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Il rendering del Ponte sullo Stretto

Parlamentari e Governatori presentano in Senato il ‘Patto del Ponte’

È nella Sala Nassirya del Senato che domani, parlamentari e governatori presenteranno Il Patto del Ponte, il documento firmato a Villa San Giovanni che richiede non solo l’avvio del cantiere del Ponte sullo Stretto, ma anche la concertazione e la condivisione con i comuni coinvolti, dell’iter procedurale e delle opere compensative e propedeutiche, per accogliere la Grande Opera in modo sistemico, nel rispetto dell’ambiente, della storia e dei territori stessi.

Partecipano  il senatore Marco Siclari di Forza Italia, la senatrice Silvia Vono di Italia Viva, Filippo Maria Drago di Fratelli d’Italia, Domenico Furgiuele della Lega, Enza Bruno Bossio del Partito Democratico, Giorgio Trizzino del MoVimento Cinque Stelle, il Presidente f.f. della Regione Calabria, Nino Spirlì, il Presidente della Regione Sicilia e/o Vicepresidente della Regione Sicilia, Gaetano Armao.

«Il Recovery senza Ponte – ha detto Siclari – lascia il Paese diviso a metà in termini di sviluppo. Nella stessa conferenza sono previsti altri autorevoli ed importanti interventi politici. Abbiamo piena fiducia nel Presidente del Consiglio Mario Draghi, professionista e luminare di altissimo profilo che ha dimostrato, da subito, di tenere al bene del nostro Paese».

A ribadire che il Ponte sullo Stretto sia «un’occasione irripetibile per valorizzare il cuore del Mediterraneo come motore di ripartenza di un Paese e di un’Europa, il cui estremo Sud ha l’estremo bisogno di grandi opere» è Rosy Perrone, segretario generale della Cisl Reggio Calabria.

«Il Ponte sullo Stretto – ha aggiunto – è un’opportunità da cogliere al volo e la cui realizzazione, oggi più che mai, sembra poter giungere a compimento. Non si perda altro tempo dunque, e si utilizzi un progetto cantierabile per dar via ai lavori nel più breve tempo possibile, evitando le discussioni effimere, spesso campanilistiche rispetto ad idee e posizioni politiche multiformi. Non si tratta solo di opera strategica e logistica che unisce due regioni, o esclusivamente di indotto che si muove in funzione di un grande progetto; ma si tratta di invertire una tendenza secondo la quale, Calabria e Sicilia vengono considerate periferia d’Europa».

«Piuttosto – ha proseguito – ci troveremo dinanzi ad una svolta storica, dal punto di vista infrastrutturale ed intermodale, e perché no, turistica. Il Ponte, biglietto da visita in grado di generare attrattività e nuove economie grazie a poderosi investimenti che per forza di cose arriverebbero in Calabria e in Sicilia. Il Ponte rappresenta l’opportunità storica di creare una comunità dello Stretto, dentro un percorso culturale aggregativo che generi un’identità solida. Perché è irrinunciabile un approccio culturale che superi dietrologie e strumentalizzazioni. Anche perché il dibattito negli ultimi anni non ha fatto altro che appesantire valutazioni oggettive e processi di fattibilità di un’opera che potrebbe cambiare il volto del tessuto economico, sociale ed occupazionale, complessivamente».

«Vale a dire – ha detto ancora – che è indispensabile e forse scontato, lavorare ad una grande opera, avendo considerato l’imprescindibile funzionalità delle strutture e dei collegamenti di supporto. Da strade, autostrade, linee ferroviarie e arterie relative all’accessibilità infrastrutturale. Dunque, ragionando anche ad un piano di trasporti integrato, che metta dentro la fruibilità degli scali aeroportuali e la loro capacità di movimentazione utenti. E su questa direzione è da sottolineare il lavoro dell’autorità di sistema dello Stretto che, grazie alla guida dell’ing. Mega, è riuscita a sviluppare una visione d’insieme che tenesse assieme le prerogative e i punti di forza di due città eterogenee come Reggio Calabria e Messina. E ancora il lavoro! Chi si ostina, per ideologia, a sostenere tesi negazioniste sulle priorità del Sud e di grandi opere come quella del Ponte sullo Stretto, dovrebbe avere ben in mente le potenzialità occupazionali e le ricadute su generazioni intere. Nell’immediato e nel lungo periodo. Perché le grandi opere dopo essere fatte, vanno gestite e manutenzionate».

«È questa la vera sfida alla quale puntare – ha evidenziato – è questo uno degli obiettivi strategici che deve porsi il Governo Draghi, se davvero vuole affidare alle grandi opere una speranza di ripartenza».

E se da una parte c’è grande entusiasmo per il progetto del Ponte, dall’altra c’è lo sdegno, da parte dei cittadini di Villa San Giovanni, per il ritardo del programma vaccinale anti covid-19, espresso dagli attivisti del Csc Nuvola Rossa.

«Nonostante i proclami dell’Amministrazione comunale, infatti – hanno detto – tutto tace, e il presidio sanitario di Via Belluccio non ospita ancora alcun polo vaccinale. Siamo quasi in prossimità della stagione estiva e speriamo che sia il caldo a supplire alle mancanze della politica per rendere meno preoccupante l’emergenza sanitaria che viviamo da ormai più di un anno. Una classe politica locale che, avesse avuto veramente a cuore le sorti della città, avrebbe da tempo predisposto un reale presidio vaccinale per la cittadinanza villese. Ma forse, per i politicanti che ci governano, le priorità – per loro, e solo per loro – più redditizie sono altre».

«Mentre la classe politica che esprime il governo della città e la rappresentanza parlamentare del territorio – hanno continuato gli attivisti – si chiude nei palazzi per ospitare eventi di carattere nazionale in cui rilanciare la fantomatica costruzione del Ponte sullo Stretto, Villa San Giovanni – denuncia il centro sociale – continua a non disporre di un centro vaccinale anti Covid-19, al contrario di quanto accade in altri comuni limitrofi. Eppure, Villa è sede del distretto sanitario territoriale e, anche fuori dalla tempesta del virus, l’attuale ordinario centro vaccinale, in via Solferino, è ospitato in una struttura difficilmente agibile per via di ingenti barriere architettoniche, cosa che richiederebbe un urgente trasferimento ad altra struttura».

«Mentre nulla si muove sul fronte vaccini – hanno detto ancora gli attivisti – nemmeno il Poliambulatorio vede il potenziamento di servizi e prestazioni che sono stati ampiamente ridotti negli ultimi anni. La sanità è una delle vere priorità della popolazione di Villa San Giovanni, costretta tra emigrazione sanitaria e livelli di inquinamento che meriterebbero di essere trattati da una classe politica onesta e all’altezza. Le inadempienze della politica locale sull’emergenza sanitaria in corso compongono solo uno dei tasselli che vedono Villa San Giovanni scivolare ogni giorno di più nel baratro. Per questo stiamo avviando con i cittadini e le cittadine della città percorsi dal basso e realmente partecipati per riportare la politica alla sua missione originaria di servizio per la collettività».