Il senatore di Italia Viva, Ernesto Magorno, insieme a Vallardi, Taricco, Bergesio, Sbrana, Mollame, Abate, Caligiuri, De Bonis, Naturale, Puglia, Trentacoste e Fattori, ha interrogato il ministro dello Sviluppo Economico, Giancarlo Giorgetti e il ministro delle Politiche Agricole, Stefano Patuanelli, sul peperoncino.
«Il peperoncino italiano – ha spiegato Magorno – è un patrimonio, ma, come denunciato dalla Cia – Confederazione italiana agricoltori, questo prodotto è poco tutelato dal punto di vista del dumping estero; in Italia infatti si importano più di 2 mila tonnellate di peperoncino dall’estero, dalla Cina in particolare, spesso di dubbia qualità e con prezzi assolutamente inferiori rispetto a quelli di mercato. È necessario, quindi, salvaguardare l’unicità del nostro prodotto e gli agricoltori».
«È evidente – ha proseguito il senatore – come l’ingresso non controllato nel nostro Paese di prodotti dall’estero, infici la qualità delle produzioni di peperoncino italiano, inquinando il mercato con prodotti, che oltre ad alterare la concorrenza a danno degli agricoltori italiani, sono anche dannosi per salute dei consumatori, spesso poco consapevoli delle loro scelte di acquisto, anche per la mancanza di informazioni chiare e trasparenti nelle etichette».
«iI prodotto cinese – ha detto ancora Magorno – ha un costo medio di circa 3 euro contro i 15 del costo medio italiano; questo dipende dal fatto che, a differenza del peperoncino cinese, quello italiano è controllato e selezionato; il prezzo italiano è infatti dettato dall’elevata qualità del prodotto che viene raccolto a mano e trasformato grazie all’impiego di tecniche d’avanguardia, compresi i macchinari all’ozono per una perfetta essiccazione».
«Se i Ministri in indirizzo – ha concluso – siano a conoscenza dei fatti esposti in premessa, e delle difficoltà che stanno vivendo le imprese italiane che operano nel settore della produzione e della trasformazione del peperoncino, e quali iniziative intendano adottare per tutelare l’elevata qualità di questo prodotto tipico della cucina italiana, anche al fine di poterne accrescere la produzione nazionale». (rp)