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L'APPROFONDIMENTO / Perché le scoperte di S. Casciano e Riace non possono essere paragonato

L’APPROFONDIMENTO / Perché le scoperte di S. Casciano e Riace non possono essere paragonato

Dopo il ritrovamento in Toscana di 24 statue bronzee risalenti al II-I secolo a.C, è stato quasi inevitabile il confronto con i Bronzi di Riace, che sono stati ritrovati 50 anni fa.  Un paragone che è stato definito «eresia» dal sottosegretario alla Cultura, Vittorio Sgarbi, sottolinenando che «l’importanza dei Bronzi di Riace è imparagonabile rispetto ai reperti ritrovati a San Casciano Bagni».

«Quelle scoperte a San Casciano – ha detto Sgarbi all’Ansa – sono sicuramente opere importanti, ma il loro valore e la loro qualità sono di gran lunga meno significativi rispetto ai Bronzi di Riace. Quella fatta in Toscana è certamente una scoperta importante, intanto per l’integrità dei reperti e poi per la loro quantità. Ma sono ritrovamenti incomparabili rispetto a quello avvenuto a Riace 50 anni fa».

«Così come incomparabile è il mondo greco rispetto a quello romano – ha continuato Sgarbi –. I Bronzi di Riace sono tra le opere più alte espresse dalla civiltà antica, mentre quelli di San Casciano Bagni sono di produzione media, di qualità media e di interesse soprattutto culturale. Ciò che stabiliscono sul piano antropologico è un nesso culturale tra Etruschi e Romani».

Sulla questione è intervenuto il prof. Paolo Brocato, docente di etruscologia e antichità italiche dell’Università della Calabria, in un video pubblicato sul canale Youtube dell’Università della Calabria.

Per il prof. Brocato, «non dobbiamo commettere l’errore di togliere dai loro contesti queste opere per paragonarle e per stabilire una graduatoria, sarebbe una operazione scorretta metodologicamente e poco scientifica».

«Se queste sono le prime impressioni generali – ha spiegato – dobbiamo, però, aspettare le relazioni scientifiche e le pubblicazioni della nuova scoperta, stando comunque tranquilli che la fama e l’importanza dei Bronzi di Riace non sarà mai offuscata, se qualcuno lo avesse mai pensato, ma eventualmente sempre più contestualizzata attraverso nuovi studi e ritrovamenti».

«Nuove e vecchie scoperte – ha proseguito – dimostrano quanto sia importante promuovere la ricerca e la valorizzazione dei beni archeologici del nostro Paese, tenendo, però, ben presente che a fronte di ritrovamenti eclatanti – estremamente importanti – ci sono tante altre scoperte che formano la trama dei paesaggi e la quotidianità dell’uomo antico, senza le quali le grandi scoperte non avrebbero senso storico e perderebbero la loro eccezionalità».

«Per questo – ha proseguito – la vera sfida per il futuro è di conoscere, preservare e valorizzare il paesaggio, applicando una politica attenta al recupero dei luoghi e delle identità dei territori anche attraverso il patrimonio archeologico. Gli studiosi ben sanno quanto la scoperta di statue in bronzo dell’antichità greca ed etrusco romana sia un evento raro. Fin dall’ antichità le statue furono fuse per ricavarne altre o per realizzare manufatti meno nobili, destino che ancor più ha avuto il suo corso nella fase tardo antica e medievale. Ecco quindi il motivo per cui quando si ritrovano statue in bronzo antiche la scoperta ha sempre grande rilevanza. Soprattutto se poi lo stato di conservazione è eccezionale, come è accaduto a San Casciano».

«Sono stati evocati i bronzi di Riace che, proprio in questi giorni – ha detto – hanno visto captare nuovamente l’attenzione scientifica per l’importante Convegno I Bronzi di Riace 50 anni di studi e ricerche, in corso al Museo Archeologico Nazionale di Reggio Calabria».

«Non è un caso – ha proseguito – che il ritrovamento archeologico abbia avvicinato le due scoperte, in quanto entrambe caratterizzate da esemplari della statuaria bronzea antica pressoché intatti. I due gruppi di bronzi sono accomunati da vicende, successive alla loro creazione e al loro uso, che hanno permesso, in circostanze molto diverse, di giungere fino si nostri giorni. Destino molto raro, come abbiamo detto, per la bronzistica antica e soprattutto per i bronzi di dimensioni consistenti. Il richiamo subito dopo la scoperta ai Bronzi di Riace va inteso in questo senso, null’altro a mio avviso. Statue accomunate dalla fortuna di essersi salvate dall’incuria del tempo e dall’avida mano dei fonditori».

«Al di là di questo – ha continuato – parliamo di due contesti culturali e cronologici estremamente diversi che non possono essere paragonati tra loro. La scoperta di San Casciano appartiene alla cultura etrusco- romana del II-I sec.a.C., i bronzi di Riace alla cultura ellenica della metà del V sec a. C.. Sono tra loro distanti nel tempo, cambiano le circostanze storiche ma anche lo stile artistico che aderisce a modelli e gusti differenti».

«Anche la committenza è diversa – ha concluso –. Così anche le dimensioni se vogliamo entrare nel dettaglio. Inoltre il contesto stratigrafico di giacitura dei reperti toscani appare intatto, al contrario della situazione e delle circostanze di ritrovamento dei bronzi di Riace». (rcs)