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Michele Albanese e Giulio Anselmi

MICHELE ALBANESE, IL CORAGGIO D’UN CRONISTA DA 4 ANNI SOTTO SCORTA

18 luglio – Michele Albanese, giornalista calabrese del Quotidiano del Sud, è un cronista sotto scorta, uno dei tanti, minacciati e nel mirino di mafia e delinquenza comune perché, in nome della sua professione ha deciso di scrivere in libertà, di denunciare, di non coprire connivenze e malaffare. La sua libertà è la nostra. Su Facebook, oggi Albanese ha postato questa riflessione sui suoi quattro anni d’inferno. È il racconto amaro, ma fiero di chi non sa e non vuole arrendersi e ci fa sentire orgogliosi del mestiere di giornalisti. Un modello per i giovani, ma anche tutti coloro che credono nella libertà. È grazie a uomini come Michele se la Calabria ha una speranza di riscatto e di crescita, contro la ‘ndrangheta, la corruzione, il malaffare. (s)
«E sono quattro anni… – scrive sul suo profilo Facebook Michele Albanese –  1460 giorni sotto scorta. Ci pensavo stamattina, cercando di fare un bilancio di questo periodo e mi sono accorto come questi giorni li ricordo tutti, senza distinzioni anche nei particolari. Ma soprattutto ricordo le notti di questi quattro anni, i momenti più brutti, quelli più duri perché non riesci a dormire e sei costretto a pensare, a fare memoria, a riannodare i fili della tua vita cercando di immaginarne un futuro. Quante cose sono cambiate, quanti volti spariti e quanti apparsi. Per mia natura guardo sempre avanti col petto e la schiena dritta, da uomo libero, nonostante chi in questi anni abbia cercato per ragioni diverse di avvelenare il mio presente. Amo la mia libertà fino in fondo e non mi fermerò davanti a nulla anche se un pezzo di essa mi è stata tolta. Amo la mia terra con tutta la mia anima e per essa sono disposto a dare la vita. Amo soprattutto la verità per la quale vale la pena vivere. Cerco di guardare al mio futuro con fiducia, perché so di avere accanto persone straordinarie, tante tantissime, uomini e donne, ragazzi e ragazze che rincorrono il sogno di vivere alla luce del sole e non nei pantani putridi dell’ipocrisia, nel puzzo delle mafie. Il mio rammarico più grande è solo quello di non poter fare il mio lavoro con la serenità giusta, con la libertà necessaria per un giornalista. Ma continuerò, nonostante tutto a gustare la bellezza della giustizia, a sentire i profumi della responsabilità, a camminare fianco a fianco con chi questo impegno lo respira a piani polmoni. So che nella vita ci sono amici ma anche nemici. I primi te li scegli, i secondi ti stanno dietro come avvoltoi pronti ad azzannare per il semplice gusto di farlo. Figli di una natura disumana. Per loro solo pietà, nonostante i loro morsi di odio. In fondo sono nati per questo. Io continuo a provare a resistere sognando il giorno in cui la mia vita tornerà normale»

Nella foto: Michele Albanese riceve dal presidente dell’Ansa Michele Anselmi il Premiolino 2016