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L’OPINIONE / Fabio Pugliese: L’assenza di candidature calabresi è destinata a provocare un terremoto

di FABIO PUGLIESE – Nel mentre molti di noi vivono qui in Calabria con spensieratezza le vacanze ed il mare a Roma, in questi giorni, si consuma l’ennesimo scontro totale sulle candidature nei collegi. Cinque anni fa, per esempio, nel mio collegio, furono eletti nel listino bloccato alla Camera Forciniti, e la Scutellà mentre al Senato fu eletta l’Abate. Solo Sapia venne eletto con il voto di preferenza.

Proprio quest’ultimo (come gli altri fu eletto nel M5S), arrivando primo per numero di preferenze fu eletto, appunto, scavalcando il secondo che, per il centro-destra, era Ernesto Rapani di Corigliano-Rossano. Mentre ultimo per il centro-sinistra arrivò Ferdinando Aiello che però proveniva da Rogliano: non era di questo territorio.

Oggi è tutto diverso.

Perché c’è la possibilità che nel mio collegio, così come in tutti gli altri della Calabria, vi siano candidati paracadutati addirittura da Roma oppure da territori diversi. Può succedere che un crotonese può trovarsi candidato un reggino e viceversa o che un cittadino dello jonio cosentino può trovarsi un candidato che proviene da Cosenza. Oppure peggio, da chissà quale parte d’Italia.

Il guaio vero è che oggi il partito più forte in Calabria non è più, come 5 anni fa, il M5S ma è il non voto. Proprio il non voto, che già è molto forte, verrà favorito da scelte di questo tipo se verranno confermate come si apprende dalle indiscrezioni della stampa.

I cittadini sono delusi, disillusi, sempre più lontani dalla politica. C’è una apatia che fa davvero paura in Calabria. Per questa ragione, di fronte a questo scenario, è necessario puntare nei collegi su candidati del territorio, possibilmente apprezzati, autorevoli e riconosciuti che siano capaci di motivare molti delusi attraverso la fiducia personale che riescono a riscuotere e che, quindi, possano far capire a molti delusi che il non voto non risolve nessun problema.

I problemi diversi e svariati che riguardano la Statale 106, ad esempio, possono essere affrontati e risolti meglio da un cittadino di Cosenza, di Diamante o di Vercelli oppure da un cittadino di Corigliano-Rossano, di Locri o di Crotone che li vive quotidianamente? Stesso discorso vale per tutte le questioni aperte: sanità, ferrovie, spopolamento giovanile ecc. ecc.

Poi c’è un’altra questione legata alla qualità dei candidati. Seppure è fondamentale che sia del territorio (quindi, del collegio), e che sia apprezzati, autorevoli, riconosciuti e, quindi, persona di cui ci si fida, è necessario che siano, soprattutto questa volta, preparate e capaci.

È avvilente che nel nostro territorio calabrese non via sia oggi un dibattito su un tema così rilevante ed è per questo che spero che nei prossimi giorni, anche dopo questo mio umile contributo, possa nascere un momento di grande confronto (anche attraverso tante altre prese di posizione pubbliche), in cui si chiede di dare alla Calabria dei candidati calabresi e, soprattutto, ai territori i propri candidati.

Se ciò avverrà sarà un bene per l’interesse generale del Paese ma se non accadrà il risultato si vedrà in Calabria e temo che si materializzerà in un non voto così eclatante di quelli mai visti prima: insomma, un vero e proprio terremoto. Questo, però, lo capisce solo chi come me vive in Calabria… (fp)