di ROSARIO PREVITERA – Il clamoroso e incomprensibile stop della Regione al percorso ormai concluso dell’Igp “Bergamotto di Reggio Calabria” sta scatenando le reazioni del territorio: associazioni, produttori, sindaci, istituzioni del reggino si coalizzano e si preparano alla protesta.
Già per oggi, domenica 10 marzo il Comitato spontaneo dei bergamotticoltori reggini ha organizzato un’assemblea pubblica a favore dell’Igp per il Bergamotto di Reggio Calabria. In rappresentanza del Comitato promotore per l’Igp del Bergamotto di Reggio Calabria, che annovera più di 300 tra agricoltori, cooperative e trasformatori per più di 530 ettari di bergamotteti: più del 50% dei bergamotticoltori reggini censiti dal settore agricoltura della Città Metropolitana e più di un terzo dei bergamotteti censiti dall’Istat nel 2022 pari a 1.500 ettari, parteciperemo con grande piacere e numerosi, anche per sfatare le menzogne sull’Igp da parte dei detrattori a causa di interessi privati ormai noti, e per presentare il Disciplinare di produzione approvato dal Ministero dell’agricoltura il 12 dicembre 2023 e stoppato dalla Regione Calabria il 28 febbraio 2024.
I detrattori dell’Igp per il Bergamotto di Reggio Calabria, alimentano e diffondono notizie errate come, ad esempio, che la “Dop è meglio dell’Igp e che l’Igp consentirebbe l’ingresso di bergamotto da “fuori”. Falso.
Il Disciplinare di produzione del Bergamotto di Reggio Calabria Igp, per scelta dei produttori, prevede al pari delle Dop (che da anni sono riservate ai prodotti trasformati e non all’ortofrutta, tranne per prodotti di nicchia), che tutte le fasi previste si svolgano nell’area vocata ovvero che coltivazione, produzione, lavorazione e trasformazione avvengano all’interno dell’area vocata. Cioè non è consentito lavorare o “importare” bergamotti provenienti da altre aree della provincia, da altre province o regioni o dall’estero. Si tratterebbe cioè di truffa.
Appare singolare che nessuno si è mai accorto (o fa finta di non sapere e vedere) dell’inutilità dell’essenza Dop del Bergamotto di Reggio Calabria e della inesistente tutela da parte del suo “Consorzio di tutela” visto che in provincia di Reggio Calabria si producono 150.000 kg di essenza di bergamotto all’anno e nel mondo se ne commercializzando ben 4 mln di kg. Sarà un’essenza miracolosa?”. In merito allo stop improvviso e incomprensibile da parte della Regione Calabria, il Comitato Promotore sostiene che
La Regione si contraddice e boicotta l’iter quasi concluso dell’Igp Bergamotto di Reggio Calabria a circa tre anni dal suo stesso parere favorevole e dopo tre mesi dall’approvazione ministeriale. Eravamo a un passo dalla conclusione dell’iter e attendevamo la dovuta convocazione della Riunione di Pubblico Accertamento da parte del Ministero dell’Agricoltura dopo l’approvazione del Disciplinare di produzione del 12 dicembre scorso. Il nostro Comitato che deve organizzare la manifestazione di pubblica audizione per come previsto dallo specifico Decreto Ministeriale era già pronto ad adempiere alle incombenze previste insieme ai suoi associati.
Ma il 28 febbraio presso la presidenza della Regione Calabria si svolgeva un’altra riunione-farsa, come quelle già svolte nel 2022 e nel 2023, in cui eravamo presenti insieme alle quattro associazioni di categoria, alla Camera di Commercio di Reggio Calabria e al Consorzio dell’essenza del Bergamotto Dop.
La riunione tenuta dal presidente Roberto Occhiuto, dall’assessore Gianluca Gallo e dal dirigente Giacomo Giovinazzo è stata la replica delle varie riunioni precedenti nelle quali, a più riprese si è cercato chiaramente di fermare l’azione corale dei 300 bergamotticoltori dell’Igp a favore del progetto di estensione del disciplinare dell’essenza Dop al frutto, poi presentato ad agosto dal pluri presidente, Ezio Pizzi, in rappresentanza dei 20 soci di un consorzio che di fatto non ha mai operato sul territorio.
