di SERGIO DRAGONE – Il Catanzaro di Floriano Noto non sarà una meteora e la sua presenza nei massimi campionati italiani non sarà effimera. Dietro la squadra dei record (la prima in assoluto a conquistare una promozione addirittura in inverno, con un distacco abissale dai competitors), c’è l’affermazione di un modello gestionale che punta alla sostenibilità e all’autosufficienza.
I soldi nel calcio non sono tutto. Ci sono stati nel calcio italiano presidenti ultramiliardari che hanno clamorosamente fallito perché consideravano i loro club una specie di giocattolo, qualcosa come un passatempo per figli e nipoti. Indubbiamente la solidità economica del gruppo Noto (è giusto citare in questo ragionamento anche i fratelli Derio e Gino) è stata determinante per risollevare le sorti di una società destinata al fallimento e alla cancellazione da tutti i campionati. Ma questo, ripeto, poteva non bastare in un mondo del calcio che è profondamente cambiato e che oggi richiede professionalità, capacità manageriali e gestionali, visione, connessione con i nuovi fenomeni sociali.
Conosco discretamente bene Floriano Noto da potere dire che non ha lasciato nulla al caso e che ha preparato con pazienza il successo in questo campionato, badando intanto a non commettere follie sul calcio mercato, assicurandosi staff tecnico e calciatori molto affidabili in grado di vincere un campionato molto insidioso come la Lega Pro. E lo conosco discretamente bene da scommettere che farà di tutto per fare ulteriormente crescere questo “modello”, con un potenziamento del settore giovanile e con una politica in grado di fare emergere nuovi talenti.
È un po’ quello che ha fatto in questi anni il Sassuolo della famiglia Squinzi, presenza ormai stabile in serie A, che ha creato fenomeni come Berardi, Raspadori e Scamacca. Ma il Sassuolo non è solo calcio in campo, è una società che è stata capace di acquistare uno stadio, di rastrellare risorse importanti con i diritti televisivi e gli incassi dello stadio, di avviare progetti sociali.
Floriano Noto ha tutte le carte in regole per emulare i successi di Squinzi e sono sicuro che, pur senza dirlo ufficialmente (un po’ di scaramanzia serve sempre), la serie A è nel suo mirino. Magari non arriverà subito, al primo anno, ma arriverà.
L’ingegnere sa bene che il principale patrimonio, anche economico, del club giallorosso è la sua impareggiabile tifoseria. Nessun’altra squadra calabrese può vantare tifosi sparsi in tutta Italia e rappresentati anche nelle altre province della regione. L’esodo dell’Arechi ha costituito un episodio non molto frequente nelle cronache calcistiche italiane: perfino molti club blasonati di serie A fanno fatica ad arrivare a diecimila spettatori in casa, figuriamoci in una trasferta.
La questione stadio diventa a questo punto essenziale. Capisco che non ci sono le condizioni economiche per la realizzazione di un nuovo stadio fuori dal perimetro cittadino, quello era il sogno di un altro grande presidente-imprenditore come Adriano Merlo. Il “Ceravolo”, però, nelle attuali condizioni non può supportare le ambizioni di un club che punta alla massima serie o comunque a mantenere a lungo la categoria della B. Occorre a questo punto modulare una progettazione che nel giro di qualche anno ridisegni la fisionomia dell’attuale stadio e lo renda più vicino alle caratteristiche degli impianti più moderni ed efficienti. Non si sprechino i soldi in arrivo dalla Regione e si pensi alla grande invece di rattoppare i buchi esistenti.
Il Catanzaro di Floriano Noto avrà lunga vita nei massimi campionati. Sicuramente ci saranno momenti difficili, non mancheranno ostacoli e incomprensioni (la tifoseria delirante di questi giorni potrebbe trasformarsi rapidamente in feroce contestazione se i risultati non saranno soddisfacenti), ma c’è un aspetto molto rassicurante al di là della solidità economica e della visione manageriale: dietro la razionalità dell’imprenditore e dell’ingegnere, c’è un uomo animato da una straordinaria passione e da un immenso amore per la sua città e per la sua squadra di calcio. Intanto, chapeau presidente! (sd)