;
Lamberti Castronuovo

L’OPINIONE/ Eduardo Lamberti Castronuovo: La Commissione parlamentare antimafia: ma è una cosa seria?

di EDUARDO LAMBERTI CASTRONUOVO – Ascoltare Nicola Gratteri, al di là di come uno la pensi, è un piacere istruttivo. Ci si identifica molto con ciò che dice, almeno a me, succede questo.

Usa parole semplici e sottolinea che lui parla non per gli iniziati, magistrati o avvocati, ma per quanta piu’ gente è possibile.Ed è vero, a giudicare dai fragorosi applausi che strappa ad una piazza, quella di San Rocco di Scilla, gremita e controllata. Nelle sue parole trovi non tanto la spiegazione che già ti eri già dato, ma la dimostrazione che il processo che porta illustri sconosciuti a riportare migliaia di voti e successivamente incarichi importanti nelle Istituzioni, è ben chiaro ai più accreditati tutori della Legge.

Ma è tanto chiaro quanto impossibile da prevenire. E così accade che giovani di belle speranze diventano lo specchietto per le allodole per rappresentare una popolazione che sempre più si adatta alle negatività.  Nei paesi come nelle città, che altro non sono che agglomerati di case senza anima, non si vota per il boss direttamente, ma per il suo figlioccio o figlioccia o se preferite per l’entità da lui indicata o, meglio, imposta.

Ed allora, la Commissione parlamentare chi giudica, chi approva e chi defenestra?

Una attività istruttoria priva di senso, senza alcun risultato tangibile anzi che rischia di rendere legale ciò che, eticamente e moralmente, è inaccettabile. Perché delegare un organismo dello Stato a compiere ciò che potrebbero e dovrebbero fare i partiti politici o meglio i candidati a governatore?

La risultante è sempre la stessa: mandiamo a ricoprire posti di potere, sempre e comunque, l’antistato. Con le debite eccezioni.
Ma allora il popolo non conta? No. Perché anche quando dovesse aver individuato un suo rappresentante ideale e probabile, si scontrerebbe subito con lo strapotere mafia- massoneria-stato-politica che hanno già deciso chi, dove, come e quando.
Esempio lampante le ultime amministrative reggine, laddove calato dall’alto,o meglio imposto contro il giudizio popolare, giunge un nominativo tanto amato e conosciuto dalla popolazione, che ha fatto la fine dei Troiani.

Il cavallo, quadrupede usato molto in politica, recava nel suo ventre, il volere incontrastato e gattopardesco, secondo il quale nulla doveva cambiare ma soprattutto, che Reggio ed i suoi rappresentati da petto gonfio, valgono a Roma quanto il due di coppe, quando la briscola è a denari. Il tutto curato da una regia che ha, alla base, il maneggio ed il controllo delle risorse pubbliche, del mercato della droga e di reati come la concussione,la corruzione e tanto altro di becero.

Questi, allargati da me, ai fatti locali e recenti, sono i concetti espressi dal procuratore. Essi sono noti, ma pare che nessuno se ne accorga. La malattia è sempre la stessa, diagnosticata da quel modesto manovale della medicina che ritengo di essere: l’assuefazione alle negatività. Come si spiegherebbero, altrimenti, alcune inquietanti presenze di persone, sconosciute ai più, ma che riportano migliaia di voti: gente che spesso al di là della bella presenza, non ha nulla e non ha mai fatto nulla?
Ma c’è anche il rovescio della medaglia.

Diciamo un mezzo più evoluto ed utilizzato sempre dall’accoppiata mafia-stato. Infatti, se da una parte c’è chi designa e si fa rappresentare nei vari, per così dire democratici consessi, dall’altra, c’è chi decide di eliminare politicamente scomode candidature, che non rientrano nei canoni di cui ho detto. E qui certa magistratura ha le sue belle responsabilità . L’arma deleteria è un semplice avviso di garanzia, che lungi dal rispettare il suo ruolo, diventa una seria discriminante ad escludendum per il malcapitato, incensurato, che ha la sola colpa di essersi fidato dello Stato e della Legalità. Parole vuote e prive di senso. Perché lo Stato talvolta è patrigno e la legalità è come la famosa gomma americana ovvero, per i calabresi, ciaurrina.. La stiri come vuoi.

Prova la danno i numerosi avvisi e qualche volta rinvii a giudizio di persone, giudicate in seguito, totalmente estranee ai fatti! Ma, intanto, costoro… hanno pagato con la gogna, la perdita della tranquillità, della fiducia in sè stessi , per reati che non si sono mai sognati di commettere.

Per non parlare poi, degli effetti mediatici di cui approfitta il solito giornalista, famelico avvoltoio, per vivere il suo momento di gloria. Ma fu vera gloria? Si, solo per vendere qualche pezzo di carta straccia, realizzato con un collage di veline scopiazzate.
Morale.

Di cavalli di Troia ne stanno circolando anche oggi che ci avviciniamo alle regionali. I soliti boss della pseudo politica, amano il gioco degli scacchi e tentano di introdurre le loro pedine in ogni lista, per assicurarsi il possesso della scacchiera e condizionare ogni forma di progresso che la regione meriterebbe.

Al cittadino non resta che un’unica arma. Riconoscere questi equini ed usare il lapis copiativo, il 3 ed il 4 ottobre secondo la propria coscienza, senza fidarsi del compare di turno. Questa forma di difesa ha un solo nome.
Si chiama libertà! (elc)