un servizio sanitario a dimensione umana e di un problema come quello dell’aborto meno conflittuale in cui la “vita è di casa” all’Annunziata di Cosenza, proiettato ad essere Policlinico universitario grazie all’accordo sottoscritto con l’Università della Calabria per effetto dell’istituzione del corso di laurea in Medicina e Chirurgia TD e Scienze Infermieristiche.

Ciò comporterà una presenza di figure professionali dalla doppia personalità di docenti universitari e di medici, come di studenti tirocinanti di medicina/chirurgia ed infermieristica, che necessitano di un ambiente accogliente che ancora oggi non si avverte, in quanto non ancora preparato alla commistione anche se predisposto in posizione di attesa con spirito di curiosità. 

Un titolo giornalistico di oggi di un servizio firmato da Arcangelo Badolati sulla Gazzetta del Sud richiama e dice che «la rivoluzione all’Annunziata è già partita»secondo il commissario dell’Azienda Ospedaliera Vitaliano De Salazar, grazie all’accordo con il Rettore Nicola Leone, con nuove strutture, nuovi macchinari, altro personale ed un pronto soccorso più ampio ed accogliente. Ciò che in effetti manca, a partire proprio dal pronto soccorso, è lo spirito di grande accoglienza sociale ed umana, arricchita da una doverosa informazione al degente come al familiare accompagnatore, che ne rassereni la permanenza.

Eppure il Servizio Sociale presente al suo interno che si occupa pure di intrattenere rapporti di collaborazione e consulenza con istituzioni e soggetti del territorio, come anche del Breast Unit, potrebbe, se dotato di personale adeguato, dare delle risposte esaurienti alle attese della collettività che ne frequenta le strutture. Come è il caso pure di dare consistenza e visibilità all’Ufficio Relazioni con il Pubblico (Urp), nonché all’ufficio stampa, che in tempi non lontani ne esercitavano la loro funzione al servizio della società. 

Sarebbe opportuno insomma che il Rettore Nicola Leone e il commissario Salazar prendessero atto di questa stato di cose e considerazioni allargando ad altre competenze e agli studenti dei corsi di laurea di Servizi Sociali, nonché Media e Società digitale, per stabilire nuovi rapporti mirati alla costruzione ed impostazione di un nuovo modo di gestire il Policlinico Universitario “Annunziata”, un cui aiuto potrebbe arrivare pure dal neo Centro interdipartimentale “Salute, Società e Territorio” di fresca istituzione presso il Dipartimento di Scienze Politiche e Servizi Sociali della stessa Università della Calabria.  (fb)