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Legacoop Calabria: Riconoscere anche il ruolo della cooperazione sociale in ambito sanitario

«È arrivato il momento di riconoscere con determinazione anche il ruolo della cooperazione sociale in ambito sanitario e sociale» ha dichiarato, in una nota, Legacoop Calabria, sottolineando che, facendo ciò, si tratterebbe di «un primo tassello di ricostruzione di una Calabria “derubata” per anni, confidiamo nella capacità di  tutte le forze economiche, sociali e sindacali, di fare, unitamente alla società civile, fronte comune a difesa del diritto alla salute di tutti i calabresi».

«I calabresi – si legge in una nota – continuano ad essere protagonisti, loro malgrado, del dibattito politico nazionale, e non solo, a causa del collasso del sistema sanitario messo a dura prova dalla seconda ondata della pandemia. Perfino Le Monde, il più importante quotidiano francese, ci dedica una intera pagina, cosa nemmeno con le più articolate e riuscite operazioni anti ‘ndrangheta. Ma non è questo il protagonismo di cui la Calabria ha bisogno: è arrivato il momento di alzare la testa, e di conquistare il riscatto che meritiamo con azioni concrete nella direzione di un cambiamento all’insegna della legalità e della trasparenza».

«Non scopriamo certo adesso – continua la nota – complice il romanzo popolare scritto sulle alterne vicende del ruolo del commissario ad acta dopo le dimissioni forzate di Saverio Cotticelli, Giuseppe Zuccatelli e la rinuncia dell’ex rettore Eugenio Gaudio, che il sistema sanitario calabrese è da sempre inefficiente. Complici di questo disastro una burocrazia incapace, pigra e colpevole di aver prodotto nel tempo solo tanti danni ai calabresi, e un commissariamento inconcludente, che come risultato ha portato solo all’incremento del debito, con un disavanzo di oltre 220 milioni senza coperture, nel 2019».

«Siamo indignati, stanchi  e finalmente – diciamolo pure – incazzati – continua la nota – anche perché crediamo  ancora in questa terra e nella capacità del suo riscatto. Non vogliamo più stare in silenzio ad accettare di subire con rassegnazione scelte calate dall’alto che stuprano i calabresi. Ci sono in Calabria tanti professionisti onesti, giovani e meno giovani,  laureati, che possono dare il loro contributo, occorre dare loro la possibilità di farlo nel renderli  protagonisti,  soggetti attivi, decisionali e operativi della rimonta civile, etica, economica e sociale di cui ha bisogno la Calabria».

«In un momento così delicato e  grave – si legge ancora nella nota – in cui il primo obiettivo è di  pensare come arginare questa pandemia con quali misure e  soprattutto decidere ci dovrà gestire la futura gestione commissariale della sanità calabrese, chiediamo  che nessuno venga dimenticato. Anziani, minori, disabili, fasce deboli tutte vanno più che mai tutelati  protetti e prima ancora ricordati. Possiamo citare due esempi per tutti: i ragazzi disabili che in queste settimane di lockdown con le scuole chiuse si vedono negati di fatto il diritto allo studio perché non possono seguire le lezioni in presenza, con una pesante compromissione di una indispensabile socialità. E ancora la situazione della psichiatrica, come nel caso dell’Azienda sanitaria provinciale di Reggio Calabria: un settore in cui la cooperazione sociale chiede di essere riconosciuta per il lavoro  trentennale svolto e per le risposte che riesce a dare ad una domanda di bisogno, quello del disagio psichiatrico, sempre più in crescita che affligge intere famiglie e che l’attuale sistema commissariale sta portando allo sfascio e definitiva scomparsa». (rrm)