Con la differenza che, questa volta, la riunione si è conclusa con l’anticipazione da parte del Governatore di voler scrivere al Ministero per perorare la causa della Dop, ritenuta più “qualificante”, e comunicare che il gruppo della Dop possiede maggiore rappresentatività e con l’intenzione addirittura di ritirare il parere favorevole della Regione espresso il 29 giugno 2021 per l’Igp, confermando invece il parere favorevole espresso il 4 settembre 2023 a favore della Dop il cui Consorzio di tutela esistente dal 2007 annovera una ventina di associati. E così è stato fatto purtroppo.
Tutto ciò nonostante in quella sede abbiamo spiegato con supporto documentale che Dop e Igp hanno identico valore, che la rappresentatività reale è chiaramente dalla nostra parte in termini di numeri e di prodotto, e nonostante le organizzazioni Cia e Copagri si siano chiaramente espresse a favore dell’Igp in quanto obiettivo ormai raggiunto e da considerare un successo del territorio, a differenza di Coldiretti e Confagricoltura che hanno sostenuto il percorso della Dop che prevederà tempi lunghissimi.
Un percorso, quest’ultimo, di fatto è già stato sospeso ufficialmente dal Ministero e la cui istruttoria non è mai stata attivata proprio perché iniziata dopo due anni e mezzo dalla giusta conclusione e approvazione dell’iter dell’Igp.
Dunque una chiara ed evidente macchinazione amministrativa intrapresa chiaramente proprio per bloccare e procrastinare all’infinito l’ottenimento dell’Igp.
Ci chiediamo come sia possibile che, a condizioni immutate, il Dipartimento agricoltura ritiri il parere favorevole espresso per l’Igp dopo quasi tre anni e come il Dipartimento stesso e l’assessore Gallo si contraddicano visibilmente dopo aver scritto ufficialmente ad alcune associazioni di categoria, poche settimane addietro, in merito alla riunione di pubblico accertamento e aver pubblicato, anche su queste pagine, uno specifico comunicato nel quale veniva dichiarato in merito all’Igp che «il nostro sostegno non è in discussione e che se si è arrivati sin qui si deve anche al lavoro svolto dalla Regione» e, come scriveva l’assessore Gallo, «confermo l’impegno perché l’iter in essere prosegua secondo i tempi e le modalità previste per l’interesse esclusivo della Calabria».
Rimaniamo grandemente amareggiati nel constatare che in realtà è avvenuto proprio tutto il contrario, e constatiamo che eventuali problemi politici interni che non ci riguardano e la volontà di alcuni di favorire pochi soggetti a danno della stragrande maggioranza degli agricoltori, costituisce un qualcosa che ci porta seriamente a riflettere su modelli di governance che credevamo estinti e che invece risultano ancora in auge. Naturalmente i 300 operatori dell’Igp e le sigle sindacali che sostengono l’iniziativa, consci di un comparto già in crisi riversano sull’approvazione della Indicazione Geografica Protetta “Bergamotto di Reggio Calabria” grande speranza per il rilancio concreto del settore primario e lo sviluppo del territorio. Ecco perché tutti insieme evidenzieranno le numerose zone d’ombra e i conflitti di interesse esistenti e tuteleranno i propri diritti, a garanzia della trasparenza e della legalità in tutte le sedi opportune.
Il presidente di Copagri Calabria, Francesco Macrì, conferma «piena condivisione del percorso di riconoscimento dell’Igp “Bergamotto di Reggio Calabria” e risulta importantissimo convocare nel breve periodo la Riunione di pubblico accertamento per l’Igp “Bergamotto di Reggio Calabria” a più di tre mesi dall’approvazione ministeriale del Disciplinare».
«Non capiamo come sia possibile che la Regione – ha aggiunto – abbia revocato un parere favorevole ad obiettivo raggiunto e come abbia potuto definire non rappresentativo il Comitato promotore che conta più di un terzo delle superfici coltivate a bergamotto e più della metà dei bergamotticoltori attivi».
