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Paolo Lacava

Paolo Lacava, la poesia in dialetto come una vocazione

È possibile suddividere il mondo in due parti: menti ordinarie e menti non ordinarie. Le prime sono quelle più solide e stabili, ma che difficilmente riescono a stupire. Le seconde, invece, appartengono a coloro che si differenziano dagli altri per la loro geniale pazzia. Sono soggetti complessi, con cui è difficile trovare subito un comportamento adeguato da adottare. Tra le menti non ordinarie, troviamo soprattutto gli artisti, persone che spesso e volentieri, riescono ad estraniarsi dal resto del mondo, dando vita a creazioni memorabili. Paolo Lacava, poeta calabrese pluripremiato, fa parte di questo gruppo particolare ed intrigante. Con le sue 11 raccolte di poesie in lingua dialettale, è riuscito a conquistare una certa notorietà nella propria regione di origine, e soprattutto nella propria città, Reggio Calabria. È qui che ha avuto luogo la formazione poetica, che, come dice lui stesso, non è avvenuta attraverso uno studio forsennato dei libri, ma grazie ad una vera e propria vocazione.

Lacava definisce la sua infanzia come quella di un qualunque ragazzino, intento a giocare a pallone, e attorniato da grandi amici. La differenza più grande che sentiva dentro di sé, era la mancanza di un padre durante la crescita, tema che è entrato a far parte del suo pensiero poetico. I primi segnali di questa passione per la scrittura si notano negli anni scolastici, in cui Lacava inizia a dilettarsi. Viene ricordato, da lui stesso, un episodio in particolare: «Una volta scrissi un tema su una partita di calcio. I miei insegnanti si stupirono per quanto fossi stato bravo, e mi chiesero come mai facessi così tanta fatica alle interrogazioni. Il fatto è che ero timido, e non parlavo facilmente».

A 20 anni Lacava inizia a lavorare in ferrovia, luogo che farà per sempre parte dei suoi ricordi, dopo i 30 anni di servizio. Qui troviamo un’altra tappa della sua formazione poetica. L’artista calabrese componeva testi scherzosi per i propri colleghi, con i quali trascorreva le giornate in amicizia e confidenza. In un periodo in cui c’era anche il desiderio di diventare giornalista, Lacava inizia ad instradarsi sempre di più verso la vera poesia. Comincia a nascere quel sentimento profondo per questa arte, e la frase io senza poesia non riesco a vivere inizia a riecheggiare nel suo animo.

Tra i temi ricorrenti nella poesia di Paolo Lacava, troviamo una critica al sistema e alla società. In particolare, il poeta si schiera contro il potere della ricchezza, a difesa della povertà. Negli ultimi anni, nelle sue poesie è rintracciabile, maggiormente, l’argomento amoroso e dei sentimenti, con famiglia e amici al centro delle recenti opere del vate calabrese. La poesia di successo Angiuli cu’ n’ala, dedicata alla moglie, rappresenta una specie di crocevia tra le fasi della sua poetica. Tra le varie tematiche non può mancare quella della terra d’origine, cioè la calda Calabria, che è presente, maggiormente, nell’ultimo periodo, in cui i ricordi portano emozioni più intense e la nostalgia illumina la riflessione poetica. Le creazioni di Paolo Lacava nascono da questi pensieri fissi nella sua mente, ma in modo del tutto casuale e improvviso: «Io, solitamente, mi ritrovo a pensare ad una cosa, e subito inizio ad elaborare le quartine della poesia».

Dalla predilezione per la poesia classica e rimata, e per i poeti antichi, come Carducci e Pascoli, nasce la critica alla poesia contemporanea, dominata dai versi sciolti. Lacava, nelle numerose cerimonie di premiazione in giro per l’Italia, a cui ha partecipato, ha avuto la possibilità di conoscere le recenti mode di scrittura e i nuovi stili. Oltre all’avversione per l’usanza di omettere le rime all’interno delle opere, il poeta nutre un profondo fastidio per la chiusura eccessiva della parola e per i concetti troppo complessi. Il significato diretto e non celato, e la presenza della musicalità sono le caratteristiche principali dell’arte di Paolo Lacava. E nonostante queste novità introdotte negli ultimi anni, la poesia del calabrese continua a sorprendere e ad essere protagonista nei concorsi, con un totale di circa 280 premi vinti.

«Ormai oggi basta avere la gobba, per sentirsi poeti»: con questa affermazione, Paolo Lacava vuole sottolineare il fatto che ormai non sia più la poesia a definire uno scrittore. Caratteristiche marginali, come una “gobba alla Leopardi”, influiscono molto nella creazione della figura poetica. E questo attesta come si preferisca trascurare il pensiero interiore di una persona, nel mondo di oggi. Allo stesso tempo l’ex ferroviere calabrese, afferma che si è ormai adeguato al noto stereotipo del poeta pazzo: «Qualche volta lo sono anche io, ed è vero il fatto che più un artista è pazzo, più ha successo. Io, ormai, ho accettato questo aggettivo nella descrizione di me stesso, dato che viene visto in modo positivo tra i poeti. Ma sono altre le caratteristiche, che rafforzano la mia figura da artista. Una di queste è sicuramente il fatto che da sempre riesca a sentire la poesia, che vive dentro di me». (Pietro Amendola)