Il presidente di Liberi Agricoltori Calabria-Ampa, Giuseppe Mangone, afferma che «nel nostro incontro ufficiale con l’assessore regionale Gianluca Gallo e il dg Giacomo Giovinazzo al Dipartimento agricoltura in data 29 gennaio ci era stato garantito il nulla osta alla pubblica audizione per l’Igp “Bergamotto di Reggio Calabria”. Non è concepibile prolungare ulteriormente i già lunghi tempi di attesa degli agricoltori all’ottenimento di una Igp per cui tutti quanti dovrebbero esultare anziché danneggiare la filiera pronta ad effettuare il salto di qualità».
Secondo Lidia Chiriatti, presidente di Nuova Unci Calabria «l’Indicazione Geografica Protetta per il Bergamotto di Reggio Calabria ormai a un passo dal riconoscimento finale, è una vera e propria leva di marketing che contribuirà notevolmente alla crescita della filiera e a sottrarre gli agricoltori dalla scure dei prezzi imposti dall’industria dell’olio essenziale da decenni. Bloccare l’iter per interessi non certo della base produttiva reale significherà danneggiare l’intero territorio».
Il presidente nazionale di Conflavoro Pmi, Roberto Capobianco, sostiene che «occorre concludere l’iter dell’Igp al più presto ed eventuali situazioni di blocco o di stallo dovute alla presentazione di altre richieste di riconoscimento da parte di gruppi o organizzazioni non certo rappresentative, ma con altri interessi, apportano un ulteriore serio danno economico al comparto ovvero agli agricoltori e agli operatori dell’intera filiera del Bergamotto di Reggio Calabria, già piegati dalla crisi climatica ed economica in atto».
Aurelio Monte, produttore di bergamotto e membro della sigla sindacale Usb-Lavoro Agricolo Reggio Calabria dichiara che «l’oro verde di Calabria dovrebbe essere un elemento su cui puntare il massimo sforzo per la sua valorizzazione, e non terreno di scontro politico e tra fazioni di produttori. In una fase storica in cui stanno emergendo tutte le contraddizioni di un sistema agricolo teso a favorire la grande agroindustria e le multinazionali leader del settore, come organizzazione sindacale non possiamo che stare al fianco dei lavoratori e dei piccoli produttori, e sostenere le loro lotte per un giusto prezzo e un giusto salario».
«Questo significa, anche – ha aggiunto – favorire tutte quelle politiche che possono aiutare e sostenere le piccole imprese e stentiamo a capire le ragioni per cui si rifiuta una possibilità come l’Igp, ormai ad un passo dall’ottenimento, per inseguire un obiettivo fumoso come la Dop senza tempi e traguardi certi».
Tommaso Trunfio, presidente della Cooperativa agricola Bergamia con più di 200 bergamotticoltori associati e aderente all’OP Frujt dichiara di essere grandemente amareggiato: «Alla riunione del 28 febbraio alla Cittadella abbiamo assistito a una ulteriore squallida messa in scena dove tutto era già stabilito e dove era chiaro, ancora una volta, che l’Igp per il Bergamotto di Reggio Calabria da troppo fastidio».
«Molti nostri soci – ha aggiunto – poiché non si sentono più garantiti e tutelati hanno deciso di ritirare il proprio fascicolo aziendale e di uscirsene dalle uniche due organizzazioni datoriali, Coldiretti e Confagricoltura, che continuano a sostenere con la Camera di Commercio e il Consorzio del Bergamotto il percorso della Dop per l’essenza e il frutto insieme, di per se mai avviato e già sospeso dal Ministero».
«Ci auguriamo che anche i 50 sindaci dei comuni contemplati dal Disciplinare di produzione dell’Igp approvato dal ministero a dicembre – ha concluso – facciano sentire la loro voce autorevole. Per noi l’Igp per il prodotto fresco e per i derivati del food significa uno sbocco potenziale sul mercato nazionale ed europeo, vista la crisi crescente del mercato dell’essenza». (rp)